Nicolino Grande Aracri e il porto di Diamante: una lunga storia di soci occulti, servizi e massoneria

di Saverio Di Giorno

Il pentimento di Nicolino Grande Aracri è stato salutato con stupore ed entusiasmo da tutti gli osservatori. “Il nuovo Buscetta”. Tremano i colletti bianchi e la politica. E per la Calabria si annuncia l’ennesima nuova primavera. Un po’ tutti si chiedono: ma è tutto vero? 

La ‘ndrangheta è rinomata per avere un numero bassissimo di pentiti (eccezion fatta per la provincia di Cosenza che ha tutte logiche e dinamiche proprie), e quelli della caratura di Nicolino Grande Aracri sono rarissimi. Il boss che da Cutro ha esteso il suo impero all’Emilia Romagna e poi oltreoceano. Potrebbe davvero far tremare un’architettura. E forse lo farà, ma solo per chi dice lui o magari per chi è stato già mezzo affondato dal procuratore Gratteri. Mettere a nudo tutti i suoi legami significherebbe poter arrivare a certe logge, appalti, politici storici e nazioni anche dell0est Europa. Ma prima di arrivare a questo aspetto ancora inedito ragioniamo sul clima nel quale il boss ha deciso di pentirsi.

La ragione impone quantomeno cautela. Grande Aracri si pente. Come insegnano tutti i pentiti di grande spessore, le cose le rivelano a tratti, quando pensano sia il momento e quando pensano il clima sia adatto. Lo insegna Buscetta prima di tutti e per questo comportamento Falcone si tirò addosso anche delle critiche.

Il momento era sicuramente adatto al pentimento, i riferimenti politici della realtà del luogo o suoi possibili interlocutori sono stati di recente tutti coinvolti in qualche scandalo o sono andati in malora: uno su tutti Tallini. Il loro potere è enormemente diminuito. Prima ancora il processo Aemilia in Emilia Romagna aveva colpito molti rami economici. Insomma i tempi erano maturi e non sarà strano se parlerà di questi rapporti politici ed economici. Ma sono tutti?

Il porto di Diamante

Non tutti. C’è una vecchia storia della quale Iacchite’ si è occupato a lungo.  Partiamo dal porto di Diamante.

La vicenda del porto di Diamante è lunga e travagliata. (Qui un piccolo riassunto http://www.iacchite.blog/diamante-il-porto-i-politici-e-la-massoneria/Un appalto nato all’ombra di Gentile ed Adamo e vinto dalla Diamante Blu srl che fa capo a Graziano Santoro. Basti sapere che la storia è andata avanti tra stop e proroghe il tutto oleato da svariati milioni di finanziamenti pubblici. Una delle aziende che è confluita nella Diamante Blu srl è la Sakata sro con sede in Slovacchia.

“A ottobre 2011, Santoro è seduto con Tignanelli nel retrobottega della sua farmacia di Cosenza. Hanno da poco avviato una società finanziaria in Slovacchia, la Sakata sro, da 10 milioni di euro di capitale. Tignanelli ha contribuito con un milione di euro”, scrive cosi Wired che si è occupato della vicenda.

Tignanelli e i software

Un poliziotto cosentino. Finito al centro di un’inchiesta napoletana. Due società informatiche eSurv e Stm, titolari dell’appalto con le Procure di mezza Italia ma partendo da Cosenza e Castrovillari. Sono stati indagati i quattro titolari delle aziende — Marisa Aquino e Vito Tignanelli, moglie e marito, cosentini, quest’ultimo in forza alla Polstrada di Cosenza per Stm e Giuseppe Fasano e Salvatore Ansani di eSurv, questi ultimi due da ieri agli arresti domiciliari — con l’accusa di violazione delle norme sul trattamento dei dati personali e la frode in pubblica attività. Questa tuttavia è un’altra storia…

Il socio occulto e Nicolino Grande Aracri

Riannodiamo i fili: Santoro, socio con Tignanelli in Slovacchia in un conto da 10 milioni che però là sopra non ci sono mai stati. A confermare la cosa è Eleonora Jakubivicova. Conferma anche il motivo per cui è stata creata la società: “un porto in Italia” (ancora Wired). Santoro aveva anche un socio occulto nella questione porto, tale Lombardo. Quest ultimo viene condannato a 12 anni in primo grado nel processo Six Towns, con l’accusa di essere la mente finanziaria del clan di ‘ndrangheta di Belvedere Spinello, nonché al servizio dei clan del Crotonese. Le indagini lo evidenziano come in diretto contatto con il boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri.

Santoro nel 2015 toglie il capitale che aveva depositato presso la sua azienda in Slovacchia, la Sakata, e lo trasferisce a Malta in un fondo di investimento a capitale variabile gestito dalla finanziaria Malta Ifp Sicav Plc. Nel 2016 la Sakata viene liquidata e in quel periodo Tignanelli avvia l’attività con la Exodus che finirà al centro dell’inchiesta per il trasferimento di dati (anche di processi di mafia) in un server in Oregon, negli USA.

La Malta IFP Sicav PLC risulta nel databases dei Panama Papers collegata ad altri intermediari con interessi in Svizzera e Singapore.

L’epilogo. Gli altri soci e le società inedite.

Fin qui Wired. Consultando il database FinStat, Iacchite’ ha verificato la presenza di un terzo socio oltre a Tignanelli e Santoro nella Sakata sro ed è un tale che si chiama Antonio Naso di Rende. Anche lui partecipa con un altro milione di euro. Non solo, ma negli anni (come si nota sopra) nella Sakata sro sono passate anche altre società come la Eurominerals LCC che pare essere (insieme alla Jakubivicova) un punto di riferimento per molte attività che transitano dall’Italia verso altre nazioni.

Per quanto riguarda invece Giovanni Battista Lombardo, il collegamento con Nicolino Grande Aracri risulta tra le evidenze di un database inglese (Companies House CoH).

Cosentini che finiscono in società maltesi, svizzere e inglesi. Fondi, appalti pubblici nati all’ombra del gotha della politica calabrese e informazioni di procure. È assai probabile che molte di queste informazioni siano passate sotto l’assenso del boss Grande Aracri. Ma quanto è disposto a dire su questo? Bisogna sempre tener presente che su queste vicende e questi cognomi pesa l’ombra di servizi segreti e massoneria.

Ironia della sorte, il pretesto per il trasferimento di Facciolla è anche quello di aver chiesto informazioni su un server unico a Tignanelli. Tale richiesta viene intercettata da Gratteri che nel frattempo muoveva le sue pedine per avere il server unico a Catanzaro entrando in contrasto anche con Otello Lupacchini. Un’altra vecchia storia. Però ora è a Gratteri che Grande Aracri potrebbe dire molte di queste cose.