Lettere a Iacchite’: “I Laghi di Sibari e quella mentalità che non cambia mai”

Protesta ai Laghi di Sibari

Gentilissimo ed Esimio Direttore,

mi chiamo Giuseppe Talarico, sono un giornalista e collaboro da anni con il quotidiano nazionale di area liberale L’opinione, diretto da Arturo Diaconale, testata sulla quale vengono periodicamente pubblicate le mie recensioni letterarie.

Ho vissuto, sia per la mia formazione intellettuale sia per ragioni di lavoro, a Roma per molti anni e sono consapevole, come i tanti calabresi che hanno dovuto lasciare la propria terra, che l’immagine della Calabria è sfigurata da fenomeni criminali, dovuti alla mancata soluzione della questione meridionale.

Giuseppe Calasso, storico di valore, scomparso di recente, per anni sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, con lo stile e il metodo intellettuale dello storico di valore, ha individuato nei suoi articoli le cause storiche che spiegano la permanenza intollerabile, dopo oltre 150 anni dall’avvenuta unificazione politica del nostro Paese, del divario tra il Nord, in cui la rivoluzione industriale ha dispiegato i suoi effetti benefici in termini di modernizzazione, ed il Sud arretrato e con una base produttiva distante dai livelli economici delle principali regioni Europee. Per chi ha vissuto a lungo al di fuori della Calabria, avendone avuto la opportunità ed il privilegio, lo stereotipo, per il quale il destino della nostra terra sia quello dell’isolamento e dell’abbandono e della arretratezza, suona offensivo ed inaccettabile.

Mi trovavo anni fa nella libreria Feltrinelli di Roma, situata nella Galleria Alberto Sordi, e ricordo che un intellettuale ed uno studioso come Goffredo Fofi, mentre presentava un libro di cui era autore un sacerdote coraggioso di Lamezia Terme, affermò che la nostra è una terra ignota e misteriosa per chi non vi è nato. Purtroppo questa è una amara verità. Per disegnare un modello di sviluppo che affranchi e liberi la Calabria da un sistema di potere inefficiente e inetto, è necessario, non solo favorire la formazione di una classe dirigente colta e consapevole e dedita al bene comune, ma è indispensabile capire che solo con i linguaggi della cultura sarà possibile proiettare una immagine positiva della nostra sfortunata terra. In questi giorni si è concluso il festival delle letteratura a Mantova, città bellissima nella quale vi è stata la possibilità per i lettori di seguire i dibattiti con i principali intellettuali del nostro tempo.

Per quale motivo in Calabria un evento con queste modalità di intrattenimento non è stato mai promosso e realizzato? Sono amareggiato e il motivo di questa mia lettera è legato ad un triste episodio. Dal mio comune di nascita, un paese civile collocato in un angolo paesaggistico di grande e amena bellezza, San Marco Argentano, una mattina, poiché ero libero da impegni, mi sono recato ai laghi di Sibari.

Nel luogo dove sorgeva una antica e civilissima città nel periodo remoto che risale alla Magna Grecia, oggi vi è una darsena, nella quale si trovano moltissime barche, e un residence di grande bellezza e raffinatezza. E’ un luogo che è stato creato alla metà degli anni settanta da un imprenditore friulano, il quale con una geniale intuizione ha costruito le ville dotandole in modo autonomo di un posto barca per ciascun proprietario delle medesime abitazioni.

Il Tg3 Calabria a questo problema, nel rispetto della verità e del dovere di informare, ha dedicato un ampio servizio. Mentre ero seduto nel bar, che si trova nel punto principale dei Laghi di Sibari, ho ascoltato le lamentele dei proprietari delle ville e della barche, in riferimento ad un problema che sembra incredibile per quanto appare a rigore di logica assurdo. La darsena, che consente alle singole barche di uscire dai laghi per immettersi nel mare Ionio, è da molto tempo ostruita e, per una inadempienza che grava sul Comune di Cassano allo Ionio, la cui amministrazione è stata sciolta in base alla procedura prevista nei casi in cui sia accertata la infiltrazione mafiosa, non viene pulita con la ordinaria manutenzione da molto tempo. Un fatto grave visto che i proprietari delle ville, situate nei laghi di Sibari, sono imprenditori e professionisti che provengono da tutte le regioni d’Italia.

Giustamente, questi signori hanno espresso giudizi duri e impietosi all’indirizzo della classe dirigente della nostra terra, che si distingue per la sua insipienza ed inettitudine e una spiccata propensione a coltivare gli affari, pur di perpetuare un sistema di potere destinato al collasso. Mi chiedo, come cittadino calabrese, che ha vissuto a lungo a Roma, ed è ritornato a vivere in questa terra isolata e la cui immagine è deturpata, se non vi sia la necessità di favorire la formazione di una nuova mentalità, che faccia comprendere quanto sia improrogabile l’esigenza di valorizzare le risorse storiche e artistiche della nostra terra, fornendo ai turisti, che vengono nel periodo estivo a trascorrere le vacanze in Calabria, servizi pubblici degni di una regione che fa parte di un Paese, che ha fondato l’Unione Europea.

Come Calabrese questo brutto episodio, come il disastro della sanità pubblica nella nostra Terra, e il mancato utilizzo dei fondi comunitari per delineare un nuovo modello di sviluppo, mi indigna e mi induce a ritenere che bisogna mobilitare le migliori intelligenze e professionalità per scuotere il torpore intellettuale e politico in cui è imprigionata la nostra terra. Non so se lei pubblicherà questa mia lettera sul suo libero e indipendente giornale, ma mi creda, l’ho scritta sotto la urgenza di rivolgere un appello ai tanti onesti e esemplari cittadini della Calabria.

Con stima e ammirazione, San Marco Argentano 10 settembre 2018,
Giuseppe Talarico