RENDE (CS). E’ andata in scena ieri sul palco del Teatro Auditorium Unical la commedia “Amore” della Compagnia Scimone Sframeli, l’ottava di questo ensemble. Il testo è di Spiro Scimone, la regia di Francesco Sframeli (la quarta, dopo i successi di “La busta”, “Pali” e “Giù”), la scenografia di Lino Fiorito (alla sua terza collaborazione, dopo “Pali” e “Giù”), mentre in scena, oltre agli stessi Scimone e Sframeli, ci sono Gianluca Cesale e Giulia Weber (una novità quest’ultima presenza, questo è il loro primo spettacolo che vede in scena un’attrice, anche se quelle femminili sono figure spesso evocate e con una funzione drammaturgica fondamentale nei loro spettacoli).
Su uno spazio scenico scarno, scuro, essenziale (vi campeggiano soltanto due sepolcri marmorei e dei cipressi sullo sfondo), tra echi beckettiani e dialoghi arguti, si muovono due coppie, una eterosessuale e una omosessuale: il vecchietto, la vecchietta, il comandante, il pompiere.
Gli anziani sposi ricordano momenti, epoche lontane, episodi di vita in comune: tra pannoloni da cambiare e dentiere da lavare, tra un incidente con l’acqua e uno col fuoco, tra dialoghi surreali, ironia e amari motivi comici, si accudiscono ancora teneramente, dopo anni di convivenza; quando irrompe sul palcoscenico, su un originalissimo carrello da supermercato dotato di sirena, il comandante dei pompieri, trasportato sulla scena dal suo subordinato.
I due pompieri dopo decenni di amore clandestino, di incontri segreti e mai soddisfacenti dietro l’autobotte della caserma, tra sentimenti mai espressi pienamente e vacanze separate, si sono stancati di nascondersi. Due realtà, due amori a confronto: è comune a entrambe le coppie l’esigenza, finalmente e chiaramente espressa, di vivere appieno, in quello che forse è l’ultimo giorno della loro vita.
Il tempo, lo spazio e la parola: se fino ad ora sono stati un coacervo di vite vissute, di rimpianti, di occasioni mancate, di gesti trattenuti e di parole rimaste in gola, ora diventano il segno di una nuova consapevolezza. Le due tombe si trasformano in giacigli e addormentarsi insieme non è più morire ma vivere di vita piena e vera. Si baciano allora, si abbracciano, in un silenzio carico di significati, perché ormai tutto è stato detto, tutto è stato chiarito, le parole non sono più necessarie.
Se i quattro protagonisti di “Amore” soddisfano solo alla fine il proprio desiderio, il loro diventa anche un invito a tutti a fare l’opposto, a dare vita ai propri desideri, ora, nel tempo presente, senza indugiare oltre. E soprattutto senza paura… Senza nessuna paura.
Tommaso Spinelli