Covid, appello di Flavio Stasi: “Serve un piano di guerra al virus, altrimenti la Calabria scoppierà”

SERVE UN PIANO DI GUERRA AL VIRUS, ALTRIMENTI LA CALABRIA SCOPPIERA’

di Flavio Stasi
Sindaco di Corigliano-Rossano

Questa mattina è arrivato l’esito del tampone, fatto quattro giorni fa, dopo il decesso di un nostro concittadino, mentre i familiari lo salutavano per l’ultima volta: basta questo per far comprendere con quali armi si sta combattendo il virus e cosa significa tutto questo per la vita dei calabresi.
Gli esiti dei tamponi arrivano, ormai da qualche settimana, con ritardi di 4, 5, anche 7 giorni, fatto denunciato ripetutamente dal laborioso Dipartimento Prevenzione. Questo significa che i numeri dei positivi nelle nostre città è completamente inaffidabile e che sarà sempre più difficile tracciare e contenere la diffusione del Covid-19.
Da otto mesi avrebbe dovuto essere realizzato il secondo laboratorio di microbiologia dello Spoke di Corigliano-Rossano, ma nonostante fosse accertato che sarebbe arrivata la cosiddetta “seconda ondata” sarà attivato soltanto tra pochi giorni, in tremendo ritardo e con pressioni quotidiane.

Ho l’impressione che il fatto di aver avuto una “prima ondata” più soft rispetto ad altre regioni abbia convinto la nostra governance sanitaria che non sarebbe stato necessario potenziare le strutture, il personale, le attrezzature, che tutto poteva rimanere così com’è e che l'”emergenza covid” sarebbe stata un’altra mucca di denaro da mungere.
Nonostante tutto, credo che noi istituzioni dobbiamo continuare ad essere propositivi. Il tempo perso finora è colpevolmente irrecuperabile, ci sarà tempo per verificare le responsabilità (oltre quelle di Cotticelli), ma ora proviamo a non perdere nemmeno un secondo in più.

Serve un piano di guerra al virus, con misure straordinarie per la sanità pubblica.
In primis si acceleri ulteriormente il completamento del laboratorio tamponi dello Spoke Corigliano-Rossano e si predisponga il personale per fare lavorare a pieno regime in tutti i laboratori regionali: dobbiamo tornare a tracciare la diffusione del contagio altrimenti sarà una tragedia.

Probabilmente è tardi per realizzare i lavori di adeguamento degli spazi e dei percorsi dei Pronto Soccorso, lavori che erano previsti proprio nel famoso “piano covid” fantasma, ed allora si attivino subito le procedure per l’assunzione del personale che renda operative h24 le tende di pre-triage: siamo in piena zona rossa e tutte le strutture ospedaliere della regione, fatta eccezione per gli HUB, non hanno il pre-triage.
Probabilmente è tardi anche per realizzare i nuovi posti di terapia intensiva, anche questa una responsabilità enorme, ma si realizzino in emergenza tutti i posti di terapia sub-intensiva covid previsti nel DCA 91 nelle Aziende Ospedaliere e nelle Aziende Sanitarie di tutta la regione, per i quali è possibile ancora intervenire potenziando la capacità di resilienza delle nostre strutture ospedaliere.

Ed infine le USCA, che sono state oggetto di tira e molla anche territoriali, oltre a non essere state dotate di personale ulteriore, oggi non hanno neanche gli automezzi attrezzati per poter fare assistenza domiciliare: anche questo è un provvedimento che si può e si deve fare in emergenza e che non richiede tempi biblici.
Il mio appello all’intera governance sanitaria, fino al Ministro Speranza che non può trattare la Calabria come una regione qualsiasi dopo quello che è accaduto in questi giorni, è che non si perda più neanche un secondo in calcoli territoriali e procedure burocratiche.
Anche alla luce delle ulteriori difficoltà economiche causate dalla zona rossa, se la sanità pubblica non darà delle risposte efficaci costringendo la popolazione ad ulteriori e prolungate restrizioni, la Calabria diventerà una polveriera non solo sanitaria, ma anche sociale, con i sindaci, sistematicamente inascoltati in questi mesi, in testa.