Lamezia, il “tradimento” di Minniti al “povero” Mascaro

Il sindaco di Lamezia Terme, il prode Paolo Mascaro, oggi clamorosamente “riabilitato” dal Tar del Lazio, che ha annullato lo scioglimento del Comune, il 23 ottobre 2017, dopo aver letto sui giornali on line calabresi la notizia che la Commissione d’accesso antimafia aveva proposto lo scioglimento del “suo” Comune, non sapeva proprio darsi pace.

«A mio parere – aveva commentato Mascaro – è impossibile che la Commissione d’accesso abbia proposto lo scioglimento del Comune perché gli ultimi atti ufficiali risalgono al 3 ottobre, quando mi è stata richiesta la copia di un atto. Il 16 ottobre, in seguito a ciò – ha aggiunto – ho anche inviato una memoria nella quale ho chiesto di essere sentito. Non credo che possa essere giunta sul tavolo del Ministero tale richiesta, non ci sarebbero i tempi tecnici. Ciò che, poi, mi sorprende è anche il fatto che la stampa abbia avuto la notizia prima del sindaco che, tra le altre cose, aveva chiesto ufficialmente di essere sentito. Questo non può succedere in uno Stato di diritto».

Era proprio arrabbiato, il prode Mascaro. Ma la notizia, ahilui, non solo era vera ma era garantita al limone, anche perché l’aveva pubblicata persino il giornale notoriamente vicino proprio al ministro dell’Interno Minniti. Già, Minniti.

Neanche tre mesi prima, il 31 agosto, Minniti in persona era stato in pompa magna a Lamezia, ricevuto da Mascaro con la fascia tricolore e da Gratteri, nel frattempo nominato da un anno procuratore a Catanzaro, per la cerimonia di inaugurazione della ristrutturata caserma dei carabinieri di Lamezia con la contemporanea elevazione del presidio da Compagnia a Gruppo. Con tanto di parole epocali tipo “… la lotta alla ‘ndrangheta passa dalla Calabria e, soprattutto, attraverso il lavoro instancabile delle forze dell’ordine e della magistratura che hanno avviato un importante percorso…”. Minniti si era fermato un po’ di tempo lì a Lamezia ed era stato particolarmente cordiale con Mascaro, che ovviamente gli si era attaccato addosso e non l’aveva mollato un centimetro facendosi scattare mille foto ma soprattutto “strappandogli” la promessa che il “suo” Comune non sarebbe stato sciolto. E invece niente, proposta di scioglimento e neanche una telefonata per avvertirlo. L’ha dovuto apprendere leggendo il giornale, mannaia… E Minniti, dal canto suo, gli aveva proprio voltato le spalle. Il 22 novembre 2017 era scattato il terzo scioglimento per mafia a Lamezia, dopo quelli del 1991 e del 2002. Ma adesso la situazione è incredibilmente cambiata.