I giocatori gli chiedono di restare, Mancini ci pensa: oggi incontro con Gravina

di Alessandro Bocci

Fonte: Corriere della Sera

C’è un’altra partita all’orizzonte ed è quella che Roberto Mancini sta giocando con se stesso dentro il fortino di Coverciano. I prossimi giorni saranno decisivi per risolvere la crisi Nazionale e ora che l’Italia è fuori dal Mondiale per la seconda volta consecutiva, tutto ruota intorno ai pensieri dell’uomo che prima ci ha portato sul tetto d’Europa e adesso ci ha fatto ripiombare nell’incubo. A Mancini nessuno aveva chiesto di vincere l’Europeo e lui ha sorpreso tutti con un’impresa consegnata alla storia. Ma nella notte di Wembley, impazziti di gioia, con gli inglesi in lacrime, abbiamo cominciato a perdere il Mondiale in Qatar, la vera missione del nuovo corso.

Che fine ha fatto la squadra capace di mettere insieme 13 vittorie di fila e 37 risultati utili consecutivi, record mondiale, Mancio se lo chiede dal momento in cui Trajkovski ha infilato Donnarumma con una rasoiata arrivata dritta al cuore. L’agonia è durata altri tre minuti, tanti ne mancavano alla fine dello spareggio con la Macedonia del Nord.

E adesso il c.t. si domanda se avrà la forza di rimettersi in gioco, dopo una delusione così cocente, con quei giocatori che sono quasi figli e che ieri a Coverciano, prima di un mestissimo allenamento a porte chiuse, ha ancora una volta ringraziato. Restano amarezza e rabbia. E una decisione da prendere. Non è una scelta facile. Sono ore di riflessione. Mancini vorrebbe qualche giorno di tempo, magari una settimana, rilassarsi in famiglia e meditare dopo la sfida con la Turchia in programma martedì a Konya. Una parte dei consiglieri federali, invece, spinge affinché Gravina chiuda la crisi il più in fretta possibile. Tanto che il presidente ha deciso di anticipare a oggi il viaggio a Coverciano previsto domenica. Già ieri però i due si sono parlati. La Figc ha chiesto ancora al tecnico di rimanere sulla panchina azzurra, rispettando il contratto da quattro milioni netti a stagione sino al 2026.

Mancini è un sognatore e al tempo stesso un uomo pratico. Il suo lato pragmatico lo porta a considerare le cose con realismo, il calcio a volte ti dà e altre ti toglie. L’animo romantico, invece, lo ha illuso che la Coppa d’Europa avesse chiuso l’inverno azzurro, sanato le ferite, risolto la crisi. Non è così. Il risveglio è stato brutale.

Giovedì notte, con le lacrime agli occhi, Mancini si è assunto le colpe e nel suo cuore aveva deciso: basta, scendo qui. Durante il malinconico viaggio sul charter che ha riportato gli azzurri a Firenze, Mancini sembrava scioccato e quasi non ha aperto bocca, immerso nei suoi pensieri. Ieri pomeriggio lo hanno visto meno teso, più carico. La squadra, a cominciare dal capitano Chiellini, gli ha chiesto di rimanere al suo posto, lui nel discorso prima dell’allenamento ha spronato il gruppo a reagire già dalla surreale sfida con la Turchia. Ma non ha speso neppure una parola sul suo futuro. Bisognerà vedere se riuscirà a ritrovare entusiasmo e a colorare d’azzurro le sue giornate. Il prossimo Mondiale, per prendersi la rivincita, è lontano oltre 4 anni e solo a marzo del 2023, tra 12 mesi, cominceranno le partite di qualificazione all’Europeo da difendere. Un vuoto assurdo.

Anche in Federazione il momento non è semplice. Nessuno pensava che l’Italia uscisse contro la Macedonia. La Figc aspetta Mancini e intanto studia le alternative. Gli indizi portano a Fabio Cannavaro, campione del mondo 2006. L’ex difensore è in pole position perché accetterebbe con entusiasmo, non pretende la luna, in Cina si è fatto le ossa vincendo uno scudetto e una Supercoppa con il Guangzhou e venendo dall’estero, grazie al decreto crescita, sul suo ingaggio ci sarebbe un forte risparmio. Inoltre, conta sull’appoggio di Marcello Lippi, che potrebbe tornare in Federcalcio come direttore tecnico. Sullo sfondo Andrea Pirlo, non Rino Gattuso. A meno che non spunti un tecnico di prima fascia, Ancelotti o Conte, soluzioni complicate, oppure un giochista: De Zerbi ha molti estimatori in via Allegri. Ma ora tutto ruota intorno a Mancini, affranto e tormentato. L’ora della verità si avvicina.