Norcia 2008, l’ultimo Siena-Cosenza: il trionfo degli sciacalli e la controinchiesta degli ultrà

Norcia, 3 agosto 2008, ore 16,40. Una settantina di ultrà cosentini approdano nel piccolo stadio della cittadina umbra per assistere all’amichevole Siena-Cosenza. La partita è stata preceduta da una serie di minacce reciproche tra le due tifoserie recapitate al mittente via internet.

Nel 2001 e nel 2003 le gare di Serie B tra Siena e Cosenza hanno fatto registrare spiacevoli incidenti. I senesi hanno teso imboscate a ultrà cosentini isolati: sono cose che non si dimenticano. A Norcia ci sono anche gli ultrà senesi: non ci vuole molto per far scoccare la scintilla degli scontri. Forze dell’ordine non ce ne sono. Solo tre impauriti carabinieri che non sanno minimamente cosa sta accadendo.

Il direttore generale del Cosenza, all’epoca Massimiliano Mirabelli, ha tempestivamente informato la questura di Cosenza dei rischi della gara ma evidentemente senza successo. Il Siena, che organizzava la partita, non ha mosso un dito. Gli scontri sono duri ma leali. I senesi hanno la peggio. La partita non inizierà mai.

Parte invece l’assalto dei media agli ultrà cosentini. Si parla e si scrive di vendetta premeditata, qualcuno scrive addirittura che sono state impaurite donne e bambini e vengono pubblicate le foto degli scontri. Ma a pagare saranno solo gli ultrà rossoblù: una marea di diffide. La politica infierisce con comunicati ufficiali al veleno contro gli ultrà cosentini, i lacchè attaccano.

LA VERITA’: LA CONTROINCHIESTA DEGLI ULTRA’ DOPO L’ASSALTO DEI MEDIA No, non sono un criminale e mai ho pensato di esserlo. Amo gli animali, i sorrisi dei bambini e mi commuovo se accade qualcosa di struggente. Volevo capire, vedere cosa stesse accadendo, ero dietro, molto dietro, accelero il passo, sono in tribuna…

S’avanza un buttero con un bel palo in mano, dovrei voltar le spalle, mi invita, ci vado a nozze, l’istinto chiama. dovrei andar via ma è la legge della giungla: l’istinto che è in noi sin dalla notte dei tempi, dall’evoluzione o dalla creazione, fate un po’ come cazzo vi pare. Idea di conservazione, memoria di specie e volontà di resistere. Quel qualcosa che ci ha permesso di sopravvivere a glaciazioni, disastri e apocalissi che si son succedute nel volger di milioni di anni.

Il buttero s’avanzava, c’ero dentro – o cittino vien qui che ti scanno -, sì si, ca mo tu cuntu iu… Pochi istanti mi parvero un’eternità, cazzo i miei Persol volarono là nella terra di nessuno, maledetto! Gloriose lenti del mio ozio e dell’atteggio. La pagherai, certo che la pagherai.

Cazzo! Sul giornale quello sono io. Pensai d’esser fottuto, addio a tutto quello che ho costruito in anni di sacrifici e umiliazioni. Come mai signori scribi? Non lo so, so soltanto ch’ero lì e non mi son voltato indietro. E’ il destino che m’ha portato lì, al centro della sala da bullo e ho bullato, del resto la storia, la storia di ogni singolo individuo, è fatta di variabili impazzite e distorsioni che è inutile tentar di spiegare, tempo perso.

Forse sta cazzo di partita è stato un segno del Signore, forse avrà altri piani in serbo per me. E’ da qualche tempo che quando provo malessere chiamo i miei cari a me, stavolta m’ero rivolto anche al boss, a quello che dovrebbe abitare al piano di sopra. Cosa mi starà succedendo? Non lo so. Due anni di diffida e non sono un ragazzotto, come ha scritto qualcuno verso il quale nutrivo rispetto.

