Malavita a Cosenza: chi entra e chi esce

Dopo aver ascoltato le parole di fine anno del questore e del procuratore capo che hanno illustrato alla stampa e ai cittadini le attività dei rispettivi uffici, viene da chiedersi: ma a Cosenza, oggi, esiste un gruppo criminale organizzato?

Il procuratore capo Spagnuolo ha sempre definito le organizzazioni criminali cosentine più di tipo gangheristico che ‘ndranghetistico. Questo anche ai tempi di Franco Pino e Franchino Perna. A questa definizione delle strutture criminali a Cosenza, il procuratore, oggi, aggiunge una nuova componente: la criminalità liquida. Piccoli gruppi criminali, per lo più dediti allo spaccio, che nascono e muoiono nel giro di poche settimane, per poi ricomporsi altrove e magari in altra forma e con nuovi componenti. Gruppi che hanno una forte capacità pervasiva, così come fa l’acqua che si infiltra ovunque.

Secondo il procuratore Spagnuolo la cosa funziona così: il gruppo criminale organizzato detiene il monopolio “dell’importazione” di tutte le tipologie di droghe in città. Acquistano spesso e volentieri cocaina dal reggino, e droghe leggere dal napoletano. Parliamo di chili. Dopo di che la droga viene ripartita tra i sodali del gruppo che a loro volta la distribuiscono ai ragazzi che formano questi “gruppi liquidi” che si diffondono in tutta la città.

Su questo aspetto il procuratore ha usato un espressione molto forte che cito testuale: a Cosenza si vende droga in ogni angolo della città. Una comunicazione che ci fa capire quanta richiesta di droga c’è in città. Un fiume di droga scorre ogni giorno per le vie di Cosenza. Un movimento di denaro che gli esperti del settore, cioè i pusher, stimano in 40/50.000 euro al giorno. C’è talmente tanta richiesta che in tanti, disoccupati e consumatori, hanno visto in questo una opportunità di “lavoro” diventando dei pusher. Anche occasionali, o giusto il tempo di smazzare l’etto. Un mercato, quello della droga, che di fatto ha creato una economia di “sussistenza” che permette a tanti di campare. Un po’ come succedeva a Napoli durante gli anni del contrabbando di sigarette. Nei quartieri tutti vendevano sigarette. Ecco, in tanti oggi per campare, a Cosenza, vendono fumo.

Alle considerazioni del procuratore che si limita ad analizzare il solo livello delinquenziale, si aggiungono quelle della DDA di Catanzaro. Per l’ufficio di Gratteri quelli che Spagnuolo definisce gruppi criminali di tipo gangheristico, hanno comunque dimostrato una capacità d’infiltrazione nella pubblica amministrazione. Non solo, la stessa DDA, come tutti oramai sappiamo da tempo, lavora ad inchieste sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza, Rende e Castrolibero. Dunque, gruppi criminali che possono addirittura condizionare l’esito di una tornata elettorale locale. Non aderiranno al “codice etico” del perfetto ‘ndranghetista, per storia, “cultura”, appartenenza, opportunità, come dice Spagnuolo, ma nulla hanno da invidiare, in termini di condizionamento della vita politica e sociale di una comunità, alla ‘ndrangheta reggina, vibonese, lametina. Che siano gangster o ‘ndranghetisti, la loro pericolosità è la stessa. 

E lo dimostrano le tante inchieste della DDA nella provincia di Cosenza.

Dopo gli ultimi blitz che hanno azzerato di fatto la cosca Rango/zingari e prima ancora quella Bella Bella/ zingari, dopo l’arresto dei latitanti Ettore Lanzino, e Franco Presta, dopo gli ergastoli, i decenni di galera, i tanti pentiti, che rimane oggi della malavita a Cosenza?

Come tutti sanno l’attività estorsiva, e di importazione di droga, non si è fermata, ed è gestita, per quel che trapela dalle indagini in corso, dal residuo gruppo degli zingari. Gli inquirenti li definiscono gli “antagonisti” dell’oramai sfaldato gruppo dei “banana”. Un gruppo organizzato per questo genere di attività criminale. Che sa a chi rivolgersi nell’atto estorsivo senza correre il rischio di essere denunciati, e discretamente armato. Hanno bisogno di “ricoglia sordi”, in vista della tempesta.

Degli “italiani” scampati ai vari blitz, e che dovrebbero fare le “veci” dei padrini ergastolani, non si ha notizia. Hanno scelto di non fare strusciu in questo periodo. Perdendo molto terreno a favore del gruppo degli zingari. Una tattica necessaria, secondo loro,  perché tutti sanno che le rivelazioni dei pentiti Foggetti, Lamanna, Bruzzese, e mister X, prima o poi porteranno ad un blitz. Non conviene  aprire una “guerra” adesso per il controllo del territorio. C’è bisogno di aspettare che questo evento si materializzi, anche per capire chi finisce in galera e chi resta fuori. Con chi fare i conti e con chi no. I cosiddetti reggenti italiani attualmente si limitano a gestire poche cose, lo stretto indispensabile per campare e pagare gli avvocati.

La guerra è solo rimandata. Perché Cosenza rimane una piazza importante e molto redditizia. E non può certo restare “scoperta”, o in mano a bande delinquenziali che portano solo questura, arresti, e galera.

In tutto questo si innestano altre figure importanti del panorama criminale cosentino. Non sono solo i reggenti italiani, designati dai boss al 41 bis, a stare dal balcone ad aspettare gli eventi, ma si parla anche di vecchi boss pronti a ritornare in campo. Vecchi padrini transitati dal “Garden” che da tempo stanno facendo prove tecniche di controllo del territorio, con ottimi risultati. Bisogna solo capire, dopo il blitz, chi entra e chi esce. Chi finisce in galera e chi esce allo scoperto. 

A tutti, cittadini e malavitosi, non resta altro da fare che aspettare per capire cosa ne sarà della nostra città. Se la tanto paventata operazione stroncherà definitivamente questo odioso fenomeno, oppure succederà come sempre: arrestato un boss se ne fa un altro. E la saga continua.

GdD