Molestie all’Unical: gli esami a porte chiuse e quello sportello “cancellato”

Buongiorno, vi inoltro il bel messaggio scritto dalla docente Unical Ingrid Carbone sul servizio di newsletter dell’Unical denominato Mercurio.

La professoressa parla di esami a porte chiuse che vengono effettuati molto spesso nell’Unical e chiarisce che trattasi di reato. In effetti vi sfido a trovare un docente che fa l’esame con la commissione come prevede la legge.

La professoressa più volte ha denunciato il malaffare nell’Unical e questa volta ha toccato un nervo scoperto.

Vi invito a leggerlo per farvi una idea vostra.

Care Colleghe e cari Colleghi,
dopo i numerosi articoli di stampa sulle molestie all’Unical e all’Università Magna Graecia di Catanzaro, Tv7 su Raiuno ha dedicato un servizio alle molestie in università grazie al preziosissimo lavoro svolto dal gruppo FEM.IN. Cosentine in lotta.

In questo recentissimo servizio RAI sono presenti interviste in anonimato e non; e sono intervenute autorevoli Colleghe dell’Unical.

In confronto al tempo dedicato all’Unical, nel servizio ci sono solo pochi minuti per l’Università di Catanzaro: appresa la notizia delle molestie, l’Ateneo catanzarese ha immediatamente manifestato sdegno e riprovazione nei confronti di qualunque atto di sopruso e di violenza, ha nominato una Commissione istruttoria che farà luce, mentre il Senato ha già deciso di potenziare lo sportello di ascolto di Ateneo.

Per contro, apprendo che all’Unical lo sportello antimolestie è stato chiuso nel 2016. La collega Mocchi, intervistata, sottolinea come nei 12 anni di vita di quello sportello, numerosi sono stati gli interventi.

Durante le interviste alle studentesse è emerso, tra i tanti fatti gravissimi, la pratica all’Unical degli esami a porte chiuse, fatto di cui – credo – molti di noi siano a conoscenza. Al di là delle molestie denunciate, sappiamo tutti che gli esami universitari sono pubblici, e che gli esami a porte chiuse costituiscono un reato già denunciabile di per sé.

Il Codice di comportamento per la prevenzione delle molestie morali e sessuali e il loro contrasto è stato recentemente approvato. Riporto testualmente i commi 5 e 6 dell’art. 8:

5. Alla fine della procedura informale la/il Consigliera/e proporrà alle parti o se del caso all’Amministrazionele misure ritenute più idonee per porre termine all’atteggiamento molesto e prevenire il suo ricomparire.

6. In casi gravi, o quando il molestatore/trice, una volta chiarita la scorrettezza del suo comportamento, perduri nello stesso, la/il Consigliera/e di fiducia può riferire agli organi disciplinari competenti, e può consigliare al Responsabile della struttura competente il trasferimento interno della persona interessata..

Da nessuna parte trovo il termine “sanzione”, il termine “richiamo”, il termine “sospensione”. Il termine “molestatore/trice” compare una volta sola in tutto il documento. Nel Comma 5 leggo “proporrà alle parti”.

Nel comma 6 si legge “In casi gravi”: chi decide quali casi siano più gravi, quali meno gravi, quali non gravi? Ci sono casi non gravi, una volta accertati?

E ancora: “può riferire”: dunque, non vi è obbligo alcuno.

Ancora, leggo “può consigliare al Responsabile della struttura competente il trasferimento interno della persona interessata”: un po’ come la Chiesa con i preti pedofili, spostati da una parrocchia ad un’altra?

Francamente, se io fossi una studentessa non mi sentirei sufficientemente tutelata dall’ateneo per la vaghezza con cui affronta (anzi, non affronta) le eventuali sanzioni a carico del molestatore. E, pur non essendo una studentessa, io stessa non mi sento tutelata da tale Codice. Vero è che, se fossi oggetto di una molestia, non esiterei a rivolgermi alla Procura; tuttavia, mi sento personalmente coinvolta.

Spero che si unisca alla mia voce quella di tante altre Colleghe per chiedere al Magnifico Rettore di rivedere il Codice per le molestie e di riaprire lo sportello anti molestie.

In chiusura, un’ultima osservazione.

Forse non sono stata sufficientemente attenta, ma non ho trovato in questo mese dall’uscita dei primi articoli alcun comunicato pubblico dell’Ateneo in cui si stigmatizzano questi comportamenti e si rassicurano le studentesse che l’Ateneo è dalla loro parte e che sarà solerte nell’intervenire contro docenti e non docenti che siano accusati di azioni riprovevoli, nonché penalmente rilevanti.

Spero che il nostro Ateneo vorrà manifestare pubblicamente la propria posizione con l’urgenza che la questione richiede.

Cordialmente,

Ingrid Carbone