Lettere a Iacchite’: “Carabinieri e clan Muto, le parentele pericolose”

Questa lettera è arrivata in redazione qualche tempo fa. C’erano da verificare una serie di circostanze e mettere insieme un po’ di tasselli. Chi scrive denuncia la commistione tra lo stato deviato, in questo caso i carabinieri, e il clan Muto. Lo fa con cognizione di causa e rende pubblica qualcosa che tutti sanno. E’ l’ennesimo segreto di Pulcinella che ci viene consegnato per meglio capire perché Cosenza e provincia sono sempre “zona franca”. Probabilmente proviene dalla stessa Arma dei carabinieri, da gente che non ne può più di vedere servitori dello stato che se la fanno col clan Muto. Ed è uno schiaffo in faccia a quei signori della DDA (Luberto in primis e Gratteri subito dopo) che continuano a chiudere gli occhi davanti agli intrecci tra il clan e la politica cosentina. Ormai non abbiamo più nessuna speranza che si sveglino, specialmente dopo la clamorosa scarcerazione del boss Franco Muto, ma l’auspicio ancora più grande è che il capo della DDA presto faccia le valigie. Tanto, o c’è o non c’è nessuno se ne accorge… a parte i presentatori di libri e i “marchettari” di professione… 

Gentile Direttore,

Le scrivo per sottoporre alla sua attenzione e a quella dei suoi numerosi lettori una questione piuttosto scottante.

Tempo fa sul web un articolo ha sollevato la questione dei mancati arresti nelle istituzioni a Cosenza e in tutta la fascia alto tirrenica cosentina (http://www.iacchite.blog/politiche-2018-clan-muto-lonorata-societa-si-preparano-alla-campagna-francesca-lagatta/), pur sapendo, nelle procure, che la corruzione le sta divorando.

Ebbene, di certo noi cittadini non abbiamo la risposta, però sappiamo tante altre cose che insinuano dubbi atroci. A tal proposito, di recente, ha attirato l’attenzione di molti una foto, apparentemente innocente e facilmente rintracciabile su facebook, che ritrae un gruppo di amici a festeggiare durante la notte di San Silvestro.

Nella foto ci sono due militari in servizio presso la caserma dei carabinieri di Scalea. Non due qualunque, bensì Mario Faiella e Luca Tufarulo, protagonisti nel corso degli anni delle più importanti operazioni sul Tirreno.

Faiella è però anche il genero dell’imprenditore Silvio Aprile, cognato di Angelo Zavatto, titolare de “I Mulini” di Cetraro, ristorante dove il militare si può trovare spesso dietro al bancone a dare una mano nelle ore serali. Il bar rosticceria è suo malgrado noto per gli intrecci e i legami avuti in passato con il clan Muto sia per questioni di “rifornimento” (http://www.iacchite.blog/il-boss-muto-e-la-giustizia-al-giudice-belvedere-gli-arrivavano-le-cassette-piene-di-pesce/) sia per questioni molto più “importanti” (http://www.iacchite.blog/paola-il-figlio-di-belvedere-e-quei-2-miliardi-di-assegni-a-vuoto/).

Luca Tufarulo, invece, è sposato con il capo ufficio tributi di Scalea.

Nella suddetta foto, entrambi, insieme ad alcuni amici, si vedono festeggiare in compagnia di un imprenditore, titolare di una ditta di calcestruzzo precedentemente gestita dal padre, leader sul territorio e… chiacchierata anch’essa per i presunti legami con la cosca Muto.

Va sottolineato che i due, inoltre, hanno fatto sorgere, unitamente all’ex capitano Vincenzo Falce, una pluralità di processi a carico di alcuni colleghi. Contrariamente, altri colleghi che andrebbero posti sotto indagine, non vengono minimamente sfiorati.

Lettera firmata