‘Ndrangheta e appalti: piazza Fera/Bilotti e il contratto del garante di Barbieri

Foto di MASSIMILIANO PALUMBO

Le strade del grande appalto (mafioso) di piazza Fera/Bilotti sono infinite, almeno quanti sono i chilometri che separano Cosenza da Pomarance, provincia di Pisa, a due passi da Pontedera, la patria della Piaggio. No, i motori non c’entrano, però. In Toscana i magistrati della DDA di Catanzaro hanno sequestrato due aziende, la Granchi Spa e la Thermos Habitat. La Granchi Spa è di fatto l’azienda garante dell’appalto di piazza Fera/Bilotti, avendo sottoscritto un contratto di avvalimento. Ora è sequestrata. Ci si chiede se questo contratto possa essere ancora valido e, di conseguenza, com’è possibile – se non è valido – che il parcheggio di piazza Fera/Bilotti e le altre attività abbiano “funzionato” fino all’inizio dell’emergenza virus. Ma ripercorriamo tutti i passaggi che legano Giorgio Barbieri a Rossano Granchi, il patron della Granchi Spa.

IL RUOLO-CHIAVE DELLA GRANCHI SPA DI POMARANCE (PISA)

«Un colpo duro da digerire. E’ stato come un fulmine a ciel sereno. Si figuri, non ci siamo mai aggiudicati mezza gara di appalto fuori Regione. Ma di cosa ci accusano, di aver partecipato ad un paio di appalti senza averli neppure vinti?».

La voce di Rossano Granchi è ferma. Non vacilla. La notizia è deflagrata in un freddo mattino di gennaio (2017), quando la Granchi Spa si aggroviglia fra le maglie della maxi inchiesta che ha messo in luce uno «scellerato patto» fra imprenditori e cosche della ‘ndrangheta calabrese. Un sodalizio criminale che ha catapultato l’impresa edile dalla normalità ad interminabili ore vissute col fiatone.

Prima i controlli della Guardia di Finanza: «Sono venuti in azienda, hanno rovistato dappertutto. Non hanno trovato nulla, sono pulito» dice Granchi. Poi il nome della ditta pomarancina che compare nei faldoni dell’inchiesta delle direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro e che ha portato al fermo di 35 soggetti per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, frode, falso ideologico in atti pubblici, rapina ed estorsione.

Ed al sequestro preventivo di 54 imprese, fra cui la Granchi Spa di Pomarance e la Thermos Habitat di Castelnuovo Valdicecina, impresa satellite della famiglia Granchi. «Sono allibito – continua a ripeterci l’imprenditore – il nostro nome è venuto a galla solamente perché abbiamo presentato due offerte di gara a Catanzaro e nella zona di Gioia Tauro. Abbiamo partecipato, badate bene, non vinto. Ho già contattato il mio legale, l’avvocato Francesco Villani. Stiamo preparando un memoriale da presentare ai giudici dove dimostriamo, nero su bianco, l’innocenza della Granchi”.

Fin qui la debole difesa del patron Granchi apparsa sul quotidiano toscano “La Nazione”.

Rossano Granchi

I LEGAMI TRA GRANCHI, BARBIERI E I CLAN 

Questo invece è quanto scrive “Il Tirreno”, altro autorevole quotidiano toscano.

POMARANCE. Il nome dell’azienda Granchi, di cui è legale rappresentante Rossano Granchi, compare nelle intercettazioni che riguardano le indagini sull’associazione a delinquere di stampo mafioso organizzata dal clan “Muto” e che, secondo le indagini dell’Antimafia di Catanzaro, operava anche in accordo con altre organizzazioni criminali della provincia di Cosenza.

Grazie ad una serie di intrecci tra aziende che partecipavano alle gare di appalto, dieci imprese legate allo stesso gruppo hanno vinto, tra il 2013 e il 2015, una serie di appalti. Tra questi anche quello della riqualificazione di piazza Carlo Bilotti a Cosenza, con un parcheggio multipiano e relativa gestione per 28 anni.

