Inchiesta sugli anarchici. Giù la maschera: è Grisolia l’epicentro dell’indagine

Mettiamola così: se a qualcuno serviva una prova che la questura di Cosenza è un colabrodo o un verminaio se preferite (che forse rende meglio l’idea), noi gliela abbiamo data. Mettiamo anche le carte in tavola: sappiamo che la digos di Cosenza su delega della Dda di Catanzaro sta conducendo una inchiesta, che si inquadra in un ben più ampio filone nazionale, sugli anarchici di casa nostra. Non è certo colpa nostra se incappiamo, sempre e comunque nostro malgrado, in informative riservate sparse qua e là. Che ci possiamo fare noi se a Cosenza la riservatezza è considerata una “parola grossa”? Se responsabilità ci sono, vanno cercate tra chi ha il compito di custodire la riservatezza dell’indagine. Che come tutti possono capire risiedono laddove tale materiale si produce. Non ci vuole la Signora in Giallo per capirlo.

L’inchiesta sugli anarchici nostrani, affidata al dirigente della digos De Marco – lo stesso che permetteva al potente boss della sanità privata Saverio Greco del gruppo iGreco, durante una manifestazione di protesta di alcuni lavoratori, di inveire contro i sindacalisti sbandierando, a mo’ di minaccia, la sua stretta amicizia con il procuratore capo Mario Spagnuolo, meglio conosciuto come il Gattopardo –  nasce, più o meno, un anno fa, dopo “l’esplosione” del caso dell’anarchico Alfredo Cospito, condannato all’ergastolo e costretto al regime carcerario del 41-bis. Cospito è in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci su un fondamentale principio del diritto contemporaneo: quello di proporzionalità. La Consulta dovrà dire se esiste un rapporto equilibrato e proporzionato tra l’entità del reato commesso da Cospito, un attentato dimostrativo che non ha provocato né morti né feriti ad una caserma dei carabinieri a Fossano, e l’entità della pena chiesta dai magistrati, ovvero l’ergastolo. Contro questa sentenza Alfredo Cospito da 77 giorni è in sciopero della fame, e decine e decine sono le manifestazioni che da mesi si svolgono in tante città italiane a sostegno dell’anarchico per chiedere allo stato il rispetto dei diritti costituzionali palesemente negati.

Per “l’antiterrorismo nazionale” attorno alla figura di Cospito diverse formazioni anarchiche hanno dato il via ad una “campagna di terrore” – per lo più incendi di auto e furgoni, e qualche tric trac posto davanti i simboli del potere, nel solo periodo che va dal 30 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023 se ne contano, sparsi per l’Italia, almeno una decina – per chiedere la liberazione del guerrigliero anarchico. Campagna sposata anche da gruppi anarchici operanti in Spagna, in Germania, in Olanda e in Grecia. L’incendio dell’auto del primo consigliere all’ambasciata italiana in Grecia (Atene), avvenuto il 2 dicembre 2022, è stato rivendicato da una “sigla” attiva nella galassia anarchica greca “Carlo Giuliani Revenge Nuclei” che si è detta al fianco della lotta del compagno Cospito. L’acuirsi degli atti puramente dimostrativi “dedicati” a Cospito, ha indotto il ministero degli Interni a chiedere alle digos di tutta Italia di produrre una mappatura territoriale dei gruppi anarchici che solidarizzano con l’anarchico prigioniero e di approfondire gli evidenti legami tra anarchici italiani e greci. E in questa mappa non poteva mancare la sovversiva Cosenza.

Così come avvenne per il blitz dopo i gravi fatti del G8 di Genova 2001 a Cosenza nel novembre del 2002, quando i taroccatori seriali della digos e del Ros usarono la “scusa anarchica” per aprire un fascicolo che si trasformò in una ordinanza di custodia cautelare per 20 attivisti, anche in questo caso il copione è lo stesso: non tutti sanno che il fascicolo che “ispirò” il blitz del novembre 2002 non era “classificato” come “Operazione No- Global”, come tutti credono, ma operazione “Gatto Silvestro+23 (nome volutamente di fantasia di un noto anarchico nostrano)”. Prima ancora di indagare sugli antagonisti dei centri sociali, quelli che poi finiranno in galera, la digos cosentina, su impulso del Ros, aveva avviato una indagine sugli anarchici nostrani partendo da un volantino che rivendicava un atto dimostrativo avvenuto a Rende. Solo dopo gli arresti la denominazione del “fascicolo” fu cambiata in operazione “No-Global”. Non potendo procedere nei confronti degli anarchici per mancanza di riscontri pensarono bene di utilizzare lo stesso fascicolo, evitando così di chiedere una nuova delega al pm per non creare sospetti di tarocco, per infilarci, visti i fatti di Genova che nel frattempo si erano verificati, i comunisti dei centri sociali che come tutti sanno non sono anarchici. Avevano bisogno di un colpevole da additare per i fatti di Genova, e il pericolo di non trovare un pm disposto ad aprire un fasciolo sul nulla, era un rischio che non potevano correre. Il faldone era già stato bocciato da due procure, Genova e Napoli. Utilizzare il fascicolo già aperto dalla procura di Cosenza sugli anarchici come pretesto, per liberarsi dei rompipalle, senza perder l’occasione propizia, la soluzione ideale.  E non è una calunnia, basta guardare le loro inchieste, è tutto nero su bianco.

