Lettere a Iacchite’: “Perché noi calabresi non abbiamo mai la forza di opporci?”

Sono una vostra lettrice ovviamente, ed ho bisogno di sfogarmi.

Come tanti calabresi da ormai 20 anni vivo fuori, ma torno spesso e volentieri. Da un mese abbondante sono a San Lucido, dove i miei hanno una casa, un posto meraviglioso, dove ci troviamo bene e ci sentiamo sempre accolti.

Questo calore più e più volte mi fa venire il desiderio di tornare, salvo poi scontrarsi con un’altra amara realtà, quella fatta di incuria, di sporco, di abbandono e noncuranza.
Ormai siamo abituati alla spazzatura in ogni angolo, alle spiagge sporche (anche se devo dire che qui la gente del posto si impegna molto per tenere pulito), ci stiamo anche tristemente abituando a vedere padre, madre e figlio su un solo scooter senza neanche un casco, oppure bambini in braccio al genitore alla guida (di seggiolini neanche l’ombra), genitori che fumano vicino a bimbi piccoli, gente che ti passa davanti al supermercato perché tanto ha preso solo due cose (chiedere no, para bruttu).

Insomma niente di nuovo, nessuna evoluzione rispetto a quando vivevo qui, mi sembra tutto fermo e non percepisco neanche una reale voglia di cambiare. Sono argomenti delicati, di cui si potrebbe parlare giornate intere, lo so. Ma quello che mi ha amareggiato di più quest’anno è stato il mare, fa schifo, scie di melma marrone fanno la loro comparsa ogni giorno, puntuali. A volte si può far finta di non vederle, altre proprio non è possibile, neanche il mio incurabile ottimismo me lo permette. In un mese avrò portato i miei figli al mare forse 10 volte.

Il loro gioco preferito in macchina è: il mare sarà sporco? Cerchiamo un incendio? (Hanno 6 e 2 anni). Con quale coraggio potrò, l’anno prossimo, portare la mia famiglia nuovamente qui? Perché non dovremmo andare in Puglia, Sardegna o Sicilia?
Sono amareggiata e davvero non riesco a capire come si possa accettare di vivere così!
Ma soprattutto mi chiedo come facciano le spiagge ad essere così gremite, perché le persone si tuffino comunque in un mare indecente e “pericoloso”. Perché noi calabresi non abbiamo mai la forza di opporci? Di rivendicare diritti scontati? Ma al contrario, rendiamo comode situazioni che altrove sarebbero giudicate intollerabili?

La mia sarà una lagnanza tra mille, stamattina ho anche scritto all’Arpacal, perché sono curiosa di sapere se e quando queste acque vengono analizzate.
Vi ringrazio per il vostro lavoro di informazione controcorrente ed onesto.
Con affetto
Monica