Crisi da spiaggia, comunque vada sarà un macello

di Tommaso Merlo

Fare un accordo con quella bolgia virulenta del Pd è un’impresa titanica. Quasi come farlo con quella manciata di neuroni che Salvini si ritrova in testa. Ognuno che va per i cazzi suoi. Ormai è un cottolengo col Movimento che gira col pallino in mano per capire dove lanciarlo. Da una parte i nemici giurati del Pd, dall’altra il traditore in cravatta verde.

Comunque vada a finire sarà un macello, ma almeno il Movimento ci vuole provare a sfornare ancora qualche risultato. L’unica cosa che ha in mente. Fare. Anche alla faccia dei sondaggi che da quando è sceso a patti lo puniscono severamente. Quando Di Maio elenca i dieci punti viene ricoperto di letame. Ormai è un riflesso condizionato del regime. Appena il Movimento si muove, partono le badilate.

Nel frattempo il Pd si contraddice in media una volta all’ora tra gli applausi. Zingaretti è il segretario del partito di Renzi. Lo Statista di Rignano detta la linea, Zingaretti esegue a calci negli stinchi. In cuor suo Zingaretti vorrebbe il voto, vorrebbe derenzizzare il partito e smetterla di fare il soprammobile. Per questo ha già iniziato a fare i capricci e da rodato burocrate, non è detto che non ci riesca. In nome degli interessi del paese, ovviamente.

Dall’altra parte, a Salvini è apparsa la Madonna. Gli ha detto di smetterla di fare lo stronzo. E così Salvini si è rimangiato tutto per la decima volta. Ha detto che il suo amico immaginario Di Maio ha lavorato bene e che lui in fondo è pronto a ricominciare senza rancore. A livello programmatico la Madonna è rimasta sul vago, ma sulla crisi è stata netta. Salvini si è comportato come un maledetto Giuda ed è vero che alla fine il popolo preferisce sempre Barabba, ma la gloria dei farabutti è effimera. Per disintossicarsi Salvini avrebbe bisogno di un profondo esame di coscienza, ma Mattarella ha concesso solo cinque giorni. Il serafico presidente ha una fretta bestiale. Ha dovuto abbandonare secchiello e paletta controvoglia e spera di riuscire a godersi gli ultimi sprazzi di sole. Cinque giorni per rimettere in riga il cottolengo altrimenti si andrà ad un voto che rischia d’inaugurarne un altro ancora peggiore. Un enigma.

Per il Pd ci vuole uno psichiatra. Per Salvini un esorcista. Ma sullo sfondo s’intuisce un sacrosanto obiettivo comune. Fermare l’onda nera che soffia in tutto l’Occidente. Fermare l’inquietante ascesa sovranista filo russa. Il punto è come. Le strade sono tre. Andare al voto – magari non immediatamente – e confidare nella prudenza e buon senso degli italiani nel non affidarsi all’ennesimo barabba. Farci contro un governo giallorosso sperando che col tempo passi la sbornia salviniana e non si accentui. Oppure continuare a governarci assieme come fatto finora in modo che strada facendo emergano tutte le magagne leghiste e che alla fine l’ossessivo spot salviniamo venga a noia e i quattro neuroni del capitone vadano definitivamente in tilt.