La doppia morale di Occhiuto: dalle denunce dell’ex Jolly alle minacce della metro

Quando la realtà si fa avanti Occhiuto indietreggia. Anche se lo fa con estrema cautela e senza mai sbilanciarsi più di tanto, ma lasciando intendere, a chi vuole intendere, che se non si trova una soluzione nelle prossime settimane anche in questo caso è pronto – così com’è successo per il “caso Hotel Jolly” con l’annuncio di una denuncia nei confronti del comitato d’affari che si oppone alla realizzazione del Museo del Nulla di Alarico” – all’ennesimo gesto estremo.

Con un lunghissimo post, Occhiuto, interviene sulla nota vicenda della realizzazione della Metro Leggera a Cosenza. E lo fa alla luce delle ulteriori polemiche e notizie circolate in questi giorni proprio sulla sua, oramai, improbabile realizzazione. Ha capito che le cose si mettono male, e che il cantiere difficilmente partirà. Specie dopo la notizia di questi giorni sul “fallimento” della CMC di Ravenna, l’impresa incaricata di costruire la Metro Leggera, e dopo il ricorso da parte della titolare della stazione di servizio posto lungo il viale. Problemi di non poco conto che inficiano realmente l’apertura del cantiere.

E così Occhiuto decide di scrivere una tiritera su FB dove cerca in qualche modo di dare na botta aru circhiu e natra aru timpagnu. Consapevole che in tanti, specie tra chi lo ha votato, non è più d’accordo con lui. La scelta di chiudere Viale Parco senza motivo, è risultata ai più incomprensibile.

Ed è per questo che Occhiuto, fittiziamente, parte chiedendo scusa a tutti i cosentini, compresi quelli della provincia, per i disagi che i tanti cantieri aperti hanno creato alla circolazione. Ma è il prezzo da pagare, dice, per arrivare ad essere una delle città più belle d’Europa. Ci tiene Mario ad iniziare la sua lettera con umiltà. Come ci tiene a spiegare la storia della “nascita dell’idea” della Metro e quanto questa sia stata condivisa da tutti, compreso il grande Giacomo Mancini.

È stato lui, Occhiuto, l’unico sindaco ad opporsi a questo progetto che avrebbe nuovamente diviso la città, chiedendo e ottenendo, in un accordo quadro stilato con la Regione, la creazione del Parco del Benessere, e un solo tracciato per la Metro inerbito senza barriere e senza cavi, così da non dover “dividere nuovamente la città in due”. Argomenta le sue ragioni Occhiuto, spiegando che le responsabilità, come sempre, non sono sue, ma della Regione “titolare” dell’appalto, e che tutto dipende dal presidente Oliverio. Ma è sul finale della lettera che Occhiuto lancia una vera e propria minaccia camuffata, comprensibile solo agli “addetti ai lavori”.

Dice Occhiuto: “Resta però il fatto che il Comune di Cosenza, così come quello di Rende, ha dato l’autorizzazione ad eseguire i lavori sottoscrivendo con la Regione un accordo quadro sulla mobilità che prevede precisi impegni (da parte della stessa Regione) sulle modalità finanziarie e di esecuzione delle opere anche in relazione ai tempi previsti. Se questi impegni non saranno mantenuti e se non vedremo nelle prossime settimane all’interno del cantiere un consistente impiego di mezzi e persone, saremo costretti (come al solito) a prendere i provvedimenti del caso e a risolvere il contratto con la Regione”.

Occhiuto ha puntato tutto sulla realizzazione del Parco, in vista soprattutto delle prossime elezioni regionali, fonte principale dei suoi prossimi sguabbi (ruberie) necessari per pagare un esercito di lecchini e clienti che dovrebbero rivotarlo. Se non partono i lavori non arriva la guagna, e senza guagna non si comprano voti. È questa la reale preoccupazione di Occhiuto, ed è per questo che dice ad Oliverio, “se entro due settimane non risolvi il problema, mandando un esercito di operai a Cosenza, la cosa finisce male”. È questo il reale significato di quel suo dire: “risolvere il contratto con la Regione”. Anche perché non esiste un contratto tra il Comune e la Regione per la costruzione del Parco del Benessere, ma bensì l’opera è inserita all’interno del famoso “accordo quadro”. Un lapsus che bisogna saper cogliere.

Oliverio dal canto suo, specie dopo il riconfigurarsi del quadro “partitico” italiano, ha tutto l’interesse, adesso, affinché Occhiuto non riceva un solo euro, almeno fino a che il quadro dei posizionamenti politici, della vecchia e stantia nomenklatura partitica, non sarà più chiaro. Situazione che potrebbe delinearsi dopo il voto delle Europee, ma Occhiuto ha fretta e non può più aspettare. Con il blocco dei lavori dell’ex Jolly i suoi bancomat sono quasi a zero. Ecco perché minaccia sotto traccia Oliverio con la storia di strappare il contratto, che non è relativo alla creazione del Parco o della Metro, ma agli accordi sottobanco che i due nel corso della spartizione del malloppo, hanno “preso”.

In questa storia non c’è nessuno che pensa al cittadino, e ai suoi interessi, siamo di fronte, ancora una volta, alla solita guerra tra bande di delinquenti politici, per la spartizione del malloppo. Tutto qui.