La seconda vita (armata) di Marco Minniti

LA SECONDA VITA DI MARCO MINNITI

Il ministro Crosetto, rispondendo ad un’interrogazione alla Camera ci ha informato che l’Italia ha venduto armamenti nel 2023 per un valore di 417 milioni. Nel 2022 l’ammontare era stato  di quasi 4 milioni. Le commesse alla Leonardo SpA ammontano nel 2023 a circa 20 milioni di euro. Alla Rheinmentall Italia, appartenente al colosso tedesco omonimo, sono arrivati ordinativi per oltre 100  milioni di euro. Alla Mes – Società meccanica Italiana – siamo a oltre 40 milioni di euro. L’esportazione di armi verso Israele ha raggiunto i 10 milioni di euro. Il tetto di vendita lo raggiungiamo con l’Arabia Saudita a cui abbiamo venduto armi per 363 milioni di euro, fino al 2022 c’era l’embargo verso l’Arabia Saudita. Al regime di Al Sisi abbiamo venduto armi per  quasi 38 milioni di euro.

Anche le pietre sanno che Crosetto è stato un importante imprenditore nel campo degli armamenti, di cui è stato presidente della Federazione  che li raggruppa, l’AIAD. Inoltre è stato presidente della Orizzonte Sistemi navale, una Joint venture tra la Leonardo SpA e Fincantieri fino a pochi mesi prima della sua nomina a ministro, che lui escludeva categoricamente affermando fino a poche settimane prima della nomina la classica frase da ultime parole famose: “Se avessi voluto fare il ministro, mi sarei candidato!” (sic!).

La Leonardo, colosso italiano degli armamenti e non solo, con una grossa partecipazione pubblica, è una potenza economica, che naturalmente pensa a produrre e vendere ma per fare questo pensa anche ai rapporti con tutti i mondi che possono incidere sull’immagine dell’azienda stessa. Soprattutto in un campo così delicato come gli armamenti sono fondamentali le relazioni e i rapporti che si vanno a creare e a coltivare per costruirsi una immagine positiva. Come dire: sì, produciamo armi, ma lo facciamo per dare ricchezza alla Nazione, lavoro alla gente, sviluppare la ricerca scientifica e così via. Questo punto esce con forza dalla contestazione in atto in tante Università Italiane dove gli studenti hanno chiesto la fine della collaborazione tra la propria Università e Israele. Per oscurare i veri motivi della contestazione, alcuni opinionisti  hanno tentato di far passare la richiesta come una sorta di scelta antisemita contro Israele e contro la sua cultura. Si parla di clima di intolleranza e di sopraffazione. In realtà la richiesta nasce da una serie di rapporti economici creati tra il mondo universitario e il mondo degli armamenti. Grazie alla contestazione universitaria abbiamo potuto sapere che ben 16 rettori italiani e altri accademici siedono nel comitato scientifico della fondazione Med-Or.

Ma che cos’è la Fondazione Med-Or (che sta per Medio-Oriente)? La Fondazione  nasce da una costola di Leonardo ed è uno strumento di relazione a livello internazionale con i paesi arabi e Israele, con il mondo economico, culturale, imprenditoriale. A presiedere la Fondazione è stato chiamato da un annetto Marco Minniti. Lasciato il Parlamento nel 2022 proclamando che lasciava la vita politica, dopo qualche mese arriva l’annuncio della sua nomina a presidente della Fondazione Med- Or. Per molti versi una nomina ancora più potente di quella di ministro o di parlamentare. Soprattutto in questi tempi di guerra. L’altra fondazione di Leonardo “Civiltà delle macchine” è invece presieduta da Luciano Violante, anche lui proveniente dal Pd. Chi pensava  che Minniti si sarebbe goduta la sua ottima pensione di parlamentare, si sbagliava, infatti ce lo ritroviamo da mane a sera in quasi tutti i Talk show che contano, passa per grande esperto di politica internazionale, di servizi segreti, eccetera eccetera.

Sono lontani i tempi in cui doveva destreggiarsi da segretario calabrese del Pci, poi Pds tra le richieste, le aspirazioni, le pretese dei tanti personaggetti che affastellavano e condizionavano la vita della sinistra calabrese, a partire dai padri padroni veri, che oggi vengono insultati – giustamente – col termine “cacicchi” ovvero Peppe Bova e Nicola Adamo, con cui vigeva un tacito accordo di potere. Minniti come punta di diamante da esibire a livello nazionale, loro più prosaicamente sottobanco a regolare la vita del partito nelle istituzioni calabresi con un ferreo controllo sulla Regione Calabria. Una vita, quella di Minniti, sotto i riflettori dello spettacolo politico, ma anche una presenza nelle stanze del potere vero che sta nella penombra.

