Lettere a Iacchite’: “Morra non è un intrallazzato ma solo un uomo che ha paura”

Egregio direttore,

ho letto con attenzione il vostro articolo sul senatore Morra e il suo “rapporto” con i pentiti, e la cosa, non vi nascondo, mi ha lasciato basito. Perché è vero che da quando è stato nominato presidente della commissione Antimafia, il senatore Morra, appare in ogni città d’Italia dove si verificano episodi mafiosi per portare la “voce dello stato”, tranne che nella sua città: Cosenza. La città che gli ha dato i voti per fare quello che oggi fa. E questo francamente risulta strano, perché stiamo parlando della città di Cosenza dove esiste la più forte associazione masso/mafiosa che c’è in Italia, che ha più volte dimostrato il suo potere criminale e le sue capacità intimidatorie nel saper tenere sotto scacco una intera città, istituzioni comprese. Cosenza non è mai stata un’isola felice, e questo lo sanno tutti i cosentini, e lo sanno ancor di più tutti i massoni deviati e i corrotti che giornalmente si ostinano a nascondere e a negare l’evidente illegalità che ha sostituito la Legge e le regole dello stato nella nostra città.

Colpisce questo suo comportamento perché a parlare di masso/mafia nelle istituzioni, specie in Calabria, è stato proprio lui nei tanti incontri a cui ho partecipato prima ancora che diventasse senatore. All’epoca sembrava essere il suo unico e solo obiettivo: denunciare il malaffare mafioso e la corruzione presente nelle istituzioni della nostra città. Ma strada facendo questa determinazione è venuta meno, e con la nomina a presidente della commissione è completamente sparito dalla città. Su questo devo darvi ragione.

Sembra un po’ Salvini che in Calabria, ma non solo, di tutto parla tranne che di mafia e ‘ndrangheta, quasi come se questo “schifoso e antico fenomeno”, nella nostra terra, non esistesse. E magari fosse così! Ma così, come tutti sappiamo, non è. La ‘ndrangheta nei nostri territori, non solo è presente nella gestione dei traffici illeciti tipo droga, pizzo, usura, armi, ma si è quasi completamente impossessata delle istituzioni. E la procura di Cosenza, come da tempo raccontate, è l’esempio evidente della loro capacità di corrompere anche giudici per garantirsi quell’impunità che in città per gli amici degli amici, è sotto gli occhi di tutti. Infatti a Cosenza esistono personaggi politici che possono fare quello che vogliono senza paura della Legge. Perché per loro la Legge non esiste.

Quello che non condivido del vostro articolo è pensare al senatore Morra, come dite voi, come ad un “intrallazzato”, uno che fa accordi con i mafiosi sottobanco. Questo francamente è inaccettabile. Io non so se la storia del figlio che frequenta i mafiosi è vera oppure no, anche se è capitato anche a me di sentire “voci strane” in merito al suo lavoro e a problemi di natura economica, ma da qui a parlare di mafia ce ne corre. Allora voi direte perché si comporta così? E questa è una giusta domanda che merita una giusta e reale risposta, visto il ruolo che ricopre.

Io posso dirvi la mia che poi è il motivo per cui vi ho scritto: penso che il senatore Morra più che essere un intrallazzato, è soltanto un uomo che ha paura a scoperchiare il pentolone di Cosenza. Mi spiego: non essendo un politico di professione, questa sua esperienza prima o poi finirà, vi ricordo che questo è l’ultimo mandato, e dovrà tornare a vivere in città, e allora preferisce inimicarsi solo i corrotti e i mafiosi che abitano lontano, per non avere problemi con il “vicinato” quando il suo mandato sarà scaduto. Un conto è denunciare la ‘ndrangheta a Reggio Emilia o ad Aosta, un altro è denunciare il professionista mafioso o il politico corrotto che magari abita a due passi da casa sua. Io la penso così, perché in qualche modo il suo silenzio va giustificato, o motivato, perché il suo tacere sulla presenza dell’ndrangheta nelle istituzioni a Cosenza è un dato reale.
Io vi inviterei ad aiutarlo a trovare il coraggio perduto, piuttosto che offenderlo. Perchè il problema di Morra, per chi come me lo ha conosciuto all’alba del Movimento, non è certo l’intrallazzo, ma recuperare l’audacia e l’intraprendenza dei primi tempi che oggi, e questo purtroppo non si può negare, ha perso. Tutto qui.

Lettera firmata