‘Ndrangheta, fratello pentito ucciso a Pesaro

Inquirenti sul luogo dell'agguato nel centro storico di Pesaro contro un 51enne, che sarebbe di origine calabrese, ucciso a colpi di pistola, 25 dicembre 2018. Almeno 20 bossoli sarebbero stati trovati sul luogo dell'esecuzione avvenuta in via Bovio. Secondo una prima ricostruzione, due killer incappucciati avrebbero atteso la vittima che parcheggiava l'auto in garage, per poi scaricargli addosso i caricatori. Sul posto i carabinieri allertati dalle chiamate di residenti che hanno sentito la serie di colpi. ANSA/ROBERTO DAMIANI

(ANSA) – PESARO, 26 DIC – Un’esecuzione di stampo ‘ndranghetista nel centro storico di Pesaro. E’ la pista privilegiata dagli investigatori per l’uccisione di Marcello Bruzzese, 51 anni, originario della Calabria, fratello di un collaboratore di giustizia, Girolamo.

Marcello Bruzzese era scampato a un agguato nel 1995 a Rizziconi di Reggio Calabria in cui morirono il padre Domenico, braccio destro di Teodoro Crea, il potentissimo boss di Rizziconi, e un cognato, il marito di una sorella, mentre lui rimase gravemente ferito.

Verso le 18:30 di ieri, due killer incappucciati hanno atteso che parcheggiasse l’auto in garage in via Bovio, dove abitava con la famiglia da tre anni, per scaricargli addosso una trentina di colpi di pistola calibro nove, di cui almeno 15 andati a segno, quando ancora era nell’abitacolo della vettura e si apprestava a scendere. Il collegamento tra la parentela di Bruzzese con il pentito e l’omicidio non è ancora chiaro. A coordinare le indagini dei carabinieri, con i pm di Pesaro Fabrizio Narbone e Maria Letizia Fucci, ci sarà comunque Daniele Paci della Dda di Ancona che si occupò dei delitti della Uno bianca.

AGGIORNAMENTO – (Sky Tg 24) – Un agguato che sembrerebbe di tipo mafioso, forse un avvertimento, nei confronti di un uomo che non si trovava nelle Marche per scelta, ma perché sottoposto a uno speciale programma di protezione in quanto – appunto – fratello di un ex ‘ndranghetista, diventato nel 2003 collaboratore di giustizia dopo aver tentato di uccidere il capocosca: le sue testimonianze hanno permesso ai magistrati di conoscere i legami tra la cosca Crea e alcuni politici locali. Bruzzese abitava con la famiglia in una casa pagata dal ministero degli Interni.

Le ricerche degli inquirenti

Nella notte c’è stato un vertice in tribunale, al quale hanno partecipato il capo della procura pesarese, Cristina Tedeschini, i sostituti procuratori Fabrizio Narbone e Maria Letizia Fucci e Daniele Paci, della Dda di Ancona: un pool di magistrati per andare a fondo su autori, mandanti e movente dell’omicidio. I carabinieri completeranno oggi la raccolta delle testimonianze: un’attività complessa perché il delitto sembra non aver avuto testimoni diretti; l’analisi delle telecamere, poste ai varchi della zona a traffico limitato, potrebbe dare qualche indicazione in più agli inquirenti. I due sicari hanno agito con i volti coperti da cappelli e sciarpe.