L’Antimafia delle chiacchiere

Madame Fifì alias Enza Bruno Bossio

Viene da chiedersi in tutto questo tourbillon qual è il ruolo e quali sono i doveri della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari”, in vista della visita a Cosenza il 26 e il 27 di questo mese.

Una visita, la loro, annunciata in un modo e finita in un altro. Come abbiamo già scritto. Che ci è da subito parso un segnale positivo. Ma poichè l’ansia nella redazione cresce a dismisura, ci siamo guardati attorno e analizzando il loro lavoro e leggendo i nomi dei componenti, l’angoscia ha sovrastato tutto, anche l’ansia. E siamo caduti in una profonda prostrazione, che c’ha indotti verso nuovi confini del nostro già intergalattico pessimismo cosmico. E ciò che fino a qualche ora fa sembrava il paradiso, cioè pensare alla venuta della commissione come un elemento salvifico, si è trasformato nell’inferno.

E’ stato bello veramente per qualche ora crederci. Ma la nostra schizofrenia paranoide ci ha fatto viaggiare verso altri mondi paralleli dove la gente fuori di testa come noi si chiede se quelle che loro chiamano missioni, sono, in realtà, solo delle passerelle spaziali. Come la stragrande maggioranza delle persone pensa. Io, purtroppo, in questa fase down penso che l’annunciata visita, per le ragioni di cui sopra, sarà esattamente quello che la gente pensa: una passerella inutile e dannosa, che illude e non risolve.

Del resto loro ci hanno abituati a vederli solo e sempre in sonnecchiosi e pallosi convegni. Le ragioni della mia disillusione: a me personalmente è capitato di parlare con alcuni politici componenti di questa nobile commissione e pare che ogni cosa che gli chiedi, la risposta è sempre la stessa: “non abbiamo le competenze” , oppure, “non abbiamo l’autorità”. Se per alcuni questa espressione serve ad ammantare la loro pavidità, per altri è questione di commistioni. Perché non è vero come dicono loro che non possono fare niente, in termini di indagine e convocazioni, perché a leggere il loro statuto le cose non stanno come loro dicono. Leggiamo un attimo il passo del loro regolamento che chiarisce le competenze, i poteri e le limitazioni, della commissione.

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“REGOLAMENTO INTERNO commissione antimafia e dei suoi componenti”.

TITOLO IV

MODALITA’ PROCEDURALI E STRUMENTI OPERATIVI DELL’INCHIESTA

Art. 15. Svolgimento dell’inchiesta. Poteri e limitazioni

  1. La Commissione procede alle indagini ed agli esami con gli stessi poteri e gli stessi limiti dell’autorità giudiziaria.
  2. La Commissione può affidare ai Comitati di cui all’articolo 1, comma 4, della legge 10 ottobre 1996, n. 509, compiti particolari su oggetti e per tempi determinati. I Comitati riferiscono alla Commissione in ordine alle risultanze della loro attività di acquisizione conoscitiva.

Art. 16. Attività istruttoria

  1. Oltre alle indagini ed agli esami di cui al comma 1 dell’articolo 15, la Commissione può procedere ad indagini conoscitive, acquisendo documentazioni, notizie ed informazioni nei modi che ritenga più opportuni, anche mediante libere audizioni.

  2. I Parlamentari, i membri del Governo ed i magistrati incaricati di procedimenti relativi agli stessi fatti che formano oggetto dell’inchiesta sono sempre sentiti nella forma dell’audizione libera. […]

 

Dunque, a leggere questo passo, pare che la commissione abbia gli stessi poteri di quelli di una “procura”. Certo, non può agire sulla libertà personale (come è giusto che sia) ma può condurre indagini e convocare chi gli pare, anche con un atto notificato dalla polizia giudiziaria. Può chiedere di visionare qualsivoglia documentazione, e di tutti gli enti, tribunale compreso.

Ecco perché sono caduto in questa forte depressione. La risposta di questi membri antimafia suona a pelle come una scusa. E cercano di intortarmi. Sanno che non possono travalicare certi limiti autoimposti. Devono limitarsi alle formalità. Anche quelli che vorrebbero essere onesti, devono uniformarsi. Non bisogna “sconfinare” nelle prerogative della magistratura che rimane libera ed indipendente così come dice la Costituzione. Questa è la scusa principale dei pavidi perché sanno che non possono indagare su giudici, politici e pezzotti vari, e non vogliono passare da intrallazzini. Altrimenti spiegatemi che vuol dire questo chiaro articolo che voi avete scritto: La Commissione procede alle indagini ed agli esami con gli stessi poteri e gli stessi limiti dell’autorità giudiziaria.

E’ ovvio che non può esserci sovrapposizione, ma neanche limitazione laddove si ravvisano ipotesi di reati mafiosi anche nei tribunali, ad opera di giudici, o a conclamate omissioni di ufficio. Se è stato scritto questo articolo che attribuisce alla commissione gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria, vuol dire che si poteva scrivere e che non è anticostituzionale. Chiacchere, ci raccontano solo chiacchiere. Giocano sulla nostra ignoranza in materia. A questa commissione, tutto interessa meno che combattere la corruzione mafiosa.

