‘Ndrangheta e appalti, Gratteri: “Ecco come siamo arrivati a Barbieri”

Esattamente due anni fa, il 19 gennaio 2017, la Calabria si svegliava e apprendeva dai magistrati Federico Cafiero De Raho e Nicola Gratteri di una importante operazione giudiziaria che svelava come tra Reggio Calabria e Cosenza ci si accaparrasse tutta la grande torta degli appalti grazie alla ‘ndrangheta e alla politica corrotta. Furono arrestati addirittura 27 imprenditori. Un giorno memorabile, che sancì il primo dei tre arresti del “gancio” della ‘ndrangheta a Cosenza ovvero l’imprenditore Giorgio Barbieri. Ma ecco il primo immediato resoconto di quella doppia operazione in tandem tra le Dda di Reggio e Catanzaro. 

“Dalle indagini emerge l’esistenza di un codice degli appalti parallelo dove più imprese si riuniscono in cartelli e concordano gli importi per partecipare alle gare di appalto e vincerle, a rotazione, il tutto con il sostegno delle cosche”. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, sull’operazione conclusa con il fermo di 35 persone, tra le quali 27 imprenditori, che si sarebbero spartiti decine di appalti nelle province di Reggio e Cosenza.

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dal canto suo, ha evidenziato come il troncone cosentino sia la prosecuzione dell’operazione che nel luglio scorso portò all’arresto di capi e gregari della cosca Muto di Cetraro, sulla fascia Tirrenica. “Da lì siamo partiti e siamo arrivati all’imprenditore cosentino Barbieri che in cordata con altri imprenditori aveva realizzato un cartello con le imprese operanti nell’area di Gioia Tauro”.

“Un perfetto meccanismo teso ad escludere ogni altra impresa fuori dagli ‘accordi’ falsando così ogni regola di mercato” hanno aggiunto i magistrati di Reggio Calabria e Catanzaro definendo il sistema emerso dalle inchieste condotte dalla Guardia di Finanza di Reggio e Cosenza nelle operazioni “Cumbertazione” e “Cinque lustri”.

“É il risultato – ha detto ancora Cafiero De Raho – di una forte sinergia tra le Procure di Reggio e Catanzaro, che ha permesso, sul versante reggino, di individuare le responsabilità del gruppo Bagalà, appoggiato dal clan Piromalli, presente come impresa ad ogni gara d’appalto, come dimostrato in numerosi lavori programmati dal comune di Gioia Tauro, tant’è che due dei fermi riguardano proprio due tecnici di quel comune. Oltre alle offerte di gara concordate abbiamo riscontrato evidenti episodi di frode nelle pubbliche forniture e nel’esecuzione dei lavori”.

Per Nicola Gratteri, “le inchieste sono certificate da attente valutazioni e fonti di prova caratterizzate da una forte azione comune con la Procura di Reggio Calabria. Tutto ciò è stato possibile grazie alla tenacia della Guardia di Finanza e del suo comandante regionale, che in Calabria ha messo a disposizione della magistratura autentiche elite di intelligence”.

Tra le opere al centro delle indagini dalla Dda di Catanzaro, anche la realizzazione di Piazza Bilotti a Cosenza ed il relativo parcheggio, l’aviosuperficie di Scalea ed una sciovia a Lorica, realizzate dall’impresa Barbieri. “Opere – ha sottolineato Gratteri – costruite da una medesima impresa legata apertamente e protetta dal clan Muto di Cetraro”.