Anche in questo caso, il dirigente delle Operazioni Speciali De Marco, titolare dell’inchiesta sugli anarchici cosentini, ha seguito lo stesso copione: usa la scusa degli attentati anarchici, approfittando del vento politico nazionale favorevole che ha definito priorità la lotta all’eversione, per far abboccare il pm e ottenere la delega all’indagine che non gli serve certo per investigare sulla sovversione che esiste solo nella loro testa. Quello che gli serve è un fascicolo giudiziario aperto che lo autorizzi ad indagare su chi gli pare senza dover ricorre a intralcianti richieste, ogni qualvolta decide di inserire qualcuno che gli sta sulle palle tra gli indagati.

Per la digos di Cosenza ogni occasione è buona per incastrare quei soggetti che, seppur estranei all’uso di bottiglie di benzina, tri trac, raudi e petardi vari, danno fastidio agli amici degli amici al pari, se non di più, di un attentato. Del resto, a Cosenza, gli amici degli amici sganciano fior di quattrini per stare tranquilli, e quando si presenta una occasione come questa per liberarsi di qualche rompicoglioni che sputtana i loro intrallazzi, chi di dovere ha l’obbligo di attivarsi, magari infilandoli, come solo la digos di Cosenza sa fare, in una bella inchiesta. I gruppi di potere politici/massonici/mafiosi a Cosenza temono più la libera voce che l’incendio dell’auto. Anzi, l’attentato è proprio quello che gli serve per scatenare la repressione senza passare dalla Costituzione. Tutto ciò non è per niente una esagerazione, e ne sappiamo qualcosa noi che fummo addirittura accusati dalla digos di Cosenza di aver piazzato una bomba nei pressi della questura (boom!), guarda caso nel mentre scrivevamo dell’appalto più mafioso della città: piazza Fera/Bilotti. Perciò non vi meravigliate, sono capaci di tutto.

Ma chi sono gli anarchici attenzionati dalla digos cosentina? È chiaro che non potevano usare gli anarchici già incriminati nell’inchiesta “No Global”, e non è servito tanto per scoprire che gli unici e soli a Cosenza e provincia a solidarizzare con Cospito sono gli anarchici che gestiscono lo “Spazio Anarchico LunAnera”. Che “operano” in sinergia, nel ricordo di Franco Di Gioia, con la “cellula” di Grisolia. Un anno di pedinamenti e intercettazioni che hanno prodotto, come al solito, vagonate di chiacchiere. Il consueto chiacchiericcio sul “chi è più rivoluzionario”, che si traduce, in centinaia di ore di registrazioni, in un mero pettegolezzo su questo o quel compagno, degno delle più classiche comari di paese. Il tutto condito dalla tradizionale prosopopea ribelle in uso a chi ama vantarsi della propria sovversione, con l’aggiunta piccante dell’adesione politica alla campagna incendiaria per Cospito, che trova, però, la sua massima espressione bombarola, nella presentazione di qualche libro. Un quadro probatorio debole che, seppur manipolato, potrebbe non convincere il magistrato. L’inchiesta va irrobustita e puntellata. E chi meglio dei rompicoglioni che tanto fastidio hanno creato al dottor De Marco e alla Petrocca può fare da pilastro all’inchiesta?

L’attentato all’ambasciata italiana in Grecia crea l’occasione perfetta a De Marco, che ha tanti conti in sospeso con gli antagonisti, per infilare dentro l’inchiesta anche Berta e il suo compagno. Le tante coincidenze che creano un apparente legame tra Berta, il compagno, e gli attentati, così come vi abbiamo già raccontato facendo finta di ipotizzare (https://www.iacchite.blog/attentato-allambasciata-italiana-in-grecia-la-pista-anarchica-che-arriva-a-cosenza/), se artatamente manipolate, potrebbero convincere i suoi superiori della bontà del suo lavoro. Gli anarco-insurrezionalisti che solidarizzano con Cospito ci sono, 5 o 6, ma ci sono, i sovversivi che vanno e vengono dalla Grecia e girano mezza Europa con contatti eversivi pure, che vuoi di più dalla vita? Una bella retata “mista” ci può scappare. Tanto non serve provare un legame tra le due realtà politiche, per la digos anarchici e comunisti sono la stessa cosa. Anche se sanno bene che non è così: dopo un anno ad ascoltare tutto il veleno che gli anarchici cosentini attenzionati sputano addosso agli antagonisti, anche u chiù turdu da digos, ha capito la differenza. Ma per De Marco va bene così, del resto questa mescolanza ha già funzionato con l’operazione No-Global, perché non dovrebbe funzionare anche ora? L’importante è superare lo scoglio del Gip che deve firmare l’ordinanza, tutto il resto, estraneità ai fatti degli indagati compresa, è secondario.

Questo è quello che De Marco sta facendo, a che pro ognuno può dedurlo da solo, e se non è vero che è così, ci smentisca. E siccome non può farlo ci permettiamo di dargli un consiglio per la buona riuscita del suo piano: se hai bisogno di altro materiale per sostenere la tua tesi, puoi rivolgerti alla procura di Perugia e al Ros che hanno già perquisito la casa di una coppia di anarchici in provincia di Cosenza. Il Ros è già avanti, fai presto se non vuoi arrivare secondo. Se tutto ciò non dovesse bastare, per dimostrare come è facile attingere a informazioni riservate a Cosenza, beh, qualche altra storia, a sostegno della nostra tesi, come farebbe il buon De Marco sempre alla ricerca di nuove prove, la possiamo sempre tirare fuori. E cchi ci vo’…