Cosenza, Spagnuolo ordina al questore di non parlare di ‘ndrangheta e corruzione

Ieri mattina il dottor Conticchio, questore di Cosenza, incontrando i giornalisti, ha diffuso i risultati ottenuti nei suoi primi 5 mesi alla guida della questura di Cosenza.

Conticchio, nel presentare le attività svolte dai suoi uomini, parte da questo assunto: il problema principale della città è la mancanza di lavoro, e dice: “non spetta a noi trovare soluzioni in tal senso, ma far emergere le cause della criticità che ovviamente, influisce sul numero dei crimini commessi. Chi non lavora deve comunque trovare una soluzione alternativa e altre istituzioni devono occuparsi di questo problema”.

Un Conticchio di sinistra che individua la causa di molti reati predatori, nella mancanza di un reddito e di un lavoro. Detto questo, il questore ha snocciolato i soliti pallosi numeri sui reati commessi e gli autori arrestati: bla, bla, bla… Le rapine sono ridotte, i furti pure, e l’attività di prevenzione va alla grande. La solita solfa che sentiamo da anni ripetere allo stesso modo da tutti i questori che si sono succeduti a Cosenza: sempre le stesse cose. Non c’è mai, in questo genere di iniziative, un elemento di novità rispetto al passato.

Infatti anche Conticchio si guarda bene dal nominare altri reati che non siano quelli sopra citati: furti e rapine. Non una sola parola sulla corruzione e la presenza di una cupola massonica/mafiosa che come tutti sanno, tranne la questura, governa la città. Forse il questore Conticchio ancora non si è accorto, come gli altri questori prima di lui, dell’esistenza di questo “mondo di sopra”. Oppure ha avuto anche lui ordini, da parte della procura, di non parlare in pubblico di questo genere di reati. E Conticchio si è attenuto agli ordini.

Eppure sono sicuro che molti dei suoi uomini gli hanno parlato della corruzione dilagante che coinvolge ogni istituzione pubblica della città, compresa la questura. Ma non solo di corruzione non bisogna parlare, è vietato anche pronunciare la parola ‘ndrangheta a Cosenza. Perché bisogna far passare il messaggio che la corruzione e la ‘ndrangheta a Cosenza non esistono. E’ questo lo scopo della procura: tenere questo genere di reati il più nascosto possibile, dato che molti appartenenti alla magistratura cosentina sono implicati mani e piedi in storie di ‘ndrangheta e corruzione. Quindi meno se ne parla, meglio è.

Purtroppo per noi, anche il dottor Conticchio si è prestato a questo. Perché è difficile pensare che un professionista come Conticchio non abbia percepito sin dal primo momento che ha messo piede in città, la cappa di illegalità che la ricopre. E’ difficile pensare che un poliziotto con la sua esperienza non abbia fiutato la puzza di bruciato al Comune, al Tribunale, all’ospedale, ed in ogni ufficio pubblico della città. Ma evidentemente ha ricevuto l’ordine di non ficcare il naso negli affari che riguardano gli amici degli amici. Il suo mandato è quello di arrestare pusher, piccoli delinquenti di strada e disgraziati vari.

Noi non mettiamo in dubbio l’onestà e la preparazione del questore Conticchio, ma ci permetterà di dire che è quanto meno strano che la questura, ogni qualvolta che incontra la stampa, non parli mai di corruzione e ‘ndrangheta. Perché?

Se non ne parla il questore di questo, chi ne deve parlare?

Ci piacerebbe che il questore rispondesse ad alcune domande, per capire cosa ne pensa, e per capire se è in buona fede.

Secondo lei la ‘ndrangheta a Cosenza esiste? Secondo lei la corruzione a Cosenza esiste? Secondo lei nei grandi appalti è possibile una infiltrazione mafiosa? Secondo lei nella pubblica amministrazione si consumano reati?

Ecco, ci piacerebbe, per una volta, assistere ad una conferenza stampa del questore che risponde a queste domande, perche se è vero da un lato che i reati predatori suscitano allarme sociale, dall’altro è anche vero che la corruzione ci ha praticamente ridotti al lastrico, e non permette alle persone di trovarsi un onesto lavoro.