Signori scribi, vi chiedo solo di non strapparvi le vesti, di non sbracciarvi per comprendere, anche a costo d’esser più realisti del re, quel che mi ha mosso; continuo a ripetervi che non lo so. Forse ero lì solo per i ragazzi, per la mia città, per quel marchio sulla pelle che mi porto dietro: Brutia me genuit, Cosenza mi ha generato. E son certo che paghiamo per questa nostra amata-odiata discendenza, dove chi vuol apparir virtuoso, rispettabile e zelante, spara ora ad alzo zero su questi “ignobili teppisti” mentre quel che han fatto per questa città è solo ombra e polvere.

Siamo noi l’anima di questa città, che vi piaccia o meno. Voi l’avete svenduta come piscio al miglior offerente. In ginocchio mai!

POLITICI E ISTITUZIONI, ECCO LA VERGOGNA DI COSENZATerrone, parla italiano o ti spacco questa bottiglia in faccia”. “Fratello senese, che pascoli le tue greggi sul monte dei paschi, scegli pure la guancia da colpire. Ti porgerò anche l’altra, pur di evitare che ci squalifichino il campo“.

Bene, bravi, bis. Continuate così. Politici ed esponenti delle istituzioni, state confermando tutto il vostro complesso d’inferiorità verso una nobile e potente città del nord, la ricca e opulenta Siena, in verità abitata anche, purtroppo, da razzisti e giovani picchiatori. Vorreste dimostrare a tutti i costi che anche quaggiù, nella nostra squallida ed arretrata Terronia, esiste una società “civile”, donne ed uomini onesti, progrediti, evoluti.

Ma chi imbratta di più l’immagine della città di Cosenza? Noi ultrà oppure voi? Dimenticate i titoloni dell’Espresso, del Corriere della Sera o del Sole 24 Ore? Dimenticate vicende come il documento del Comune di Cosenza contro De Magistris, gli studi professionali cosentini “casseforti della ‘ndrangheta”, i presunti collegamenti tra i grandi centri commerciali della nostra provincia e Cosa Nostra, lo scandalo degli impiegati di Palazzo dei Bruzi fannulloni, i poliziotti arrestati per grossi traffici di eroina?

Dunque, siamo noi la vergogna della città. Poco importa se per anni, approfittando che erano isolati, tornando da Siena gli studenti cosentini ed i semplici tifosi sono stati aggrediti, malmenati, derubati, lasciati scalzi per accrescere l’umiliazione. Non erano figli vostri e quindi non è problema vostro.

Ma che ne sapete voi della “caccia al terrone calabrese” che si scatena spesso nei rioni di Siena? Che ne sapete dell’aggressione fisica e verbale che alcuni di noi hanno subito a Norcia prima di difendersi? Vorremmo vedervi porgere l’altra guancia, voi che passate il vostro tempo ad inscenare duelli nelle stanze del potere. E così avete trattato la vicenda degli scontri avvenuti a Norcia come se doveste commentare il Palio.

Il pubblico prova sempre sentimenti di pietà per il fantino che cade, e per il suo cavallo. Poco importa se il fantino durante la gara scalciasse, provocasse gli avversari e cercasse di farli cadere. E’ caduto, ha avuto la peggio, bisogna avere comprensione.

Porgere dunque l’altra guancia a chi ti sfida con il collo di una bottiglia rotta in mano. Anteporre l’interesse calcistico, quello del Cosenza che deve vincere il campionato, all’incolumità ed alla dignità di tanti giovani che lo hanno sostenuto e lo sosterranno. Ma badate bene: non ci sono pochi facinorosi e tanti bravi ragazzi. Ci sono tifosi ed ultrà. E gli ultrà di Norcia sono gli stessi di sempre. Quelli che tifano e quelli che si difendono.

Se qualcuno può elevare una lamentela, sono soltanto le famiglie dei calciatori ed i semplici tifosi del Siena, che si sono trovati in mezzo alla giusta reazione di quanti si erano stancati di subire le provocazioni di questa combriccola di razzisti. Ma una volta per tutte: nessuna donna, nessun bambino è stato aggredito. Hanno assistito ad una scazzottata tra gente che se l’è cercata. Si poteva evitare? Non siete voi a poterlo dire. Risparmiateci il vostro ritornello moralista. Piuttosto, pagate il biglietto dello stadio invece di andare ad elemosinare un accredito. Ribadiamo quanto vi urlammo ad Angri: “A lavorare, andate a lavorare”.

Ultrà Vecchia Guardia