Lettere a Iacchite’: “Calabresi, smettiamola di fare i parassiti”

CALABRIA – IL SOGNO DI TORNARE A CRESCERE

“Patisco d’amor patrio, soffro di sentimentalità per il glorioso nostro passato, mi cruccio dell’abbandono in cui siamo caduti e tenuti… e specialmente cerco di far apparire nobile, grande e bella la nostra Calabria, anche quando è giustamente accusata”.

Lo scriveva Francesco Jerace, pittore e scultore Calabrese nel 1909. Il nome Calabria deriverebbe da “Kalon-brion” ovvero “faccio sorgere il bene”. Ma questa splendida terra sembra condannata a non uscire dal suo ruolo di subalternità nei confronti delle altre regioni italiane!

Eppure la Calabria è stata da sempre fornitrice ed apportatrice di maggiori risorse di lavoro al Nord. Fin dall’Italia Unita, post garibaldina, quando la forza lavoro veniva “barattata” con diversi paesi europei in cambio di materie prime per le nuove industrie che sorgevano al Nord. E non è che la Calabria sia stata completamente trascurata.

Anzi, se facciamo un bilancio dei provvedimenti legislativi, dei discorsi parlamentari e de viaggi dei politici sembra proprio il contrario, e cioè che sia stata oggetto di particolari attenzioni.

Allora, le domande che ci dobbiamo porre sono: Perché nonostante le ingenti somme spese, la Calabria ha proceduto come i gamberi? Perché più si è progredito nel resto d’Italia, in Calabria è aumentato il ritardo?

Naturalmente le risposte che sentiremo, saranno sicuramente le solite. La colpa della classe politica e della ‘ndrangheta. Certamente un dato di fatto da non farlo diventare un alibi per i calabresi che, celandosi dietro questi mali “mondiali”, arrivano a rimanere indifferenti e soprattutto rassegnati ad situazione paradossale che, se raccontata in qualche libro, sembrerebbe una “maledizione” lanciata da qualche oscuro stregone sulla nostra Regione.

La definizione che Pier Paolo Pasolini dava dei Calabresi era “Infantili ed Ingenui”. Di certo non ho la presunzione di indicare una ricetta tesa a cancellare questa forma di “parassitismo” se non convincerci che l’unica alternativa affinché tornare a crescere non rimanga solo un sogno, SIAMO SOLAMENTE NOI CALABRESI.

Un Cordiale Saluto.

Rocco Mazzone