Le cantate di Roberto Violetta Calabrese/2: le vittime dello “strozzo”

Lo strozzino Roberto Violetta Calabrese canta a più non posso. Di seguito un racconto agghiacciante su un imprenditore strozzato.

In relazione a quanto mi chiedete, posso dire di conoscere l’imprenditore S. M. di Cosenza, che ha anche degli interessi imprenditoriali all’estero; non so in quale paese. Verso la fine del 2011-inizi 2012 sono stato interessato da A. I., che, a suo dire, doveva rientrare di un credito che vantava dall’imprenditore S. M. , al quale aveva consegnato delle attrezzature.

Il mio coinvolgimento a riguardo era dovuto al fatto che ben conoscevo sia l’imprenditore e sia i suoi familiari, poiché da sempre clienti di mio padre nell’agenzia assicurativa. E al quale anche io avevo prestato denaro a strozzo. Io allora ne parlai con il cugino dell’imprenditore strozzato, G. M., che nulla sapeva al riguardo e quindi mi metteva in contatto con il fratello dell’imprenditore di nome A.

Lo stesso che invece era a conoscenza della vicenda mi disse che non poteva intervenire in nessun modo poiché il problema doveva essere risolto dal congiunto. A questo punto parlai direttamente con l’imprenditore e lo stesso mi disse che egli aveva in parte già onorato il debito a strozzo contratto con A.I. e per compensazione lo strozzino si era preso un BOBCAT di proprietà dell’imprenditore.

A.I., al contrario, continuava a vantare il credito, e nell’ occasione, nel riferirmi ciò, mi narrava che si erano recati (egli stesso, unitamente a Rango, ed altri soggetti) presso l’abitazione dove l’imprenditore si era nascosto, per timore di ritorsioni. Qui lo aggredirono e lo malmenarono proprio per intimidirlo e indurlo a versare ad A. I. la somma di denaro che ammontava, a detta di A. I., a 100.000 euro.

Roberto Violetta Calabrese
Roberto Violetta Calabrese

Dopo l’aggressione, l’imprenditore si era riappropriato del BOBCAT già citato. Dell’avvenuta aggressione l’ho appreso anche direttamente dall’imprenditore, incontrato dopo due o tre giorni vicino all’officina del cugino, e in quell’occasione, ricordo, lo stesso portava ancora evidenti segni al volto di quanto subito.

L’imprenditore, ovviamente impaurito, mi diceva quanto aveva subito e si lamentava del fatto che aveva già consegnato ad A.I. la somma di 60/65.000 euro e quindi sconsolato, testualmente mi diceva: “ma cosa vuole di più?”.

Poiché tale colloquio era avvenuto anche alla presenza del citato cugino, che si reputa opportuno evidenziare essere il suocero di G.D.C., per essere ex marito dell’attuale compagna di F.P. Lo stesso si interessava per far giungere la notizia di quanto stava accadendo a F.P., già in carcere, tramite G.D.C. stesso.

In effetti G.D.C. andando a colloquio riferiva la cosa a F. P. il quale, di conseguenza, inviava un messaggio a A. I. di non toccare più l’imprenditore. Tale circostanza è stata sempre da me direttamente appresa poiché dopo il colloquio in argomento venni convocato dal cugino dell’imprenditore a casa di G. D. C., che all’epoca era ubicata sopra l’officina dello stesso, e qui il G. D. C. su disposizione di F. P., mi incaricò di andare da A. I. per riferirgli di non toccare più l’imprenditore.

In effetti mi recai presso il +++++++++ di A. I., e lì, alla presenza di G. P. , riferii quanto avevo mandato a dire F. P. Siamo nel mese di settembre del 2012. Tale colloquio, come detto, è avvenuto alla presenza di G. P. al quale ho contestato di aver partecipato all’aggressione all’imprenditore a cui ho fatto già cenno e lo stesso, nel confermarmi la partecipazione, non adduceva giustificazioni particolari ma balbettava.

In quel momento io non parlavo come Roberto Calabrese, ma per conto di F. P.: e quindi gli stessi, pur essendo uomini vicino a Rango, poiché intranei alla cosca Zingari, per come sopra già vi ho narrato in ragione di quanto direttamente appreso da A. I.: avevano timore del messaggio ricevuto, vista la caratura delinquenziale di F. P. stesso.