Edilizia sociale: Palla Palla, Sebi Romeo, l’emendamento e le ditte amiche

Fatta la legge trovato l’inganno, o meglio fatta la legge presentato l’emendamento. In altre parole: come ti frego il cittadino per favorire e far arricchire gli amici degli amici. È il caso che da tempo vi stiamo raccontando: il grosso ammanco di cassa, 110 milioni di euro, dal finanziamento di 134 milioni di euro per l’edilizia sociale.

Vi abbiamo spiegato, con tanto di carta canta, che dei 134 milioni di euro stanziati per la costruzione di 2195 alloggi – il contributo regionale per ogni appartamento è mediamente di 50.000 euro – solo 599 sono stati consegnati, nonostante la Regione Calabria abbia già anticipato più di 100 milioni di euro a ditte amiche, mafiose,  e cooperative legate alla politica. Un bando, quello dell’edilizia sociale, espletato più di otto anni fa, e che autorizzava 94 interventi, con consegna dei lavori entro dicembre del 2017: esistono nei contratti stipulati con le ditte e gli enti delle specifiche “clausole” (come da bando) che autorizzano la Regione Calabria, in caso di gravi ritardi nei progetti, a revocare i finanziamenti. Ma nessun dirigente o politico ha pensato bene di avvalersi di questo, anzi per coprire gli amici degli amici che hanno intascato gli anticipi senza consegnare neanche un appartamento, la Regione ha iniziato a produrre una quantità industriale di proroghe e scuse varie.

E qui entra in gioco lui, il jolly, il tuttofare, l’uomo per ogni stagione, Sebi Romeo. Da qualche ora agli arresti domiciliari ma per altre vicende. La situazione è grave, e all’appello mancano 1596 alloggi. Molte delle ditte amiche non esistono più, e la possibilità di recuperare denari e alloggi, in molti casi, si fa sempre più remota. Ed è proprio per uscire da questa situazione (che in una regione normale avrebbe già visto l’intervento della magistratura) che Palla Palla ordina al suo servo sciocco di presentare un emendamento di modifica dell’articolo 39 della legge regionale del 23 dicembre 2011 n.47, con il quale concede, con una scusa improbabile, a tutte le ditte amiche e mafiose comprese le cooperative legate all’attuale assessore Robbe (già presidente della Lega Coop Calabria), una proroga per la consegna dei lavori al 31 dicembre 2019. Della serie: la pacchia continua.

Dice Romeo: per colpa della crisi molte aziende non hanno potuto completare o addirittura iniziare i lavori, perciò bisogna dargli altro tempo. Ma quello che non dice Romeo è che queste ditte hanno già intascato i denari della Regione, e in 8 anni non hanno prodotto niente. Cosa fa pensare a Romeo che quello che non hanno fatto in 8 anni, ora si può fare in poco più di un anno? Una scusa puerile per giustificare un ladrocinio, oramai, conclamato.

È chiaro che è un modo per allontanare il problema da loro, così da arrivare a fine legislatura senza avere seccature da questa storia che ha le proporzioni di uno scandalo gigantesco ma che in Calabria, specie ai magistrati della Dda di Catanzaro, per non parlare delle procure ordinarie, non interessa a nessuno. Così com’ è chiaro che il modus operandi del duo Palla Palla-Sebi Romeo, è quello di fare marcia indietro quando le cose si mettono male. Pensano di risolvere il problema della sparizione dei soldi destinati alle costruzioni di alloggi per i cittadini, firmando qualche carta che “nasconda” le loro palesi responsabilità che vanno dall’omesso controllo agli indebiti anticipi elargiti a ditte mafiose e amiche.

Non solo. Alcune cooperative iscritte alle Lega Coop Calabria che in prima istanza erano state escluse dal progetto, dopo l’emendamento Romeo, e la nomina dell’assessore Robbe, vengono magicamente “ripescate” come la ditta “Giuseppe Di Vittorio”, con una dotazione di oltre 4 milioni di euro. Oltre al danno la beffa: non solo si sono già fregati oltre 100 milioni, distribuendoli a ditte che non faranno mai più niente, ma non contenti hanno anche pensato di accontentare chi era rimasto fuori da questo magna magna sulle spalle della gente che è diventato una vergogna per tutti, tranne che per lo stato Italiano.

Ma qui siamo in Calabria dove a parole tutti combattono la mafia e la corruzione, e poi quando c’è da fare realmente, spariscono, a cominciare dai magistrati della Dda di Catanzaro, che ormai vengono apertamente sbertucciati anche e soprattutto dai loro colleghi di Reggio. Se il dottore Bombardieri avrà modo di leggere questo articolo, chieda chiarimenti al “povero” Sebi e si farà un’idea di tutto il marcio che c’è sotto.