Doc Calabria, Cantine Ferrocinto: “No alle levate di scudi: discutiamone”

“Nel variegato mondo del vino italiano la Calabria può e deve accrescere il proprio ruolo, tanto con riferimento alle dimensioni produttive quanto in termini di valore e considerazione; ciò significa che tutti noi, imprenditori vitivinicoli calabresi, siamo chiamati ad una precisa responsabilità. Quella di proseguire nel cammino di ricerca, innovazione e qualità costruendo al contempo una rete regionale che ci veda insieme protagonisti”.

E’ quanto scrive Luigi Nola, Cantine Ferrocinto, sulla proposta della Doc Calabria.

“Le vie per irrobustire il settore vinicolo calabrese – continua Nola – possono essere molteplici e sono tutte degne di uguale considerazione ed approfondimento. Alberto Statti, presidente regionale di Confagricoltura ed apprezzato imprenditore vitivinicolo, ha avanzato con forza la proposta della Doc Calabria sulla scorta di un’esperienza, quella siciliana, che sta ottenendo importanti risultati.

“Altri validissimi colleghi imprenditori – continua – ritengono che questa strada possa essere pregiudizievole e lesiva rispetto ai percorsi in atto, ad esempio a Cirò dove finalmente, e dopo molti anni, il Consorzio di tutela si avvia verso una stagione di piena maturità che potrà portare ad una definitiva promozione ed affermazione di un contesto produttivo di assoluta eccellenza.

Anche il Consorzio Terre di Cosenza Dop va in questa direzione. Ciò che ci preme sottolineare è che rispetto alla proposta della Doc Calabria – che comunque ha già il merito di aver avviato un confronto sul nostro futuro e su come costruirlo – non servono levate di scudi, opposizioni categoriche e polemiche sui giornali; anzi la cosa più adeguata sarebbe quella di discuterne tra noi, di guardarci in faccia e ragionare su quali siano i passi più corretti da fare”.

“Sul vino calabrese c’è attenzione, il settore ha enormi potenzialità di cui anche la Regione si è finalmente resa conto iniziando a costruire una strategia di sostegno e valorizzazione unitaria; sono segnali che non dobbiamo svilire alimentando inutili polemiche. Approfondiamo tutte le proposte e – aggiune Nola – ragioniamo assieme perché se c’è una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti è che dal futuro delle singole aziende e dalla loro capacità di produzione e commercializzazione dipende quota parte il futuro dei singoli territori, del sistema economico regionale, dei livelli occupazionali che possiamo garantire.

Il nostro è, dunque, l’invito ad una riflessione matura per cogliere, cosi come accade nei nostri vigneti, tutti quei segnali e quegli elementi che consentono di avere frutti positivi; certo è che non possiamo stare fermi, né tantomeno possiamo cullarci sui risultati ottenuti”.

“Come regione vinicola, lo sappiamo, non siamo grandi, abbiamo dalla nostra la qualità indiscussa ed il fatto che arrivando in ritardo possiamo guardare a ciò che è stato fatto in altri contesti regionali mutuandone gli aspetti positivi ed evitandone gli errori; ma dobbiamo farlo assieme, senza protagonismi singoli e sapendo bene che il mondo del vino è in costante, continua evoluzione.

E passateci anche, in conclusione, l’ironia. Per quanto sia vera, infatti, l’affermazione “in vino veritas” – conclude – di certo nessuno può ritenersi depositario esclusivo di quella verità; con questo approccio e senza retro pensieri certamente riusciremo ad individuare le soluzioni corrette e più giuste”.