Lamezia 2019, tutti contro tutti: e Materazzo smaschera il “patto” Ferro-Pegna

Quando mancano ormai soltanto pochi giorni alla presentazione delle liste per le elezioni del prossimo 10 novembre, a Lamezia Terme si assiste ad un penoso “balletto” di nomi e accordi per le candidature tutto interno al “sistema di potere” della politica, quasi come se non fosse vero (come purtroppo invece è verissimo!) che si va a votare perché il consiglio comunale è stato sciolto per mafia e per giunta per la terza volta… Una sorta di tutti contro tutti!

L’oscar della faccia di bronzo va senz’altro a Paolo Mascaro, sindaco uscente del centrodestra in quota Pino “Parrucchino” Galati, primo cittadino responsabile certamente, anche se in via indiretta, di tutte le porcherie che hanno portato allo scioglimento. Le motivazioni, del resto, parlano molto chiaro in tal senso.

IL CENTRODESTRA DI MASCARO

Condizionamento evidente della criminalità, appalti pubblici gestiti in maniera irregolare per avvantaggiare ditte vicine alle cosche, generale disordine organizzativo e amministrativo. I giudici del Consiglio di Stato – presidente Franco Frattini, consiglieri Massimiliano Noccelli, Stefania Santoleri, Giovanni Pescatore e Raffaello Sestini – in 37 pagine della sentenza spiegano punto su punto perché il Consiglio comunale di Lamezia Terme doveva essere sciolto e resta sciolto, mettendo così una pietra tombale sulla legislatura Mascaro. E lanciando anche un monito alla comunità in vista dell’imminente consultazione elettorale del 10 novembre. “Ogni futura azione politica e amministrativa, che risulterà dall’esito delle prossime elezioni – affermano i giudici amministrativi nel provvedimento emesso qualche ora fa – dovrà recidere qualsiasi rapporto, qualsiasi compromesso con il potere mafioso, senza scendere a patti con esso per convenienza o connivenza o mero timore, se vorrà essere autenticamente rispettosa del principio democratico, che anima la Costituzione”.

“Questo Collegio – si legge ancora nel provvedimento – deve rilevare che la disciolta amministrazione comunale, anziché operare in modo “esemplare” come pure affermano gli appellati nella loro memoria, non ha nemmeno atteso, incontestabilmente, lo scadere del termine previsto dall’art. 92, comma 3, del d.lgs. n. 159 del 2011 al fine di acquisire la documentazione antimafia, per affidare il servizio ad una società inquinata da grave condizionamento mafioso, che da moltissimi anni continuava a svolgere detto servizio, mentre sarebbe stato opportuno attendere l’emissione del provvedimento antimafia liberatorio”.

Per poi aggiungere: “Indubbio che una gestione poco lineare e trasparente delle procedure ad evidenza pubblica costituisce terreno fertile per l’inserimento della criminalità organizzata e la disorganizzazione e il disordine amministrativo costituiscono terreno fertile per le condotte infiltrative della criminalità organizzata, ciò che è dimostrato, peraltro, dalle continue proroghe contrattuali utilizzate per sopperire all’esigenza di continuità nell’erogazione dei servizi pubblici essenziali”. I giudici passano in rassegna i consiglieri comunali e i vertici politici coinvolti in operazioni giudiziarie: “i condizionamenti mafiosi sulla vita amministrativa dell’ente, per i collegamenti diretti o indiretti dei suoi amministratori con la ‘ndrangheta – affermano – si sono riflessi in un generale disordine amministrativo nella gestione degli appalti pubblici, con affidamenti diretti e proroghe in favore delle medesime imprese”.

Pino Galati e Paolo Mascaro

“L’insieme di questi elementi – scrivono i magistrati – la cui pregnanza e univocità appare difficilmente contestabile, dimostra l’esistenza di una fittissima rete di intrecci, legami, cointeressenze tra i vertici politici del Comune, che essi appartengano alla maggioranza o alla minoranza, e una irrimediabile compromissione del governo locale con soggetti e logiche di stampo criminale mafioso, considerata persino la contestazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ad alcuni degli amministratori locali”.

E per essere ancora più espliciti, aggiungono: “Il contributo determinante della mafia nel condizionare il voto popolare, è tale da inficiare irrimediabilmente il funzionamento del consiglio comunale per un suo vizio genetico, essendo difficilmente credibile, secondo la logica della probabilità cruciale, che un consiglio comunale i cui componenti siano eletti in parte con l’appoggio della mafia, per una singolare eterogenesi dei fini, possa e voglia adoperarsi realmente e comunque effettivamente, non solo per mero perbenismo legalitario, per il ripristino di una effettiva legalità sul territorio e per la riaffermazione del potere statuale contro l’intimidazione, l’infiltrazione e il sopruso di un ordinamento delinquenziale, come quello mafioso, ad esso avverso per definizione”.

