Dopo la vittoria di Zingaretti chi rappresenta oggi il Pd a Cosenza?

L’arrivo di Zingaretti alla guida del Pd potrebbe essere una novità, sempre che lo stesso non si riveli un “sola” come Renzi. E le premesse del “sola”, francamente ci sono tutte. Le primarie vinte da Zingaretti sono la fotocopia di quelle vinte da Renzi. Zingaretti ha usato gli stessi contenuti utilizzati da Renzi per convincere il popolo delle primarie del Pd, al netto di imbrogli e schede triplicate, che è ora di cambiare. Renzi voleva rottamare i D’Alema, i Bersani, i Letta e compagnia bella, Zingaretti vuole rottamare i Renzi, i Boschi, i Lotti e compagnia bella. Il cavallo di battaglia è sempre lo stesso: deporre la vecchia nomenklatura del Pd, responsabile unica dello sfascio totale del partito. Che tradotto significa: rottamazione dei padrini politici, basta con le correnti fittizie, basta con la corruzione, basta con il clientelismo, basta con i trasversalismi, basta con le lobby, basta con il voto di scambio, basta con l’arricchimento personale, basta con i personalismi, e soprattutto basta con il partito usato a mo’ di bancomat.

Sono queste le parole, e le promesse che hanno permesso a Zingaretti di vincere, come per Renzi, le primarie del Pd. Zingaretti ha annunciato un rinnovamento totale della classe dirigente, come Renzi che addirittura parlò di ripulire il partito con il lanciafiamme.

A differenza di Renzi che all’epoca navigava in buone acque elettorali, Zingaretti ha un grande problema: recuperare consenso. E questo potrebbe essere l’incentivo che serve a Zingaretti per portare avanti la sua “rivoluzione”, incentivo che è mancato a Renzi che si è cullato sugli allori e ha svenduto la “rottamazione” per qualche mese da primo Ministro. Le conseguenze di questo tradimento le conosciamo tutti: il crollo elettorale del PD.

Zingaretti ha detto: non ricandideremo i “vecchi” alle prossime regionali. Ma come farà Zingaretti a distinguere i vecchi dai nuovi, ad esempio in Calabria?

Per noi è facile indicare il vecchio e il nuovo nel Pd calabrese, ma per gli equilibri del partito che in Calabria rasenta l’estinzione, come si regolerà Zingaretti? Chi rappresenterà il nuovo Pd in Calabria, e per quel che ci riguarda a Cosenza?

C’è da dire che, com’è costume dei politici professionisti e intrallazzini, quasi tutti i vecchi soloni del Pd sono saliti sul carro del vincitore, Oliverio in testa. Seguito a ruota da Nicola Adamo, Madame Fifì, Covello, e tutta la pletora che da anni gli scodinzola attorno, tipo Guglielmelli, Covelli e giù di lì. Ricordiamo che i citati marpioni hanno attraversato tutte le stagioni del Pd collocandosi sempre con i vincitori del momento, sono stati nell’ordine: dalemiani, bersaniani, lettiani, renziani, zingarettiani. Ma anche i rivali locali di Oliverio sono diventati zingarettiani: tutta la congrega guccioniana, di matrice orlandiana, si è convertita al vincitore. E succede così che ognuno rivendica a se la vittoria di Zingaretti. Palla Palla dice che ha vinto, Guccione dice che ha vinto, Madame Fifì dice che vinto, Guglielmelli dice che ha vinto. Tutti hanno vinto. E tutti lanciano un messaggio a Zingaretti: ti abbiamo sostenuto e a noi non ci puoi toccare, perché come vedi i voti li portiamo noi.

E qui dovrebbe entrare in scena Zingaretti, provando a fare quello che non ha fatto Renzi in Calabria: ringraziare i suddetti marpioni politici per l’impegno dedicato a queste primarie, e accompagnarli educatamente alla porta, con preghiera di darsi all’agricoltura e con il consiglio di passare un po’ più di tempo con i propri nipotini. Fatto questo azzerare tutte le cariche e dare spazio a chi in tutti questi anni sinceramente e con passione ha difeso il partito da questi imbroglioni. E a Cosenza sono tanti.

Come farà Zingaretti a liberarsi da questi strani personaggi, lo vedremo. Se mai lo farà. Una cosa è certa: il recupero del consenso degli elettori calabresi passa, inevitabilmente, dalla cancellazione dalla vita politica del Pd, di questi loschi figuri. Personaggi che i cosentini non vogliono più vedere neanche in fotografia. Riproporli equivale ad un vero e proprio suicidio politico. E presto sapremo se Zingaretti è un “sola” come Renzi, oppure un politico che fa quello che dice.