Natale in Calabria, il Decalogo della Repubblica delle banane

Visto che è Natale e siamo tutti più buoni, oggi – almeno all’inizio – non faremo nomi e cognomi ma vi accompagneremo in punta di piedi nel fantastico mondo della Repubblica delle Banane. 

“Repubblica delle banane è un’espressione dispregiativa del linguaggio politico e giornalistico che indica, in genere, una piccola nazione, spesso latino-americana o caraibica, instabile dal punto di vista politico, governata da un’oligarchia ricca e corrotta. Il termine è spesso usato nella polemica politica per affermare la sottomissione di uno stato sovrano alle ingerenze politiche ed economiche di soggetti statali ed economici esterni. Il termine è una parola d’autore coniata dallo scrittore statuintense O. Henry, in riferimento all’Honduras nel libro Cabbages and Kings del 1904″. (wikipedia) Per non farvela troppo lunga, la Repubblica delle Banane è la sintesi della “guerra” tra due compagnie americane che si contendevano la produzione ed esportazione delle banane dell’Honduras. Fino al colpo di stato del 1954 in Guatemala, ispirato dalla United Fruit Company contro la Standard Fruit. Si parla dunque di dittature da bassissimo impero gestite da elite locali in grado di garantirsi gli appoggi giusti. 

Gli esperti hanno stilato i tratti associati al fenomeno Repubblica delle banane e ne hanno tirato fuori una sorta di Decalogo che è la sintesi nuda e cruda dello stato delle cose. 

Collusione fra Stato ed interessi monopolistici, dove i profitti possono essere privatizzati e le perdite socializzate;

Svalutazione della moneta;

(foto corriere della sila)

Cleptocrazia; (dal greco: κλέπτω “kleptō” (rubare) e κράτος “kratos” (potere), ovvero governo del furto), è un termine informale a carattere denigratorio, adottato per indicare una modalità di governo deviata che rappresenta il culmine della corruzione politica e una forma estrema dell’uso del governo per la ricerca della rendita personale di chi occupa posizioni di potere. Il termine può anche essere utilizzato in termini più ampi, riferendosi a una elite o lobby che si appropria di una parte cospicua del reddito prodotto adducendo giustificazioni di vario tipo. Si tratta di società fortemente gerarchizzate, in cui esiste una casta che detiene saldamente il potere. Mancanza di reale democrazia, competizione politica inesistente o solo di facciata, brogli elettorali e forte controllo governativo sulla libertà di espressione;

Corruzione generalizzata e diffusa, soprattutto nel governo e nella pubblica amministrazione; mancanza di trasparenza, controllo e vincoli legali sul suo operato, mancanza di contraddittorio tra cittadinanza e pubblica amministrazione e impossibilità di agire in giudizio per tutelare i propri interessi da parte dei cittadini. Forti discrepanze tra le situazioni di diritto (contenuto delle leggi vigenti) e le situazioni di fatto (come vengono realmente applicate);Sistema giudiziario inefficace, che non reprime i reati dei potenti corrotti, ma invece è colluso con essi; utilizzo irresponsabile del denaro pubblico, con conseguenti enormi sprechi e carenza di servizi essenziali per i cittadini; forze dell’ordine corrotte e inefficaci nella repressione del crimine; 

La banda del cazzaro e del gattopardo

Classe politica spesso collusa con il crimine organizzato; presenza di forti disuguaglianze e ingiustizie sociali e alta diffusione di fenomeni illegali e di disagio sociale e disinteresse da parte dello Stato riguardo ai problemi della popolazione;Assenza di meritocrazia nell’accesso alle cariche pubbliche, clientelismo e nepotismo diffuso. 

Fin qui il Decalogo della Repubblica delle banane. Ma alzi una mano chi non ha pensato alla Calabria ma anche più in generale all’Italia di questi decenni. Questa è la realtà che il popolo deve subire senza potersi ribellare o magari affidandosi alla magistratura, che agisce solo in base alle urgenze politiche del momento. Sì, è questa la classica logica della Repubblica delle banane e il paradosso più grande per chi predicava la rivoluzione dei figli di nessuno dando suggerimenti al presidente Palla Palla è che lo manda all’obbligo di dimora, ma col cacchio che gli annulla il concorso per l’assunzione dei suoi figliocci e clienti. Benvenuti in Calabria, Repubblica delle banane. E col cacchio che denuncia il suo caro collega Spagnuolo, che da decenni rappresenta indegnamente la magistratura. Basterebbe che perseguisse i reati commessi per l’appalto di piazza Fera ma se lo facesse chiuderebbe i battenti al porto delle nebbie. E forse non vuole essere lui a “sparare” per primo.