L’Affruntata tra sacro e profano con le ‘ndrine del Vibonese sempre in agguato

Fede, tradizione, religiosità popolare e un po’ di folklore. La Pasqua nel Mezzogiorno e in Calabria è soprattutto questo: la Resurrezione di Cristo si trasforma in una rappresentazione pubblica, con “attori” tutt’altro che improvvisati a scorazzare per le vie centrali dei paesi, in un mix di sacro e profano. Sono sottili fili di sotterranee corrispondenze a guidare l’incontro tra Cristo Risorto e la Madonna. Simbologie tese a ricercare dietro l’evento pasquale legami non necessariamente riconducibili alla realtà fenomenica. Come ogni altro evento che investe tutta la comunità, il rituale è un enorme contenitore di messaggi, di segni e di codici che, attraverso il non detto e la metafora, possono intrinsecamente creare un gergo. In Calabria è ancora molto radicato il vangelo delle apparizioni del Cristo alla Madonna, detto oltre che Affruntata, anche Svelata, Cumpruntata, Cunfrunta o Cumprunta, ‘Ncrinata.

L’evento. Tante le modalità di rappresentazione attraverso cui ciascun centro della Calabria, in maniera personalizzata, interpreta l’incontro tra Gesù Risorto e sua Madre. In sostanza, la statua di san Giovanni fa la spola tra le altre due per 3 o 5 volte (il numero dei passaggi varia da paese a paese) avanti e indietro, con passo sempre più veloce, come messaggero della Resurrezione di Cristo. All’ultimo passaggio si incontrano correndo davanti Gesù e San Giovanni da una parte e l’Addolorata dall’altra. All’incontro il velo nero del lutto viene tolto dalla statua di Maria, la cosiddetta “sbilazioni”, “sbilata” o “sbilamentu”, lasciando visibile un vestito di festa. Una cattiva riuscita della funzione è secondo la tradizione presagio di sventura per la comunità.

La ‘Ncrinata. Particolare attenzione riveste la ‘ncrinata di Dasà nel Vibonese. La cerimonia religiosa consiste nel rappresentare l’incontro tra San Giovanni Evangelista e la madre di Gesù. In tale occasione San Giovanni le annuncia la risurrezione del Cristo e Maria colta da grande emozione per tale  notizia, si precipita di corsa, assieme all’Evangelista verso suo figlio e quando lo vede, le viene tolto il mantello nero per sfoggiare un nuovo meraviglioso mantello azzurro con ricami in oro. Il tutto enfatizzato da un coinvolgimento emotivo degli spettatori e dal rombo dei fuochi artificiali.

I significati. L’interpretazione dell’incontro è che Gesù non solo non appaia anzitutto a Maria, ma che Giovanni l’evangelista costituisca il mediatore di questo incontro e l’annunciatore della vittoria del Figlio sulla morte. Secondo la credenza popolare, Maria non accetterebbe inizialmente la Resurrezione del figlio e soltanto al terzo annuncio deciderebbe di seguire Giovanni. Ma l’Affruntata ha una serie di altri significati.  Una rilettura singolare accostata ad altre interpretazioni: la comunità legge l’andamento del rituale come come “visione – previsione – presagio” valida per l’anno successivo e gli auspici vengono estrapolati proprio dal modo in cui riesce l’Affrontata. Se il rituale non ha intoppi, se l’incontro riesce ad essere sincronizzato alla perfezione, per il paese, e quindi per la comunità, tutto andrà bene, fino alla Pasqua successiva.  Nell’Affruntata confluiscono persino credenze di antichi riti pagani legati alle figure di Kore, Persefone e Proserpina, legate ai riti sotterranei di passaggio, di soglia e di rinascita.

Le fonti. Documentazioni storiche attestano che l’Affruntata derivi dal Medioevo anche se ha radici precristiane e che racconta, con una intensa partecipazione corale, i riti di passaggio della primavera, della rinascita e del ciclo vitale dei campi.

L’incanto. Questa modalità per decenni ha stabilito quali sarebbero stati i portatori delle statue. In passato per decidere quando fermare l’asta venivano utilizzati dei fiammiferi: quando la fiamma si spegneva, l’asta era dichiarata chiusa. Successivamente le offerte dell’asta sono state presentate in busta chiusa. Questa modalità è stata di recente sostituita dal semplice sorteggio tra i “contendenti”.

Il rito e le cosche. L’ Affruntata risulta essere stato infatti uno dei riti religiosi utilizzati dalla ‘ndrangheta calabrese per manifestare il proprio potere sul territorio. Non a caso i portantini delle statue, soprattutto quella di San Giovanni, sono stati per anni riconosciuti boss delle ‘ndrine, poi condannati se non addirittura giovani ndranghetisti che avevano appena ricevuto il “battesimo”. Diversi pentiti hanno riferito che gli affiliati ai clan, battezzati nell’arco dell’anno avrebbero dovuto fare la loro apparizione pubblica proprio durante la rappresentazione, portando sulle spalle la statua di San Giovanni, simbolo di forza e potere. Fonte: Zoom24