La famiglia Santoro e la favola di “Gioiello”: genti i puartu, statt’accuartu

Da tempo stiamo raccontando ai lettori di Iacchte’ una favola dei nostri tempi. Ovvero quella del paese di nome “Gioiello” e del suo ex sindaco, tale signor Disadorno. Una favola, per modo di dire, che non riguarda solo la sanità e gli intrecci con la clinica Tricarico di Belvedere e il clan Muto ma anche (e forse soprattutto) il porto di “Gioiello”.

Forse non tutti sanno che, in questa favola dei nostri tempi, ci sono tanti cosentini protagonisti e non certo di secondo piano.

Confessiamo, per esempio, che solo da pochi mesi ci siamo resi conto che il proprietario dell’immenso appalto-casino del porto di “Gioiello”, fermo ormai da anni e sempre sotto gli occhi di tutti nel suo infinito squallore, è un cosentino doc.

Si chiama Graziano Santoro ed è il fratello di Giorgio, avvocato massone beccato dalla Finanza l’anno scorso come evasore totale dal 2010 al 2016 ma proprietario di 17 immobili e di 60 conti corrente. Ed è anche il titolare di un’avviata farmacia a Cosenza, a due passi da piazza Fera. Come? Vi state chiedendo come mai un farmacista è proprietario di una scogliera di un paese come Diamante, e come mai non ha terminato i lavori pur avendo avuto ben 4 milioni di euro dalla Regione Calabria?

Beh, avete ragione, non si tratta di una domanda stupida ma logica.

I protagonisti di questa storia sono tanti: all’inizio fu Nicola Adamo, poi compa’ Pinuzzu Gentile, poi Ernesto Magorno. E poi, ma tanto dopo, Graziano Santoro, che altri non è che il “finanziatore-pollo” di quest’opera destinata a fare la fine di “incompiuta”. Santoro è prima alleato con Nicola Adamo, quando questi era vicepresidente della Regione e assessore ai Lavori pubblici con Loiero presidente. Diciamo pure che è una sua “creatura”. E che i porti “turistici” sono tra gli espedienti più sicuri per rastrellare soldi e mangiare allegramente tutti insieme.

Poi si allea con compa’ Pinuzzu appena cambia il governo regionale, che tanto è la stessa, identica cosa, sistema un po’ di faccende con le più importanti famiglie di “Gioiello” e parte con una serie di dichiarazioni d’amore verso la costa, dicendo di voler donare alla città una avveniristica struttura che avrebbe reso “Gioiello” un polo d’attrazione irresistibile per i turisti. Il risultato fu spargere cemento sulla scogliera più suggestiva della Calabria. Ad oggi, senza risultati. Anzi, col risultato di aver distrutto una scogliera bellissima, che ora sta lì a testimoniare il degrado della nostra politica.

Foto GURU

Eppure, compa’ Pinuzzu Gentile, a Catanzaro, quasi saltellava sulla sua scrivania piena di carte e decreti, qualche anno fa, e addirittura ne sventolava uno nella sala consiliare di “Gioiello”, affermando solennemente che c’erano 1 milione e mezzo di euro a disposizione per rifacimenti strutturali legati al porto, quali due ascensori, un ponte sul fiume Corvino, un restyling dei magazzini sotto il lungomare, ed altre grandezze simili.

Ovviamente, solo chiacchiere.

Francesco Cirillo, “gioiellese”, ha raccontato più volte questa storia e si è convinto che in molti credono ai “ciucci che volano”.

“…. Hanno creduto al Porto canale che sarebbe diventato un’enorme palude al centro del paese, per fortuna bocciato dalla Soprintendenza ai beni ambientali di Cosenza; hanno creduto al porto del francese Martinez ed al suo director fuggito con i soldi della cassa; hanno creduto nell’arrivo di un cinese miliardario che avrebbe risolto tutti i problemi del paese, e poi hanno creduto ad un porto ed a un “santo” che porterà “oro” per tutti.

Ma intanto il porto, questo porto non si fa.

 

Eppure i soldi c’erano (che c’erano è sicuro, che ci siano ora non si sa), le autorizzazioni ci sono, i consensi, a  parte le uniche opposizioni degli ambientalisti,  c’erano ( almeno vedendo le processioni che si facevano all’arrivo del “santo” portatore d’oro da Cosenza), i sindaci c’erano pure (gli ultimi due , Caselli e Magorno sono stati sempre favorevoli alla sua costruzione), c’era pure l’onnipresente assessore ai lavori pubblici della Regione Calabria, Pino Gentile che sventolava un decreto di 1 milione e mezzo di euro per opere collaterali al porto in aggiunta ai miliardi precedenti.

E c’era anche un progetto rivisitato, con una variante che si è dovuta di nuovo far approvare, pur sapendo che questo tipo di progetto e di appalto non poteva essere modificato.

Cosa è mancato quindi per poter terminare un’opera che doveva essere finita entro il 2010 ?  Le ipotesi possono essere tante e tutte meritevoli di attenzione.

La prima, più lampante, è che i lavori siano stati sbagliati sin dall’inizio per colpa dei progettisti. Il pietrame scelto era troppo fino ed il mare alla prima mareggiata ha portato via tutto.

Sotto gli occhi di tutti i “gioiellesi” si sono visti camion scaricare pietruzze per realizzare il braccio a mare.

Quale scienziato ha potuto mai mettere in atto un’azione simile ? Chi ha sbagliato quindi ? I tecnici della ditta ? La Regione, ente appaltatrice che non ha controllato ? E con quali soldi si sono fatti i primi lavori ? Con quelli del privato (circa due milioni di euro) o con quelli della Regione (due milioni di euro di soldi pubblici)?  Non c’è nessun magistrato, che non sia massone, che può mettere il naso in questo spreco di danaro pubblico ?

Seconda ipotesi. E’ stato tutto un trucco sin dall’inizio, per prendersi intanto, un pezzo di territorio conteso da tanti speculatori ed aspettare che arrivino soldi pubblici in abbondanza per fare il porto, ma con l’obbiettivo di creare ristoranti ed esercizi commerciali nella parte sottostante il lungomare. Questo lo prevede il contratto firmato fra Regione e privato e chi crede che non si voglia fare questo è meglio che guardi in cielo e veda i ciucci che volano sul porto.

Terza ipotesi. Il proprietario dell’appalto ha davvero sbagliato tutto. E’ una persona onesta ed è stato preso in giro da malfattori. In questo caso allora lasci tutto e dica le cose come stanno, denunciando il tutto a qualche magistrato, liberando questo paese dal peso di questo inutile e fantomatico porto.

Ad oggi , allo stato attuale delle cose, se si vuole davvero bene a questo paese, si può fare solo una cosa, lo tengano bene in mente sia il PD, che tutti i partiti e movimenti che credono in questa inutile opera, così come l’intera amministrazione. Revocare la concessione della Regione e riconvertire l’area.

 

Ma ovviamente non è finita qui.

1 – (continua)