Lettere a Iacchite’: “Cosenza, il Pronto soccorso non cambia mai: sempre la stessa vergogna”

Egregio direttore,

le chiedo di voler pubblicare questa mia al fine di rendere pubblica la mia ennesima disavventura presso l’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza.
Mi sono recato questa mattina intorno alle 08.00 al Pronto soccorso per ricoverare mio padre (dietro espressa richiesta del primario che lo ha in cura da anni) perché gravemente malato (moribondo); da anni mio padre soffre di cirrosi epatica scompensata ad uno stadio che definirei “ultimo”.

Da giorni versa in grave condizioni, con respiro affannoso, febbre, gonfiore diffuso, ascite più che evidente ed una infezione in corso palese (urina poco e rosso) con un ipotetico blocco renale.
Ci siamo consultati con il medico Dott. Vallone, il quale ci ha riferito di portarlo al più presto in ospedale per ricoverarlo, viste le criticità e così di buona lena, stamattina (con non poche problematiche legate allo spostamento poiché tra le altre cos’è mio padre lamenta forti dolori di schiena dovuti probabilmente ad un mieloma proprio sull’altezza della rachide), ci siamo recati nel nosocomio cittadino.

Premetto che chi definisce eroi gli infermieri ritengo che lo faccia senza averci avuto mai a che fare perché in 30 anni di ospedale non ho mai e sottolineo MAI, trovato anche solo un po’ di comprensione ed umanità nei confronti dei pazienti, MAI! Ora capisco che il covid li abbia massacrati come turni e rischi correlati e per questo tanto di cappello, ma in fondo hanno fatto solo il loro dovere per cui vengono pagati. È facile in determinate circostanze, con i riflettori puntati, passare per belli e bravi ma la realtà deve essere quella di tutti i giorni e tutti i giorni dicono che i servizi resi dagli operatori dell’ospedale civile di Cosenza sono pressoché insoddisfacenti (ci saranno anche i casi positivi magari nei reparti) ma di fatto, il servizio reso da triage e Pronto soccorso è vergognoso da tempo immemorabile

Morale della favola: dopo che la risposta all’accettazione e’ stata “dovete aspettare ore perché non ci sono posti“, quando il dott. Vallone ci ha detto di scendere perché nel SUO reparto i posti ci sono… ce ne siamo andati, sia perché nelle condizioni in cui si trova mio padre su una sedia non riesce a stare (mancu na carrozzina!) sia perché se deve morire in ospedale stile lager di Mathausen, preferiamo spiri nella sua casa.

Grazie direttore, Danilo Ferraro