Bene, nonostante queste motivazioni quasi disarmanti, Mascaro – che è stato incredibilmente giudicato ancora candidabile – ha annunciato da tempo che sarà in campo con ben tre liste civiche. Della serie: se non è faccia di bronzo questa, diteci voi cos’è… 

IL CENTRODESTRA DI WANDA FERRO 

Nel centrodestra “ufficiale” si registra intanto una durissima dichiarazione dell’ex sindaco,  Pasquale Materazzo contro Wanda Ferro che, a suo dire, avrebbe perorato la candidatura dello scadente impresario di concerti e spettacoli Ruggero Pegna anche in virtù del fatto che egli stesso, insieme a Pasqualino Scaramuzzino, era in ballottaggio all’interno della coalizione formata da Fi, Fdi, Lega, Udc, Dc e altri. I tempi in cui Wanda posava col “Parrucchino”, con Mascaro e persino Jole Santelli ormai sembrano lontani anni luce, anche se rimangono “eterni” a causa delle fotografie… “Era da tempo – dichiara Materazzo – che avevo mostrato interesse ad una candidatura  a sindaco della città perché vivendo per ragioni di lavoro il nostro comune, quotidianamente ho avuto modo di verificare come la città naviga rapidamente verso il baratro. Ho avuto modo in questi mesi di riscontrare che la mia persona non aveva  quella presa che immaginavo nella classe politica cittadina, per cui mi ero messo da parte. Una decina di giorni fa venne da me un caro amico comune ad un emergente  politico, di belle speranze proponendomi la candidatura al quale senza tentennamenti dissi di si. Qualche giorno dopo verificai che si faceva spazio la candidatura dell’amico Ruggero Pegna, in contrapposizione alla mia, ma mi venne spiegato che era un nome fatto da Forza Italia ed accettato da Fratelli d’Italia. In realtà mi sono reso conto che Wanda Ferro lo ha imposto ai politici dirigenti lametini. L’imposizione nasce dal fatto che volendosi candidare come presidente delle Regione alle prossime elezioni, la signora gradisce un sindaco suo su Lamezia. Non c’è dubbio che se così sarà questi politici nostrani dimostrano con i fatti di essere dei politicanti e che privilegiano la difesa di posizioni personali rispetto alle necessità dei cittadini. Voglio dire all’amico Pegna che se lui mi dimostra come intende risolvere la situazione economica del Comune, ormai sull’orlo del dissesto, sia per i 19milioni di euro di debiti della Multiservizi che degli altri 20/30 del Comune, ebbene io sarò con lui. Se – conclude Materazzo – mi dimostra che ha un programma per la città che deve essere la sommatoria di proposte risolutorie dei tanti problemi irrisolti, io sarò con lui.Ma se la sua candidatura è solo un modo maldestro di indebolire la città, io farò l’impossibile per contrastarlo con tutti i mezzi possibili e immaginabili”.

Quanto basta per determinare la replica del centrodestra. 

“L’idea di candidare Ruggero Pegna – si legge in una nota che in realtà non smentisce ma conferma soltanto quanto ha dichiarato Materazzo – è nata dal tentativo di individuare un candidato condiviso, trovando subito la convergenza di tutti, diversamente da altri nomi proposti o autoproposti”. Vi “raccomandiamo” poi le parole di Pegna, che quanto a faccia di bronzo non ha niente da invidiare a Mascaro, il quale ha il coraggio di dire che la sua figura “non è identificabile in uno specifico partito, ma è la sintesi di un progetto innovativo rivolto esclusivamente all’ amministrazione di Lamezia Terme”. E invece tutti sanno che Pegna è solo il pupazzo-burattino imposto da Wanda Ferro. Che tristezza… 

IL CENTROSINISTRA

Se il centrodestra piange, non si può certo dire che il centrosinistra rida… Il Partito democratico ha trovato il “nome” del candidato a sindaco da portare al tavolo  del centrosinistra. Si tratta di Maria Teresa Morano,  esponente dell’Ala, l’Associazione antiracket lametina. Ma è un nome che non solo non ha trasmesso entusiasmo ma – se possibile – ha aumentato i problemi interni alla coalizione.

Molti esponenti storici del Pd, tra i quali Italo Reale, per esempio avevano indicato Rosario Piccioni o Francesco Grandinetti. Ma il partito non poteva indicare nomi esterni ad essoOra la “palla” passa al resto degli  “alleati” che, stando ai soliti bene informati, non fanno certo “salti di gioia” per questa indicazione. A cominciare dal movimento “Lamezia bene comune”, che dovrà adesso decidere se andare da solo con Rosario Piccioni o aggregarsi intorno ad una figura che al momento non nutre moti consensi a sinistra.

Francesco Grandinetti

Lo stesso vale per “Lamezia Viva” di Milena Liotta, che, assieme a Francesco Grandinetti, ha proposto la nascita di un Polo civico al quale hanno aderito anche Nicolino Panedigrano a capo di un raggruppamento, sempre civico, con esponenti di  comitati e associazioni impegnate per la difesa dei diritti sanitari e non solo. In attesa delle determinazioni dei Cinquestelle, il quadro nel centrosinistra si presenta “confuso” e ancora estremamente incerto.

Milena Liotta e Francesco Grandinetti hanno convocato per questa mattina una conferenza stampa. Hanno annunciato in particolare di essere disponibili a fare un passo indietro per il bene della coalizione di centrosinistra e, nello stesso tempo, invitano il Pd a non proseguire sulla strada della candidatura a sindaco di Maria Teresa  Morano: “Con  questa scelta – affermano – hanno sconquassato il centrosinistra”.