Perché chi la compone spesso e volentieri fa parte della matassa, o ha qualcosa da nascondere (con le mie dovute eccezioni). Altrimenti, pavidi a parte, perché non esercitare questa funzione di “controllo e ispezione” come Dio comanda? Dunque, non è peregrino, nella paranoia cosmica, pensare che tra i componenti di questa commissione, di tutti i partiti, esiste un tacito accordo politico di non belligeranza, intrinseco a questo, diciamolo, inutile carrozzone. Ecco, l’ho detto!

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Si potrebbe dire, in questa mia logica perversa, che ognuno di loro conosce una magagna dell’altro e questo crea il giusto equilibrio affinchè ognuno si faccia i fatti propri. Altri membri, invece, vengono messi dentro la commissione per spiare giudici e pm, per avere carte e manipolare verbali e informazioni.

Insomma, a mio avviso, questa commissione è una parvenza istituzionale alla lotta alla mafia, che altro non fa che alimentare la repulsione sociale verso questo modo di affrontare un problema, quello della commistione politico/mafiosa, di cui oramai conosciamo vita morte e miracoli.

Voglio dire : basta con questi convegni, abbiamo capito, sappiamo tutto sulla ‘ndrangheta, codici, nomi, luoghi, attività, tutto, ma proprio tutto. E da tutti i punti di vista: antropologici, sociali, economici, culturali, storici, giornalistici. In poche parole, basta con l’antimafia delle chiacchiere e dei salotti. E non voglio contare quella ladrona ed imbrogliona. Francamente pare sia arrivata l’ora di andare oltre alle chiacchiere, la gente sa, è edotta.

Quello che si aspetta adesso non è certo l’ennesimo convegno, ma qualcosa di più incisivo, tipo, che so, sbattere fuori (non dico dentro, perché la galera non la auguro a nessuno, nemici compresi) un po’ di corrotti dalle istituzioni della nostra città. Ma sappiamo bene noi e loro che per far questo serve la giusta dose di coraggio ed onestà, e con i dovuti distingui, a scorrere l’elenco dei membri di questa commissione, nomi che confermano quanto da me fin’ora nel delirio detto, pare che delle due succitate qualità pochi ne siano forniti.

E ora che vi dico i nomi, restando solo sui nostri parlamentari, voglio vedere chi contraddice questa mia folle visione. Su tutti spiccano tre soggetti che non ti dico. Enza Bruno Bossio, Ernesto Magorno, Dorina Bianchi. Che non sono il massimo dell’onestà. Che non si riferisce necessariamente a quella materiale, ma anche a quella politica e intellettuale. E mi pare che il trio non brilli certo per questo tipo di onestà.

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Infatti, vi chiedo, avete mai sentito la Bruno Bossio dire una sola parola sulla corruzione dilagante nel nostro tribunale? Cosa che sanno tutti, compresi quelli che ci lavorano, nonché argomento, oggi, sulla bocca di tutti.

Avete mai sentito Magorno, o Dorina dire qualcosa sulla corruzione dilagante nella pubblica amministrazione (chiacchiere da comizio a parte, stiamo parlando nell’esercizio di membro della commissione)? Avete mai sentito Madame Fifì dire una sola parola sull’esercizio improprio, ad esempio, degli affidamenti diretti? O dire che a Cosenza c’è la mafia? Io mai.

Allora le cose sono due: o Madame Fifì, e gli altri due, pensano veramente che a Cosenza non c’è la mafia, nè commistioni tra faccendieri e politici, oppure si vede che non lo possono dire. E solo loro possano saperne i motivi. Io l’ho detto, nel vaneggiamento, perché secondo me non possono parlare, altrimenti gli altri tirano fuori i loro di intrallazzi.

Certo è che se dovessero pensare la prima, cioè che la mafia non esiste, a differenza di tutti i cosentini che bene sanno il livello di mafia e corruzione che ha raggiunto la nostra città, beh, quantomeno, almeno a Madame Fifì, le va riconosciuta l’ingenuità degli anni, e della prima nomina. La stessa, ingenuità, di chi pensa che la Rosy Bindi possa chiedere al procuratore Granieri come mai il tribunale di Cosenza è ridotto ad una succursale della più nota Corte dei Miracoli.

Perché prima ancora che lei possa fare questa domanda, bisognerebbe chiederle prima dei suoi rapporti con il suo principale sponsor politico, Meduri. Se lei chiede cose strane al procuratore, qualcuno, dall’altra parte le chiede di spiegare le sue amicizie pericolose. Capite ora perché sono andato in paranoia? Queste audizioni mi paiono, nella mia allucinazione, delle vere e proprie buffonate. Non ci resta che sperare nello scatto d’orgoglio di qualcuno, che sull’onda di questa ritrovata coscienza popolare, al netto della mie fantasie , sappia porre le giuste domande alle giuste persone. E che la Legge, se c’è, che sia uguale per tutti. Almeno nel mio fantastico mondo.

GdD