Tra le aziende finite sotto la lente di ingrandimento per quest’opera c’è la Granchi srl, i cui legali si sono messi al lavoro per studiare la linea difensiva. Da qui la richiesta di sequestro preventivo dell’azienda di Pomarance. Uno degli imprenditori sottoposti a fermo di indiziato di delitto, nel corso dell’operazione effettuata il 19 gennaio scorso e che ha riguardato varie regioni d’Italia, Giorgio Ottavio Barbieri, di Roma, voleva gestire in proprio gli appalti in provincia di Cosenza, contando su una rete di imprese fidate, anche se poi ricorreva al gruppo imprenditoriale Bagalà (sotto inchiesta pure questo) attraverso un altro degli indagati Giorgio Morabito, finanziamenti sempre maggiori.

E così durante una di queste trattative “telefoniche” in cui Morabito si lamenta perché era saltata l’occasione giusta per controllare anche gli appalti di Cosenza, Morabito spiega a Carlo Cittadini (altro indagato) di avere procurato un avvalimento per partecipare alla gara d’appalto di piazza Bilotti a Cosenza.

Il contratto a cui fa riferimento è quello del 18 aprile 2012 stipulato tra la Barbieri costruzioni e la Granchi srl di Pomarance che ha come rappresentante legale Rossano Granchi. In sostanza la Granchi, come impresa ausiliaria, si impegnava a mettere a disposizione della Barbieri costruzioni (impresa ausiliata) la sua qualificazione nella categorie specifiche richieste dal bando di gara, nonché per l’esecuzione dei lavori stessi. In gergo tecnico questa operazione si chiama avvalimento. 

L’AVVALIMENTO NELLE PROCEDURE DI GARA

tratto dal sito dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione)

L’avvalimento consiste nella possibilità, riconosciuta a qualunque operatore economico, singolo o in raggruppamento, di soddisfare la richiesta relativa al possesso dei requisiti necessari per partecipare ad una procedura di gara, facendo affidamento sulle capacità di altri soggetti e ciò indipendentemente dai legami sussistenti con questi ultimi.

Si tratta di una materia suscettibile di incidere profondamente su settori delicati.

Si possono classificare due tipologie di avvalimento:

  • quello finalizzato alla dimostrazione, in sede di gara, del possesso dei requisiti di qualificazione richiesti da una stazione appaltante per la partecipazione ad una specifica procedura di affidamento (art. 49 del D.Lgs. 163/2006);
  • quello finalizzato alla dimostrazione della stabile disponibilità dei requisiti necessari per conseguire l’attestazione di qualificazione che abilita l’operatore economico alla partecipazione a future procedure di affidamento (art. 50 del D.Lgs. 163/2006).

Gara d’appalto

Questo tipo di avvalimento è inerente alle procedure per l’affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture da parte delle pubbliche amministrazioni.

Tramite tale istituto, un operatore economico che partecipa ad una procedura di gara per l’affidamento di un appalto pubblico per il quale è richiesto il possesso di determinati requisiti (economico-finanziari o tecnico-organizzativi), può dichiarare di avvalersi dei requisiti di un altro operatore economico. Tale tipo di avvalimento vale solo per la gara in oggetto e, in caso di aggiudicazione, ha valore per tutto il corso dell’appalto.

L’Impresa che “presta” i propri requisiti (ausiliaria) a quella partecipante (ausiliata) resta estranea sia alla gara che al successivo contratto, ma deve formalmente impegnarsi sia nei confronti dell’Impresa validata che nei confronti della Stazione appaltante a mettere a disposizione della prima, per tutta la durata dell’appalto, tutte le risorse di cui questa risulta carente.

