I navigator delle Ferrovie della Calabria
Come vi avevamo promesso eccoci ad una nuova puntata (Prima puntata: Ferrovie della Calabria, baraccone per ruffiani e falliti) delle “eroiche” gesta della dirigenza della Ferrovie della Calabria in combutta con tutte le organizzazioni sindacali presenti in questa azienda, tutte con pari responsabilità sulle schifezze commesse dal gruppo dirigente sulle quali, ovviamente, tacciono.
Un omertoso silenzio che tradisce la loro complicità e accondiscendenza su tutte le scelte amministrative che questi falliti pongono in essere.
Tra le tante, dopo le promozioni a go-go, gli incarichi per migliaia di euro, gli avanzamenti di carriera, i concorsi per dirigente a misura di Vercillo eccetera, assume una rilevanza particolare la vicenda che riguarda i cambi d’azienda meglio conosciuto come cessione di contratto che, ad oggi, sono già oltre venti e quasi tutti conducenti di linea, nonostante esista una graduatoria aperta a seguito di una selezione pubblica per queste figure professionali.
La cosa dal punto di vista legale appare legittima visto che il RD 148/1931 prevede questa possibilità, ma c’è, però, una cosa che sorprende, e cioè, che tutti i dipendenti in forza alle Ferrovie della Calabria, una volta concretizzatasi la cessione del contratto, propongono alla nuova azienda le dimissioni volontarie avendo già raggiunto i requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico.
Quindi, come è possibile capire, non si tratta di una cessione di contratto ma di una vera e propria vendita del posto di lavoro.
Tutto ciò non avviene gratis e per amicizia, poiché il subentrante in Ferrovie della Calabria deve farsi carico di diverse migliaia di euro, si parla di oltre 20.000, che devono essere “regalati” in parte a chi accetta il cambio e in parte al facilitatore che, quasi sempre, è un sindacalista. Non semplici RSU ma dirigenti di lungo corso con incarichi di alto livello. Lo sanno pure i muri.
Questa procedura spiega perché, nonostante la società abbia proposto incentivi in media di 20.000 euro ai dipendenti che firmano le dimissioni volontarie, questi, avendo – come detto – tutti raggiunto il requisito pensionistico, preferiscono lo scambio di contratto e quindi soldi freschi, non tracciati ed esentasse come nelle migliori tradizioni italiche.
Ci sarebbe da accertare, inoltre, se si tratta di una pratica lecita, parliamo dei soldi, oppure di autoriciclaggio e, quindi, di un reato penale e in quali tasche finiscono in percentuale questi danari.
A scorrere la liste dei fortunati notiamo tra i tanti, un nome con appartenenze importanti tale Rota, figlio del noto sindacalista della CGIL “DON PINO”.
Per carità!!!! Tutto legittimo dal punto di vista formale ma come diceva Andreotti “pensar male è peccato ma spesso ci si azzecca”.
Noi siamo oltre Andreotti e diciamo che ne siamo certi, visto che uno dei sindacalisti che ha firmato l’accordo sulle cessioni di contratto è proprio Rota padre. Sarà un caso?
Un ultimo pensiero lo vogliamo dedicare al gruppo dirigente della Ferrovie della Calabria riconoscendogli un grande merito: hanno tutte le capacità per fare i navigator qualora domani dovessero essere licenziati dalla Ferrovie della Calabria. Almeno questo gli tocca. Come ricollocano loro i lavoratori non è capace nessuno. Gente che a Cetto Laqualunque, con tutto il rispetto, gli fa un baffo. E le stelle delle procure calabresi, come sempre, stanno a guardare o magari, tramite qualche avvocato della paranza, incassano anche le solite generose “mazzette”. Così vanno le cose in Calabria…
Lettera firmata