23/05/06 AULA DELLA CAMERA DISCUSSIONE PER LA FIDUCIA AL GOVERNO PRODI, NELLA FOTO MASSIMO D’ALEMA E MARCO MINNITI ¸

Di lui si diceva che era una comunista particolare, fino ad arrivare, qualche anno fa, alla sua confessione di non essere stato mai comunista. Allievo di Massimo D’Alema, era uno dei suoi massimi consiglieri, ma era allievo anche di Francesco Cossiga, ed è uno che ha creato rapporti di amicizia e di frequentazione trasversali nell’ambito politico, istituzionale, burocratico, economico e degli apparati statali. Tanto che quel buontempone di Crozza spesso e volentieri lo sfotteva per le sue simpatie destrorse…

Cossiga e Minniti

Con il suo arrivo alla presidenza della fondazione di Leonardo questa fa un salto in avanti in termini di iniziative e di visibilità. Minniti rafforza da un lato i rapporti con il mondo culturale italiano e con le Università, da qui la presenza di ben 16 rettori che siedono nel comitato scientifico della Med-Or. Tra questi Franco Anelli della Cattolica, Giorgio Barba Navaretti della Statale di Milano, Massimiliano Fiorucci di RomaTre, Tiziana Lippiello della Ca’ Foscari e Alessandra Petrucci dell’UniFi. E nello stesso tempo rafforza le presenze internazionali. Med-Or esibisce un incredibile consiglio internazionale che spazia a tutto campo: dall’ex capo dell’intelligence Usa, John Negroponte, all’ex capo dell’intelligence saudita, Turky al Faisal; dagli ex ministri degli Esteri di Spagna e Germania, Ana Palacio e Sigmar Gabriel al ministro egiziano Rachid Mohamed Rachid; dal qatarino Khalid Al-Khater all’israeliano David Meidan fino all’ex capo dell’intelligence britannica Sir Alex Younger.

Con Minniti alla presidenza  partono  progetti sulla sicurezza globale e  sulle innovazioni tecnologiche. Il Fatto Quotidiano ci informa che “la Fondazione, nel febbraio 2023, siglava due accordi, uno con l’Israel Innovation Authority (IIA), agenzia pubblica indipendente; il secondo con Ramot, Technology Transfer Company per la valorizzazione della proprietà intellettuale dell’Università di Tel Aviv”. Subito dopo, giugno 2023, Med-Or Med-or consolidava la sua collaborazione con l’Institute for National Security Studies (Inss) di Tel Aviv con un evento organizzato a Roma. Ma il raggio di azione è davvero tutto il Mediterraneo, a cominciare dagli Stati più distanti da Israele. È di pochi giorni fa, infatti, il protocollo d’intesa con l’Algeria in “un impegno reciproco a esplorare e rafforzare la cooperazione in diversi settori chiave”.

Anche questo gli studenti contestano. Gli studenti contestano gli accordi di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele, non per antisemitismo, ma perchè  “il finanziamento potrebbe essere utilizzato per sviluppare tecnologia dual use, ovvero a impiego sia civile che militare, e che la terza linea di finanziamento delle tecnologie ottiche potrebbe essere utilizzata per sviluppare device di sorveglianza di ultima generazione, anche a uso bellico”. La richiesta che  gli studenti avanzano è: “sospendere gli accordi fino al cessate il fuoco di Israele. Il tema del dual use è centrale.  La lotta degli studenti sta portando a dei risultati importanti. Prima l’Università di Torino si è tirata fuori dall’accordo tra Italia e Israele, adesso anche l’Università di Psa. il rettore di UniBa, Stefano Bronzini, che ha accolto l’invito di uscire dal board scientifico di Med-Or. Sono almeno 20 gli atenei in protesta – tra cui Roma Tre e Tor Vergata, Trento, Firenze, Pisa, Milano e Milano-Bicocca, Napoli e Bologna – e vedono per la prima volta una saldatura tra studenti e docenti e ricercatori per la “smilitarizzazione” e l’autonomia delle università. Speriamo che questa lotta si allarghi ancora di più e che coinvolga maggiormente anche le Università calabresi.