I DUBBI SUL CONCORDATO

Giorgio Ottavio Barbieri

Dell’impresa della Valdicecina si torna a parlare anche in alcune intercettazioni di Morabito il 24 novembre 2016 quando la Barbieri Costruzioni sta per chiedere in concordato. Ma da questo concordato le società che avevano prestato avvalimento a Barbieri per il cantiere di piazza Bilotti (tra queste la Granchi) dovevano restare lontane. Tutto ciò con l’intento, secondo gli inquirenti, di mantenerle “pulite” in vista di nuove gare di appalti pubblici.

LA GRANCHI E IL TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI 

Ma di “pulito” per la Granchi Spa sembra esserci davvero poco. Basta leggere il resoconto di una storia tutt’altro che edificante.

POMARANCE. Condannati l’imprenditore Vittorio Granchi, il figlio Rossano e il capocantiere Massimiliano Bibbiani per un traffico illecito di tonnellate di rifiuti, scarti di lavorazioni di industrie della siderurgia e metallurgiche che dal Nord finivano in Toscana per essere riutilizzati in cantieri edili e stradali. La sentenza arriva dal giudice Paola Masi del tribunale di Empoli.

Il verdetto va nello specifico rispetto ad un’azienda ben conosciuta sul territorio dell’Alta Valdicecina, forte di tanti appalti aggiudicati e lavori in corso. A finire nei guai sono Vittorio Granchi, appunto, legale rappresentante delle Coedil Srl e Slic Strade Srl, condannato a tre anni e 6 mesi; il figlio Rossano Granchi, presidente del cda della Granchi Rodolfo srl, a due anni; Massimiliano Bibbiani, capocantiere, a due anni.

La sentenza ha, in sostanza, accolto la tesi del pubblico ministero Pietro Suchan che aveva coordinato indagini di Corpo forestale dello Stato e polizia municipale di Certaldo tra il 2002 e il 2006. Il processo ha confermato che tonnellate di rifiuti metallici erano miscelati a inerti per realizzare sottofondi stradali in numerosi cantieri come quello dell’ospedale di Empoli e del relativo parcheggio per i dipendenti, o quelli di Riparbella a Certaldo, di Steccaia a San Gimignano e di Spaccaferro a Collesalvetti.

Altri rifiuti venivano interrati nelle vicinanze di ex cave.  La discarica più grande è stata trovata a Certaldo, nell’ area di Cantone dove c’era l’impianto di betonaggio della Coedil gestita da Granchi e dove, su una superficie di 3 ettari e mezzo di terreno collinare, fra il 2002 e il 2003 sono state interrate ingenti quantità di rifiuti di vario tipo, pericolosi e non, miscelandoli fra loro e con terra.

Le analisi chimiche hanno fatto trovare nel sottosuolo sostanze inquinanti come idrocarburi policiclici aromatici, zinco, idrocarburi alifatici, piombo, cadmio, nichel e cromo, in percentuali oltre i valori limite. Gli inquirenti hanno accertato che fra il 2002 e il 2003 sono arrivate in Toscana, da Lombardia, Veneto e Piemonte, migliaia di tonnellate di rifiuti classificati come’non pericolosi adatti al recupero’ e codificati come’residui dell’eliminazione delle sabbiè,’fanghi prodotti da trattamenti di acque reflue’,’limatura scaglie polveri di metalli’,’terre e rocce’,’polveri di abbattimento fumi di acciaierie’.

Inizialmente gli indagati erano 28; tra loro i titolari delle ditte che consegnavano i rifiuti ai Granchi e gli autotrasportatori. Il tribunale ha disposto per i condannati la bonifica dei terreni inquinati e risarcimento per gli enti locali costituitisi parti civili: 60.000 euro al Comune di Certaldo, 30mila euro al Comune di Empoli, 30mila euro al Comune di San Gimignano, 20mila euro alla Regione Toscana, 40mila euro all’Asl 11 di Empoli.

fonte: Il Tirreno