Il Toro piange Giagnoni, l’allenatore con il colbacco

di Gianluca Oddenino

Fonte: La Stampa

Il colbacco non c’è più: Gustavo Giagnoni è morto nella notte all’età di 85 anni. Difensore insuperabile e allenatore davvero speciale, ha lasciato una traccia indelebile nel calcio italiano e soprattutto un solco profondissimo nel cuore granata. Il Toro oggi piange e ricorda Giagnoni per quel tremendismo che aveva saputo infondere nuovamente nelle vene granata dal 1971 al 1974. In campo, facendolo tornare in vetta alla Serie A ventidue anni dopo la tragedia di Superga, e anche fuori. Dal mese di squalifica per aver attaccato gli arbitri che favorivano la Juve alla famosa scazzottata con Causio, quando il derby di Torino valeva lo scudetto, ma sopra ogni cosa resiste quel colbacco indossato un po’ per sfida e un po’ per necessità. «Me lo aveva regalato un tifoso del Mantova – ricordava da buon sardo trapiantato mantovano – che li importava dalla Lapponia: ai primi freddi lo misi anche a Torino e fu il finimondo».

E con quel colbacco, Gustavo Giagnoni, uno scudetto sentiva di averlo vinto: il campionato 1971/1972 andato per un solo punto alla Juve per errori arbitrali, il più famoso quello del gol di Agroppi in Sampdoria-Torino non convalidato da Barbaresco. Un mistero senza fine, altro che il Var di adesso, che per i tifosi granata resta un torto incredibile. Ecco perché quando vedeva la Juve diventava un incubo per i bianconeri. «A ripensarci, oggi mi vergogno un po’ di quella storia e di tutte le “testate” che ho dato in campo, ma non sono del tutto pentito: agivo sempre d’impulso e per un senso di giustizia», disse tre anni fa ad Avvenire, nell’ultima intervista concessa.

Da calciatore, dopo gli esordi nell’Olbia, era andato a giocare con Reggiana e Mantova. Proprio con la squadra di Edmondo Fabbri fece epoca: giocò per sette anni (dal 1957 al 1964: quasi 300 presenze) e conquistò 3 promozioni in 4 anni, passando dalla quarta Serie alla Serie A. Debuttò nel massimo campionato proprio contro la Juve, a Torino, per quella che è diventata la rivale di una vita (tra le altre cose eliminò con il Cagliari di Serie B la squadra di Platini nella Coppa Italia 1986/87).

Al Toro è arrivato dopo aver guidato il Mantova anche in panchina (Serie B 1969-1971) e in granata si è tolto le soddisfazioni più grosse (suo il merito di aver lanciato Pulici, per esempio), ma tra le 11 squadre che ha allenato ci sono anche Milan, Bologna, Roma e Cagliari. Ha chiuso la carriera riportando la Cremonese in A nel 1991 e regalando un’altra promozione al suo Mantova nel 1993 come direttore tecnico. Poi il distacco e il tifo silenzioso per le sue squadre del cuore. Il Toro non l’aveva mai dimenticato ed ora vive un nuovo lutto, in un anno tragico per le scomparse di pilastri granata come Emiliano Mondonico, Beppe Bonetto e la vedova Maroso ed ora Gustavo Giagnoni.