Magò, i vu spicci o sani? La “giustizia” dei potenti e le domande senza risposta

di Saverio Di Giorno

Mago’ i vu’ spicci o sani? Così il direttore Carchidi ha risposto sotto il post di Ernesto Magorno che mostra tronfio la carta del Tribunale di Cosenza (e tutti sanno chi comanda al… porto delle nebbie) che vede Carchidi soccombente in primo grado (condanna ad una sanzione di 4.500 euro di multa) rispetto a Magorno. La diatriba muove a riflessioni che esulano dai due su giustizia e potere. Le solite riflessioni è vero, ma tant’è…

Una cosa che hanno fatto notare subito i cittadini nei commenti è il poco gusto di Magorno di usare la pagina del Comune – l’Istituzione – per una querelle personale. Ci sorprende? No, siamo soliti vedere sul nostro territorio (locale e nazionale) politici che usano le Istituzione come fossero cosa loro.

Ma c’è dell’altro. La vittoria che va sbandierando il sindaco cosa racconta? Che un giornale nel chiedere conto di fatti avrebbe ecceduto nella critica o nella satira mancando di rispetto. Un presunto reato di un’opinione espressa pubblicamente. È in queste critiche che Magorno (e il tribunale) considera offensive e di lungo corso che tuttavia risiede la differenza tra i due. Vediamo perché sono di lungo corso:

  • È offensivo il fatto di ritenere Magorno corresponsabile delle condizioni ambientali del territorio che amministra se queste peggiorano e c’è un’inchiesta che lambisce persone vicine? È offensivo chiedere conto dei video nei quali persone lo accusano di “mazzette” per la gestione della depurazione?
  • È offensivo definire Magorno vicino ai padroni della sanità privata, quando per anni mentre faceva passerelle per la riapertura di ospedali pubblici mai riaperti poi si faceva fotografare alle inaugurazioni e alle cene di cliniche private (da Belvedere a Cariati)?
  • È offensivo chiedere conto di famose intercettazioni (che più di un giornalista ha letto anche se ora si son dimenticati) che anni fa parlavano di un politico locale di sinistra vicino al clan Muto? Non ce ne erano poi molti. Non si è mai espresso al riguardo – come sul resto – né ha chiarito ai suoi elettori che avevano e hanno il diritto di sapere. 

Ecco, da una parte c’è un reato di critica accertato. Dall’altra possibili reati molto più gravi mai accertati, almeno al momento. Mai neppure indagato, è vero, ed è questo è il punto. Nessun Tribunale ha mai chiesto a Magorno di rispondere a queste accuse. Nemmeno quindi eventualmente di difendersi, come a dire: non ha nessun bisogno di chiarire a voi. Mentre un giornalista o un cittadino risponde sempre, pubblicamente, di quello che scrive. La giustizia a due tempi: da una parte un ex senatore, sindaco e dall’altra noi. De Andrè cantava del fatto che la Legge la scrivono i forti per tutelarsi. Ma a lui che è avvocato certamente non sfuggirà la differenza qualitativa.

A questo proposito un’ultima domanda:

  • È offensivo viste le sproporzioni avere il dubbio che i suoi ruoli, a maggior ragione le sue mansioni, sulle intercettazioni abbiano avuto un ruolo?

D’altra parte nemmeno mai i suoi cittadini o elettori gli hanno chiesto di chiarire posizioni e di difendersi. Perché se è vero che i fatti di cui sopra riguardano possibili responsabilità penali, intaccano certamente anche responsabilità politiche e civili. Condizioni ambientali, sanitarie, sicurezza. E questo non compete ai tribunali.

“Un uomo delle istituzioni non deve solo essere onesto, ma lo deve anche sembrare” (P. Borsellino).