Lettere a Iacchite’: “Vi racconto la mia giornata particolare in un ufficio delle Poste”

Ieri mattina mi sono recata in un ufficio di POSTE ITALIANE della provincia di Cosenza non sapendo che la giornata era molto particolare: era previsto l’accredito delle pensioni!

Io accompagnavo una persona che aveva bisogno di aprire un libretto postale, operazione necessaria per una sua pratica di invalidità aperta presso l’Inps. Dopo un’attesa di circa un’ora arriva il nostro turno e spiegata la questione al dipendente di POSTE ITALIANE quest’ultimo ci dice che ieri non poteva dar seguito alla nostra richiesta in quanto in ufficio c’era troppa gente.

Chiedo quindi ragione del perché di questo atteggiamento e lui mi dice che se anche fossi andata in un altro ufficio limitrofo di POSTE ITALIANE quella sarebbe stata la stessa risposta che mi avrebbero dato: ieri a quanto pare alle Poste si pagavano pensioni e si svolgevano solo operazioni veloci. Faccio presente che mai avevo sentito una cosa del genere all’interno di un ufficio postale ed anche che se queste fossero state delle disposizioni aziendali mi sarei aspettata di trovare un avviso attaccato fuori dall’ufficio in cui fossero elencate le pratiche non eseguibili nella giornata: in questo modo mi sarei evitata una fila di un’ora!

L’impiegato risponde che sarebbe bastato che mi fossi avvicinata allo sportello appena arrivata, senza fare la fila, e che gli avessi chiesto se si poteva fare quella specifica pratica . A quel punto mi avrebbe comunicato che non se ne sarebbe fatto nulla e me ne sarei potuta andare risparmiandomi un’ora di fila.
Sempre più sbalordita, sottolineo all’impiegato che l’apertura del libretto che chiedevamo (cosa richiesta con sollecitudine da altro ufficio nella giornata di ieri) era un’operazione abbastanza urgente per la persona interessata la quale a causa di importanti cure mediche che sta seguendo non riesce ad essere autonoma.

Inoltre, visto che tra qualche giorno avrei dovuto lasciare Cosenza per riprendere a lavorare in Veneto non avrei potuto aiutarla a concludere l’iter della sua pratica. Iter che non si sarebbe esaurito solo con l’apertura del libretto ma che necessitava di altri passi successivi che comportavano il doversi recare in diversi uffici. Insomma era importante concludere l’operazione oggi per poter mandare avanti la pratica e soprattutto per non creare ulteriori difficoltà alla persona in questione.
Nonostante questo niente da fare, l’impiegato continua a sbottare ma noi non ci muoviamo dallo sportello.

A questo punto arriva il bello: l’impiegato si alza dalla sua postazione e richiamata l’attenzione di tutti i presenti in fila annuncia che noi, a causa della nostra richiesta di aprire un libretto postale che ci rifiutiamo di rimandare in altra data, avremmo bloccato la fila per un’ora. Quindi ciascuno avrebbe dovuto valutare se attendere il proprio turno oppure andare via.

Faccio subito notare all’impiegato che non ho molto gradito che lui abbia detto a tutti la natura della nostra richiesta perché non trovavo tale comunicazione pertinente; lui mi risponde che non si trattava di dati sensibili e che era un suo dovere spiegare perché la fila si sarebbe rallentata. Detto ciò, la nostra pratica comincia ad essere svolta con l’assistenza di un altro operatore (che era sopraggiunto in ufficio da qualche minuto).

Ma ecco il secondo colpo di scena.
Il popolo di pensionati presente nell’ufficio postale comincia a prendersela con noi lamentandosi del fatto che stiamo rallentando la fila. Cominciano le battute e le considerazioni sulla nostra maleducazione. E quando io mi giro per guardare in faccia le persone che dicono queste cose, tali persone mi dicono “ si guarda… guarda pure, sta scostumata”. Uno dei presenti, che tra l’altro conosco, sottolinea che l’impiegato doveva cacciarci via perché in altre occasioni anche lui era stato mandato via dall’ufficio postale in quanto la giornata (va a capire poi perché, aggiungo io) non consentiva di svolgere l’operazione richiesta. Risparmio altri commenti e considerazioni fatte dai presenti che mi vergogno di riportare ora….

Alla fine, dopo altri 30 minuti, la linea del computer che andava e veniva, la stampante che continuava ad incepparsi, siamo uscite dall’ufficio postale con in mano il nostro libretto e nel cuore tanta tristezza.

Lettera firmata