L’affare delle mascherine svelato dal Fatto.it: il patto scellerato tra Minenna e Pini

Il Fatto Quotidiano nel 2020 aveva svelato l’affare delle mascherine che oggi ha determinato una serie di arresti eccellenti della procura di Forlì, tra i quali l’attuale assessore regionale calabrese Marcello Minenna, che all’epoca

L’affare delle mascherine svelato dal Fatto.it – L’affare della fornitura comincia nei primissimi giorni della pandemia. Risale infatti al 16 marzo 2020 un accordo quadro fra la Codice srl, rappresentata da Pini e l’Ausl Romagna. Le mascherine erano importate da un’azienda cinese. Secondo le ipotesi della procura, determinante è stata da parte dell’Agenzia delle Dogane, la connivenza nell’importazione. Giunte in Italia, infatti, le mascherine dovevano essere sdoganate: e qui entrava in gioco Minenna. Gli investigatori sono convinti di aver ricostruito quelli che considerano “comprovati rapporti corruttivi” tra Pini e l’ex numero uno dell’Agenzia delle Dogane, oltre che con poliziotti e funzionari della prefettura. Secondo la procura tra Pini e Minenna c’era un “pactum sceleris“: il primo si sarebbe mosso per accreditare Minenna “all’interno della Lega in modo venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a Dg dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva”. Minenna, continuano i pm,”accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”, in particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci” fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta. Secondo le accuse l’ex direttore delle Dogane “metteva a servizio di Pini l’esercizio della sua funzione pubblica sia intervenendo egli stesso con gli uffici territoriali per risolvere le problematiche di Pini sia dando ordini ai suoi più stretti collaboratori, dirigenti nazionali dell’Agenzia delle Dogane, di mettersi a disposizione” dell’ex parlamentare della Lega “per risolvergli i problemi che l’imprenditore aveva in fase sdoganamento della merce ovvero in fase di accertamenti da parte dei funzionari territoriali delle dogane”. La vicenda era stata svelata dal ilfattoquotidiano.it

Alle nostre domande sul legame con Minenna, Pini aveva replicato negando favori per sdoganare mascherine cinesi: “Non mi pare che abbia un ruolo operativo nelle certificazioni e sui controlli. Non gli ho sollecitato nulla comunque, e sono andato a trovarlo in sede a Roma solo una volta, quando avevo una mezz’oretta libera”. Resta da capire come poteva Pini accreditare Minenna nei ranghi della Lega: l’ex deputato, infatti, era da tempo in rotta con Matteo Salvini e non si è mai iscritto alla Lega per Salvini premier, rimanendo un sostenitore del vecchio Carroccio a trazione settentrionale.