In fiamme la villa del presentatore-oligarca di Putin sul lago di Como

I Vigili del Fuoco di Como hanno dovuto lavorare per tutta la mattina prima di mettere in sicurezza e spegnere l’incendio divampato alla villa del presentatore russo Vladimir Solovyev, fiancheggiatore e sostenitore di Putin, a Loveno (Menaggio) sul Lago di Como mentre sono stati imbrattati anche i muri di una seconda casa a Pianello del Lario. L’immobile è posto sotto sequestro dal governo italiano nell’ambito delle sanzioni economiche agli oligarchi. Secondo i primi accertamenti si tratterebbe di un atto doloso: i primi accertamenti, infatti, hanno permesso di accertare come per appiccare il fuoco sarebbero stati utilizzati pneumatici. I carabinieri stanno vagliando i filmati delle telecamere. L’incendio è stato appiccato alle prime ore del mattino ed è stato subito spento dai vigili del fuoco. La villa è attualmente in fase di ristrutturazione e a bruciare sono stati gli interni.

Il sequestro e le sanzioni

All’inizio di marzo il governo aveva deciso di porre sotto sequestro le due ville comasche dell’oligarca dal valore di circa 8 milioni di euro. Il famoso presentatore russo vicino a Putin rientra infatti nella lista degli oligarchi sanzionati dall’Unione Europea dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Da qui l’operazione della Guardia di Finanza che ha così attivato le misure per prevenire. Al sequestro il presentatore aeva risposto durante il suo programma “The Evening” paragonando il trattamento a quello che molte nazioni attuarono verso la Russia già durante la Guerra Fredda. Non solo.

La difesa

L’oligarca con casa sul lago di Como aveva precisato che le due ville erano state pagate a carissimo prezzo, pagando anche numerose tasse. “Ho fatto tutto: ho mostrato il mio reddito – aveva detto in diretta Tv -. E all’improvviso qualcuno decide che io ora sono nell’elenco delle sanzioni. E subito colpiscono il mio immobile. Ma chi ha detto che l’Europa ha diritti di proprietà sacri!“. Ora l’incendio doloso e le indagini che dovranno chiarire la matrice delle fiamme. Gli inquirenti, infatti, non escludono nessuna pista: dalla politica alla ritorsione contro l’oligarca Russo amico di Putin.