Cosenza, un altro pentito: “Nun ci vò zingara ppi adduvinà ‘a ventura”

Quella che si prospetta per la “cosca degli zingari” a Cosenza è una vera e propria tempesta giudiziaria. Stando agli ultimi arresti e a valutare gli ultimi pentimenti, la Dda di Catanzaro pare abbia concentrato ogni suo sforzo per mettere insieme più prove e dichiarazioni possibili contro quello che gli investigatori definiscono l’unico clan “organizzato” rimasto in città.

Dopo l’arresto di quasi tutti gli “italiani” di peso e spessore criminale, dopo i vari pentimenti di pezzotti e boss, con la conseguente frammentazione di quel che rimane dei vecchi clan, tutto il potere intimidatorio in città è rimasto nelle “more” degli zingari. Che lo esercitano, a detta dei pentiti, senza curarsi di niente, con arroganza, prepotenza e disprezzo nei confronti delle loro vittime. Come se non gliene importasse nulla di essere costantemente pedinati, intercettati, filmati e chiamati in correità da almeno 10 pentiti. Che gli addebitano il quasi controllo totale di ogni attività illecita in città, a cominciare dal traffico di droga, fino alle estorsioni e allo strozzo. Convinti forse di farla franca perché tutto quello che sta accedendo in questi ultimi anni, sotto il profilo investigativo e giudiziario, è solo “aria fritta”, e che tutto si risolverà, come sempre, in un niente di fatto. Perciò non devono preoccuparsi di niente.

Ma a guardare gli ultimi pentimenti pare che la Dda abbia scelto accuratamente i nuovi collaboratori ai quali chiede, prima di concedere loro lo status di collaborante, se sono a conoscenza di fatti criminali legati al clan degli zingari. Condicio sine qua non per entrare nella grande famiglia dei pentiti cosentini. Se non parli degli zingari, la Dda non ti “prende” come pentito. Infatti gli ultimi pentiti acquisiti, anche quelli di minor spessore criminale, stanno raccontando agli investigatori di tutto e di più sulla riorganizzazione del clan degli zingari, all’indomani del pentimento di Lamanna, Bruzzese, Foggetti. E di come è composto quel che rimane di un “vecchio clan” di “italiani” che gli si contrappone. E con “l’acquisto” del penultimo pentito, Impieri, l’organigramma della nuova mala cosentina è già in possesso degli investigatori della Dda. Già, perché Impieri era l’ultimo dei pentiti fino a qualche giorno fa, quando un altro canterino ha deciso di saltare il fosso.

La Dda sa come scegliere i picciotti, che nelle loro cantate hanno tutto l’interesse a far arrestare gli appartenenti al clan degli zingari, perché spesso e volentieri sono proprio loro i primi ad essere vessati dai loro boss. Nel senso che chi si pente spesso lo fa perché non ha via d’uscita rispetto a debiti maturati nel traffico di droga, con i propri boss. E non riuscendo più a far fronte a tali debiti, e pesantemente minacciati, vedono nel pentimento l’unica via d’uscita. Perciò si impegnano a fornire prove circostanziate nei confronti di chi, per il loro bene, è meglio che stia in galera.  Ma la Dda pretende dai picciotti che si vogliono pentire anche una prova di attendibilità. Anche questa è una condizione indispensabile per entrare nel programma “pentiti”.

Non a “caso”, come vi abbiamo già raccontato, negli ultimi due mesi la questura ha ritrovato due corposi arsenali, secondo gli investigatori in uso e a disposizione proprio del clan degli zingari, uno all’ultimo lotto di via Popilia, e l’altro alle spalle del tribunale.

Il ritrovamento dell’arsenale di via Popilia lo sanno pure le pietre di mianzu a via che è frutto di una cantata che nemmeno a bonanima di Pavarotti.

Quello avvenuto il 29 marzo scorso, in due auto parcheggiate dietro al tribunale, dove a finire in manette è stato Alberto Novello, fermato il giorno prima del ritrovamento, è quantomeno sospetto. Non è difficile pensare che qualcuno, dopo il fermo di Novello, abbia fornito ai poliziotti le giuste indicazioni per arrivare alle due auto parcheggiate dietro il tribunale che contenevano l’arsenale. Ritrovamento che, ricordiamolo, è avvenuto il giorno dopo il fermo di Novello. Chi sapeva delle armi dentro quell’auto? E’ una coincidenza che il giorno dopo l’arresto di Novello, avvenuto per caso dicono i poliziotti, gli stessi il giorno dopo trovino l’arsenale? Ara casa mia si dicia: 2 + 2 fa 4. E poi, è proprio il caso di dirlo:nun ci vò zingara ppi adduvinà ‘a ventura… “. Mo ccì vò!