L’appello di Salvatore alle associazioni cosentine

Da quando le sue condizioni cliniche sono migliorate, Salvatore può usufruire di qualche permesso di uscita dalla struttura nella quale è attualmente ospitato.

In una di queste uscite è venuto a farci visita in redazione, e con lui abbiamo passato qualche ora. Abbiamo parlato di questa sua ultima esperienza.

Ci ha raccontato di un percorso duro, ma utile. E di come è riuscito, nonostante lo sconforto, a venirne di nuovo fuori. Perché è su questo punto che si è focalizzata la nostra, anzi, la sua discussione. Dice che questa volta a differenza delle tante altro volte in cui è stato “ricoverato” ha avvertito che qualcosa dentro di lui è cambiata profondamente.

Una sorta di maturazione del pensiero, come piace dire a lui, che prima non c’era. Ed ha iniziato a porsi domande concrete, e sulle quali vuole restare. Domande del tipo: che ne vuoi fare della tua vita? Una domanda a cui lui ha trovato la risposta.

Ha capito che alcuni aspetti delle sua “malattia” non possono più prescindere da specifiche cure farmacologiche. Ed è da qui che parte: solo curandomi posso ritornare alla società. Perché è ad una vita normale che pensa Salvatore. Una casa, un lavoro, la famiglia, ma sa che non può averle se si sottrae al controllo costante e continuo dei suoi dottori. E questo dice di averlo accettato definitivamente e pienamente. Ne è consapevole come non mai.

Come sa che questo può avvenire solo a piccoli passi, proprio per non incorrere più negli errori del passato: appena dimesso per un mesetto tutto va bene, subito dopo, proprio perché sistematicamente ogni volta rifiuta la cura, i problemi tornano uguali a quelli di sempre. Perciò ha deciso di seguire alla lettera tutti i consigli che i dottori in questi mesi di lavoro con lui gli hanno dato.

Bisogna iniziare con piccoli momenti di socialità, magari presso strutture che si occupano di volontariato. Impiegarlo per qualche ora al giorno in lavori a lui consoni: curare un giardino, l’orto, e tutto ciò che concerne piccoli lavori manuali. Ma impiegarlo anche in attività culturali: musica, scrittura, teatro, sport. Un piccolo impegno, insomma, dove si può, alla lunga, testare la sua ritrovata “affidabilità”.

Ed è per questo che ci ha chiesto di pubblicare un suo appello. Cosa normale per noi, e gli abbiamo detto: va bene, scrivilo che lo pubblichiamo. E lui lo ha scritto. Solo che ha scritto quasi un libro. Decine e decine di fogli non numerati dove, chi conosce la scrittura di Salvatore lo sa, è veramente difficile orientarsi. Troppo ermetica. Impossibile pubblicarla.

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Allora, per non fargli torto e mantenere la promessa, ci siamo permessi, conoscendolo bene e dopo averci parlato, di sintetizzarla noi con l’introduzione di cui sopra. Quello che chiede, oltre ovviamente a ringraziare tutti per il bene dimostratogli, e chiedere scusa se ha offeso o fatto del male a qualcuno, è la possibilità di avere qualche richiesta da parte di qualunque associazione disposta a metterlo alla prova per poche ore al giorno. Finite le quali deve rientrare in struttura. Una richiesta di aiuto per iniziare come si deve e gradualmente un suo ritorno in società. Questo è quello che in sostanza chiede. Se qualcuno può dargli una mano, anche più associazioni, ci può contattare in privato sulla pagine FB di Iacchite’.

La redazione