Musella: “Per la classe politica calabrese il problema mafia non esiste. E i furbi fanno affari”

Adriana Musella

“In una regione come la Calabria, caratterizzata dalla criminalità organizzata più potente al mondo, la lotta alla ‘ndrangheta dovrebbe rappresentare l’impegno primario da affrontare, considerato che il fenomeno condiziona l’intera economia regionale, ma per la classe politica calabrese il problema non esiste. Di mafia si parla e quando chiedi di discuterne non ti rispondono neanche”.

Lo ha detto, secondo quanto riferisce un comunicato, Adriana Musella, presidente del Coordinamento Riferimenti, intervenendo ieri al Vertice Nazionale Antimafia organizzato a Bagno a Ripoli (Firenze) dalla Fondazione Caponnetto alla presenza del Presidente del Senato, Pietro Grasso.

Musella ha parlato di “paradosso in cui versa la Calabria. Gran parte delle Istituzioni politiche sono latitanti sul tema e chi combatte la ‘ndrangheta in Calabria rimane solo. Non si ha alcun supporto e la politica non aiuta la trincea. Sul caso Limbadi, e sulle abitazioni confiscate al clan Mancuso, regna il silenzio assoluto.

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Ci sarebbe piaciuto che la Regione Calabria ci affiancasse in un progetto che è d’interesse e respiro internazionale, ma alle nostre istanze non si risponde nemmeno. Eppure dovrebbe essere loro interesse partecipare, visto che si sta realizzando un Centro di formazione di interesse internazionale, che vede la partecipazione delle Università calabresi e non solo. Parlano di cultura ma non accennano minimamente al contrasto proprio sul piano culturale del problema. Credo che Paolo Borsellino si sarebbe messo le mani nei capelli, lui che sosteneva che la lotta alla mafia è soprattutto un fenomeno da combattere sul piano culturale. Cosi’ si rimane soli e tutto è affidato alla buona volontà del volontariato.

Mi chiedo, però, quale sia l’azione di sostegno della politica in una regione di trincea come la Calabria. Forse la risposta all’ignavia sull’argomento sta proprio in quelle liste presentate nelle varie campagne elettorali e negli eventuali conseguenziali impegni assunti. Il dubbio a questo punto è legittimo”.

“Altro argomento da denunciare – ha detto ancora Adriana Musella – è l’associazionismo dei business all’ombra dell’antimafia e della solidarietà. Chi assume un impegno in nome dell’antimafia deve risultare credibile, ma attualmente, in questo senso, la scena è alquanto opaca”. E ricordando il caso Saguto a Palermo, Musella ha aggiunto: “Credo che l’affaire beni confiscati non si limiti ad un solo tribunale, ma interessi l’intera penisola”.