Mimì, l’ultima intervista (inedita): “Odio essere un idolo, basta romanticismi”

Il biopic in tv e le celebrazioni a Sanremo hanno riportato in vita il culto della grande cantante calabrese Mia Martini. Sta accadendo, in parte, quello che capitò una ventina d’anni fa con un altro grande cantante della nostra terra, Rino Gaetano, sottovalutato in vita e celebrato a vent’anni di distanza dalla tragica morte. Tornando al Mia Martini day di ieri, che coincideva con i 30 anni dalla prima esecuzione di “Almeno tu nell’universo” e con l’uscita della raccolta musicale “Io sono la Mia musica”, che è andata e sta andando a ruba nei negozi, è uscita fuori anche un’intervista inedita, risalente a pochi mesi prima della morte di Mimì. La firma Gabriele Bojano, un giornalista molto noto de “Il Corriere del Mezzogiorno”. 

«Odio essere un idolo, basta romanticismi»

di Gabriele Bojano

Fonte: Corriere del Mezzogiorno 

Il 12 maggio 1995 moriva a soli 47 anni in circostanze mai del tutto chiarite Domenica Rita Adriana Berté in arte Mia Martini. Alcuni mesi prima, il 29 ottobre 1994 chi scrive ebbe il piacere di cenare con l’indimenticabile artista al ristorante «Il Molo» di Salerno, scoprendola persona simpatica e gioviale. Un incontro molto spontaneo che diventò un’intervista solo in parte utilizzata per Il Giornale di Milano. La parte rimasta fino ad oggi chiusa in un cassetto è stata ritrovata e adesso finalmente resa pubblica. Mimì è solare ma al tempo stesso ombrosa, bianca e nera proprio come i tasti del pianoforte che aveva disegnati sulla sua lunga sciarpa.

Che cosa rovina oggi il mondo della musica leggera italiana?

«Ci sono manager senza scrupoli che usano i cantanti in maniera vergognosa. Io ho avuto un’esperienza drammatica con Enzo Gragnaniello, ero ospite in uno dei suoi concerti, a Ravello, e quando sono arrivata nel pomeriggio ho visto nel raggio di 80 chilometri soltanto i manifesti di Mia Martini. La sera la piazza era piena di gente che credeva si trattasse di un mio concerto. Mi sono sentita complice in uno sporco disegno truffaldino».

Ma Gragnaniello non è l’autore di «Cu ‘mme» che lei canta in coppia con Roberto Murolo?
«Certo, ma ha bisogno di una sua gratificazione personale che non lo faccia confondere nè con Mia Martini nè con Roberto Murolo. Il grosso successo commerciale che ha avuto con la canzone “Cu ‘mme” ha autorizzato qualcuno a calpestare la sua sensibilità d’artista. E adesso ha ragione quando dice che nel suo prossimo disco neppure se scende la Madonna mi fa cantare con lui».

Meno male che almeno con Murolo non ci sono problemi.
«Ma è Murolo a non avere problemi, tanto è miliardario e non ha nessuno a cui lasciare tutta questa roba! Io ho sempre lavorato gratis per lui e adesso non ho una lira, manco i soldi per pagarmi l’affitto».

Cosa significa, che ogni volta che lo raggiungeva sul palco nell’esecuzione di «Cu ‘mme»…
«Lo facevo gratuitamente, ho lavorato gratis per lui per tre anni, non ho mai voluto soldi nè sui dischi nè sulle promozioni di giro. Eppure Murolo mi è costato concerti che ho dovuto annullare. Se un giorno decidesse di pagarmi per partecipare ad un suo spettacolo, beh, ne sarei proprio felice».

Però è recidiva, anche in un’altra canzone di Gragnaniello, “Vieneme”, lei canta con Murolo.
«Sì, hanno voluto mettere a tutti i costi la voce di Murolo ma lui non c’entra niente, è stata un’operazione del produttore per fare il bis di “Cu ‘mme”. A questo punto però mi sono ribellata di fare la promozione in tv. Murolo non ha bisogno di me, può anche vivere senza di me e ti dirò che io senza di lui vivo meglio perché mi costa meno. Io dagli artisti non voglio soldi: ho cantato con Claudio Baglioni che ha venduto 700 mila copie di “Oltre” e non ho voluto una lira di royalties, ho cantato con Aznavour, Fossati, Gragnaniello, persino con mia sorella Loredana. Ma le promozioni in tv e i concerti sono un’altra cosa. Almeno mi desse una casa, Murolo, mi risolverebbe un problema d’affitto!»

Sua sorella Loredana canta “Non sono una signora”…
«È un vizio di famiglia, neppure io lo sono».

Però la sua vita, almeno dal punto di vista artistico, è stata più regolare di quella di sua sorella o no?
«Ma è sbagliato, è sbagliata l’immagine che arriva di me. Tutti mi definiscono “la grande interprete”, i cantautori mi dicono “questa canzone l’ho scritta apposta per te, solo tu la puoi cantare”. Ma nessuno si è mai chiesto: sarà adatta alla Martini? Io sono innamorata della musica etnica e invece mi toccano cose orrende, masturbazioni mentali o virtuosismi vocali. Una noia mortale. Ha ragione Francesco De Gregori quando dice che nessuno ti vuole e nessuno ti vede per quello che sei».

Perché, chi è Mia Martini?
«Una che vuole la verità, che odia il romanticismo, non sono sentimentale, detesto tutto ciò che è finto a parte la tv che mi diverte. Sono Mimì, sono di Bagnara Calabra, abbiamo un sole noi che ci fa le radiografie appena nati. Gli odori, i colori della natura nella mia terra sono forti e violenti anche nell’animo umano. Odio essere un idolo, che male ho fatto per essere un idolo? Perché non posso essere una persona normale?»