Catanzaro e la massomafia: “Farmaeko, ecco come intimidivano i collaboratori ribelli”

Da quasi una settimana Iacchite’ ha lanciato un’inchiesta su Catanzaro e la massomafia (catanzaro e massomafia tutte le puntate) che sta scoperchiando un pentolone incredibile di malaffare, corruzione, cappucci di massoneria (deviata) e malapolitica. Tutto nasce dalla grande truffa di Farmaeko, grazie alla quale la Guardia di Finanza ha scoperto il sistema di scatole cinesi di Mimmo Tallini, il capo della banda. Questa è la testimonianza di una ex dipendente. 

Caro direttore,

sono una ex dipendente della pseudo azienda Farmaeko Srl e mi ergo a rappresentante di un gruppo di ex dipendenti con i quali condivido la sfortuna di essermi imbattuta in questa banda di truffatori. Inutile dilungarmi sui metodi di reclutamento del personale in quanto tale argomento è già stato ampiamente trattato nelle testimonianze da voi precedentemente pubblicate.

Quello che mi preme è rendere note alcune “direttive” che l’azienda tramite i suoi collaboratori più fidati impartiva a noi giovani reclute al fine di convincere ragazzi in cerca di occupazione a riporre la loro fiducia nell’azienda e soprattutto nei suoi metodi poco ortodossi. Una delle attività che l’azienda ci chiedeva di espletare era quella di sottoporre questi giovani a dei colloqui, i quali dovevano però essere tenuti da coloro i quali si mostravano più brillanti nel convincimento del candidato, che avrebbe dovuto portare a termine il corso garantendo all’azienda una vendita media di almeno cinquecento euro.

Il candidato non doveva essere in alcun modo informato circa le difficoltà in cui versava l’azienda, ma la stessa doveva essere descritta come un’azienda solida, innovativa, pronta a far fronte agli impegni assunti nei confronti di tutti gli stakeholder. Ovviamente le difficoltà in cui l’azienda si trovava erano semplicemente degli espedienti che la stessa utilizzava nei confronti dei dipendenti che rivendicavano la propria retribuzione con annessa contribuzione.

Ma non è finita qui. Mi preme mettervi a conoscenza, infatti, delle intimidazioni che venivano riservate ai collaboratori che si ribellavano e che informavano i neodipendenti circa la mancata erogazione da parte dell’azienda della retribuzione. Gli stessi venivano invitati a tergiversare, nel caso di domande “scomode” da parte del neoassunto per non creare un clima di rivolta. L’indottrinamento dei dipendenti era delegato ad una tale di nome Marilena, una sedicente responsabile marketing che con tale ramo dell’economia condivideva solo l’iniziale del nome.

A sedare gli animi dei più rivoltosi ci pensava, invece, una certa Nunzia, il più feroce dei lupi travestita dal più docile degli agnelli. Durante il percorso, una collega molto preparata, che teneva la lezione relativa agli integratori, è stata rimossa da questo compito perché, a dire dell’azienda, non era in grado di rispondere alle domande dei corsisti dubbiosi circa i metodi della stessa.

Inoltre, l’azienda l’aveva invitata a tenere delle lezioni più elementari per non fare intimorire i corsisti. Mi auguro che queste nostre testimonianze possano servire a chi sta finalmente indagando su questa vergogna. Noi abbiamo esperito una serie di azioni per cercare di recuperare quanto l’azienda deve ancora corrisponderci. Questa gente va smascherata… al più presto!

Lettera firmata