Meloni ora ha la fifa dei sondaggi. Silvio gongola: “Il Paese è con me”

Buongiorno a tutti. Fratelli d’Italia resta sola al sit-in pro Zelensky. Kiev attacca ancora Berlusconi, che si è convinto (come Salvini): la gente è stufa degli aiuti militari. Non solo la linea Arcore-Palazzo Chigi è interrotta, ma gli umori sono anche contrapposti.

(DI GIACOMO SALVINI – Il Fatto Quotidiano) – Non solo la linea Arcore-Palazzo Chigi è interrotta, ma gli umori sono anche contrapposti. Giorgia Meloni, pur rivendicando la sua missione a Kiev, è preoccupata per un’opinione pubblica sempre più stanca della guerra e contraria all’invio di armi all’Ucraina. Silvio Berlusconi, invece, è rimasto “impressionato” dalle reazioni positive – sui social e nei sondaggi – alle sue dichiarazioni anti-Zelensky e a quanti lo difendono dopo la risposta del presidente ucraino in conferenza stampa (“non ha mai avuto la casa bombardata”). Intanto ieri si è consumata un’altra spaccatura nella maggioranza sul tema della guerra: una delegazione di Fratelli d’Italia composta dal capogruppo Tommaso Foti e da Giulio Tremonti ha fatto un sit-in davanti all’ambasciata ucraina in Italia, ma nessun esponente di Lega o Forza Italia ha aderito. Se nel governo l’obiettivo è provare a spegnere la polemica, ieri il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, è tornato ad attaccare Berlusconi sul personale: “Se non sei più attuale, è meglio non commentare poiché non capisci gli effetti che certe vicende possono avere sulla sicurezza dell’Italia”. Nessuna risposta.

A Palazzo Chigi però circola una certa preoccupazione sul ruolo dell’Italia nella guerra: all’esterno Meloni vuole mostrarsi atlantista e al fianco dell’Ucraina, ma il timore è che questo abbia un costo in termini di consenso. Sentimento che si rileva non solo nei sondaggi degli italiani in maggioranza contrari all’invio di armi: un campanello d’allarme per i fedelissimi di Meloni è stata la lettura dei centinaia di commenti sul profilo Facebook della premier sotto alla conferenza stampa con Zelensky: una sequela di critiche per le sue posizioni filo-Ucraina e di richiami alla “coerenza” per le sue vecchie posizioni contrarie alle sanzioni alla Russia. Ieri, inoltre, sui social circolava un video del 2014 (governo Renzi) in cui la deputata Meloni chiedeva di ritirare le sanzioni a Mosca e di evitare l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Spie di un malessere che aleggia nell’opinione pubblica e che rischia di influire sul consenso del governo e di FdI: al momento non si vedono ripensamenti ma i fedelissimi della premier mettono in conto che un calo potrebbe avvenire nelle prossime settimane. Sarà anche per questo che Meloni ha voluto prendere tempo sull’invio di caccia a Kiev. La preoccupazione c’è. Così chi parla tutti i giorni con Meloni ricorda una frase che la premier ripete spesso: “Farò ciò che va fatto, senza pensare alla mia rielezione”. Dall’altra parte, invece, Berlusconi cavalca i sondaggi e ha chiesto ai suoi di fornirgli numeri e reazione sul suo scontro con Zelensky: tutti in suo favore. “Gli italiani stanno con me”, dice il leader di FI. Pur non rispondendo direttamente a Zelensky, dunque, Berlusconi continuerà a dire la sua. Ieri Forza Italia, con Maurizio Gasparri, ha stroncato il viceambasciatore Usa Croley che a Repubblica aveva attaccato Berlusconi che non ha messo fine alla Guerra fredda: “Ci vuole più rispetto”.

Tant’è che a Palazzo Chigi sostengono che sulla guerra il vero nemico sia Forza Italia perché dal congresso del Pd non uscirà un segretario che unirà l’opposizione sul “no” alle armi. Salvini sta nel mezzo: anche lui legge i sondaggi e preferisce mandare avanti i leghisti che chiedono di non inviare armi “offensive”. Che la situazione sia difficile per il governo lo ammettono anche loro: “Stiamo facendo una cosa impopolare, ma necessaria”, sospira il capogruppo Riccardo Molinari. Andrea Crippa, vicesegretario, sbuffa: “Noi vorremmo limitare l’invio di armi ma non siamo autonomi: abbiamo degli impegni con la Nato”. Se l’obiettivo, dunque, è abbassare i toni, le divisioni nella maggioranza restano. Ieri nessuno tra Lega e FI è andato all’ambasciata di Kiev e da FdI hanno avvertito: “No all’ambiguità su nuovi invii di armi”, ha detto Foti. Lega e FI però hanno già detto “no” ai jet. Anche Matteo Perego, sottosegretario alla Difesa di FI, ci va molto cauto: “La valutazione sui caccia non è in corso ma avrebbe implicazioni molto alte sia in termini di capacità che di sostenibilità”, dice al Fatto.