Cosenza, violenza di genere: piaga politica e sociale. Fem.in: “Codice viola subito!”

La giornata contro la violenza sulle donne, per noi, è molto di più. Non è una celebrazione, né tanto meno una data da onorare per lavarsi la coscienza. Questa giornata dev’essere il megafono per denunciare e lottare contro ogni forma di violenza di genere, contro ogni atto di discriminazione e di oppressione individuale, sociale, istituzionale e politica.

I nostri corpi lo testimoniano: questo sistema ci uccide, ci violenta, non ci lascia esprimere liberamente e ci reprime. Non ci basta compiangere le vittime, non possiamo limitarci all’indignazione e non accettiamo mezze misure: la violenza di genere esiste e dev’essere contrastata giorno per giorno, in ogni luogo. La piaga è sociale ed è politica, e come tale dev’essere trattata. Secondo le statistiche nazionali, una donna ogni tre giorni è vittima di femminicidio e, molto spesso, gli omicidi si consumano all’interno del nucleo familiare. Sebbene questo sia l’esempio più clamoroso di violenza di genere, questa si manifesta anche secondo altre modalità, come nel caso di stupri, aggressioni, molestie e atti persecutori nei confronti del genere femminile e non solo.

In generale, la violenza di genere trova terreno fertile nelle situazioni di odio, intolleranza, discriminazione e possessività. Date queste condizioni, la domanda che ci poniamo, e alla quale pretendiamo che le istituzioni forniscano delle risposte adeguate, è: cosa succede ad una persona che subisce una qualsiasi forma di violenza di genere quando si reca al Pronto Soccorso di Cosenza? Ad oggi, la persona in questione viene accolta secondo i tradizionali codici di urgenza, in condizioni che non garantiscono la privacy, né tanto meno il supporto adeguato. Con ogni probabilità, l’episodio che l’ha portata a rivolgersi al Pronto Soccorso si concluderà con un referto che parla solo ed esclusivamente delle lesioni oggettive.

L’introduzione del Codice Viola significa compiere un passo importante in questa direzione. Le persone che si rivolgono al Pronto Soccorso riceverebbero un’assistenza completa e attenta alle loro esigenze e verrebbe loro offerta un’opportunità fondamentale per fuoriuscire dalla violenza. Secondo il protocollo del Codice Viola, infatti, il Pronto Soccorso garantirebbe un primo intervento di sostegno psicologico e sociale, fornito da figure professionali specializzate. La presa in carico di una persona che ha subito violenza prevederebbe, inoltre, tutta una serie di accorgimenti essenziali rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili, alla contraccezione d’emergenza e all’avviamento di un eventuale percorso che vada oltre l’intervento emergenziale. Di fondamentale importanza, in questo ambito, è la rete territoriale che potrebbe offrire servizi di tipo legale, psicologico e sociale. A Cosenza, nello specifico, il Centro Antiviolenza Roberta Lanzino rappresenta un punto di riferimento per quanto riguarda il percorso di sostegno all’autodeterminazione delle vittime.

Tutto quello detto fin’ora, era già stato sorprendentemente pianificato e avviato. La Regione Calabria, infatti, in applicazione del par.4 D.L. n 93/2013 (Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere) ha finanziato nel 2018 il progetto promosso dal Centro Antiviolenza Roberta Lanzino “Affrontiamola insieme”, fornendo un corso formativo per operatori e operatrici sanitari/e e socio-sanitari/e. Il progetto aveva la funzione di fare da tramite tra vittime di violenza, Pronto Soccorso e reparto di ginecologia delle strutture ospedaliere afferenti all’Azienda Ospedaliera di Cosenza.

Ancora più sorprendentemente, però, dopo il completamento del corso di formazione, il Codice Viola non è mai stato implementato dall’Azienda e le persone che subiscono atti di violenza di genere non ne hanno tratto, di fatto, alcun beneficio. Forse è utile sottolineare che il codice di triage riservato ai casi di violenza è presente nella maggior parte delle Aziende Ospedaliere italiane, le quali, bene o male, sono anche in grado di fornire dei dati statistici importanti rispetto al fenomeno, che altrimenti rimane sostanzialmente inesistente agli occhi delle istituzioni.

Prima di insinuare che l’immobilismo istituzionale sia intenzionale o riconducibile alla celebre negligenza dell’amministrazione sanitaria locale, la notra intenzione è quella di sollecitare l’implementazione concreta e fattiva del Codice Viola. Le condizioni della sanità calabrese sono disastrose, lo sappiamo, ma questa non può essere la giustificazione per ignorare un tema così spinoso e fondamentale come il contrasto alla violenza di genere, in tutte le sue forme. Per questo chiediamo alla Dirigenza Generale dell’A.O. di Cosenza di applicare nell’immediato il progetto di Codice Viola presso l’Ospedale dell’Annunziata, attenendosi al progetto redatto dal Centro Antiviolenza Roberta Lanzino.

Collettivo Fem.In. Cosentine in Lotta