Le truffe di Mimmo Barile: la fabbrica trasformata in call center e il supercancelliere del Tribunale

E’ dal 9 settembre 2015, da quando Iacchite’ è apparso per turbare la quiete del porto delle nebbie, che raccontiamo storie incredibili di abusi di potere che vedono protagonisti giudici corrotti e senza alcun pudore. Non solo di quelli che si occupano del penale ma anche e soprattutto di quelli che si occupano di civile.

Una di queste storie coinvolge due fratelli, Mimmo ed Ercole Barile, e rappresenta l’esatta fotografia di quanto sia corrotto e al servizio del potere il Tribunale di Cosenza. Che improvvisamente stamattina (presto vi diremo cosa c’è sotto…) si è reso conto che Mimmo Barile andava arrestato per bancarotta fraudolenta dopo anni e anni di denunce andate a vuoto. 

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Mimmo Barile, alla continua ricerca di soldi e di affari, truffa clamorosamente il calciatore Ciccio Modesto, il suocero Luisiano Castiglia e il cognato Luca Castiglia, scucendo loro 1 milione e 300mila euro per la vendita di un complesso immobiliare a Roma che non si può vendere. Con l’aiuto di un faccendiere barese, tale avvocato Tommaso Giotta.

Modesto e i Castiglia li denunciano e la procura di Bari apre un processo. Qualche mese dopo, il magistrato Luberto, che è cognato di Mimmo Barile avendo sposato la sorella di sua moglie, arresta sia il calciatore Modesto che Luisiano Castiglia…

Mimmo Barile è diventato un esperto in truffe e nel 2011, ovvero nello stesso periodo in cui fa scucire soldi a Ciccio Modesto per riempirsi le tasche, porta a compimento un altro “colpo” ma questa volta ai danni del fratello Ercole.

Cosa c’entra Ercole Barile in questa vicenda? Se pur di straforo, suo malgrado, c’entra. Sì, perché pare che nel dicembre dell’anno di grazia 2011 Ercole sia stato costretto a svendere il suo consistente patrimonio al fratello Mimmo. Il Barile politico ed imprenditore aveva portato, con meccanismi studiati ad arte e con consulenti esperti in tali manovre, le aziende di famiglia sull’orlo della bancarotta.

Ercole, di conseguenza, doveva accontentarsi di una misera liquidazione oppure… niente. E gli vengono “girati” circa 50mila euro degli assegni firmati da Giotta. Ercole verrà a sapere chi è Giotta direttamente dai militari della Finanza che stanno indagando sulla truffa di Mimmo Barile ai danni di Ciccio Modesto e dei Castiglia. Le Fiamme Gialle vogliono sapere come mai Ercole Barile si trova in possesso di questi assegni firmati dall’avvocato barese. E meno male che tra i due fratelli esiste un solido muro divisorio costituito da un bel mucchio di denunce e di giudizi maturati in otto anni di “guerra” e tutti messi in piedi da Mimmo, con l’aiuto di consulenti lestofanti, giudici compiacenti e qualche politico “accriccato”.

LA FABBRICA DI OGGETTI D’ARTE TRASFORMATA IN CALL CENTER

Il patrimonio di Ercole Barile è costituito da partecipazioni al 50% in alberghi, in una gioielleria, in una fabbrica di ceramiche artistiche e argento, nella produzione diretta di preziosi ed in terreni ed immobili di vario genere.

Concentriamo la nostra attenzione sulla fabbrica di ceramiche artistiche e d’argento ubicata a Piano Lago. La struttura nasce dall’idea di Ercole Barile, in seguito brevettata, di depositare l’argento sulla ceramica, tecnica adesso usata da molti artisti artigiani. Ma è stato proprio il fratello di Mimmo Barile a dare il via, a livello internazionale, a questa importante nicchia di mercato.

Nel 2007, tuttavia, Ercole Barile capisce che il fratello lo sta truffando a 360 gradi su tutto il patrimonio di famiglia e, anche a causa del dolore che gli provoca la “scoperta”, si ammala di tumore e un paio di medici gli dicono che non gli resta molto da vivere.

Mimmo, uomo cinico, senza scrupoli e senza affetto, capisce che l’affare di Ercole è redditizio e ci si butta a capofitto approfittando della malattia del fratello. Di conseguenza, con il supporto della sua banda di consulenti truffaldini, ritenendo ormai Ercole “un morto che cammina”, si impadronisce dell’intero patrimonio di famiglia, fabbrica di Piano Lago compresa.

Mimmo il truffatore, però, ben presto si rende conto che senza il fratello nessuno è in grado di far funzionare il “giocattolo” e allora arriva alla conclusione che è meglio trasformare l’azienda di produzione di oggetti d’arte (finanziata con fondi pubblici della Regione) in un… call center!

imgtrib A questo punto Mimmo Barile ha bisogno di un prestanome e la scelta ricade su tale Giulia Marino ovvero il suo “collegamento” con Fernando Bruno (del quale è cognata avendo sposato il fratello), il supercancelliere del Tribunale di Cosenza. E sarà sicuramente per questo fortunato legame che tutti i contenziosi tra i fratelli Barile vanno a finire nelle mani dei magistrati “giusti”.

Indagando e scandagliando più a fondo nei legami tra Mimmo Barile e il supercancelliere Fernando Bruno, scopriamo che il politico ex fascista e ora in bassa fortuna è una sorta di manna per la famiglia Bruno. Infatti Vincenzo Bruno, altro fratello del cancelliere, è uno dei contabili del Barile truffaldino e viene pagato direttamente dalle aziende per non creare sospetti.

In pratica, Vincenzo Bruno è la longa manus di Mimmo Barile nei conti delle aziende di famiglia. Il terzo dei fratelli Bruno, Fausto, marito di Giulia Marino, è favorito da Mimmo Barile con una serie di incarichi regionali. Sua moglie, nel frattempo, recita alla perfezione il ruolo di prestanome in alcuni traffici di Mimmo e sulla carta risulta compartecipe della società “Rocciolo srl”, che gestisce il call center in questione con l’altra socia Regina Puppio, all’epoca moglie di Mimmo Barile e cognata del magistrato Vincenzo Luberto.

Luberto
Luberto

Ed è certamente per questo che nessuno, ma proprio nessuno, osa interessarsi di un’azienda finanziata dalla Regione per produrre oggetti d’arte che invece vende vini attraverso un call center senza neanche preoccuparsi di fare uno straccio di cambio di destinazione d’uso.

Della serie: il potere ha la faccia come quella parte del corpo dove non sbatte mai il sole…

3 – (continua)