Prodi: “Virus come la guerra ma Ue non ha strategia”. Italia, si allunga la quarantena

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il governo allontana la riapertura, Romano Prodi chiama l’Europa a svolgere il suo ruolo di “ancora della democrazia” se non vuole “scomparire dalla cartina geografica”. In una domenica in cui i dati mostrano un trend di decrescita per il terzo giorno consecutivo, dando una dimensione epidemiologica alle misure di contenimento, l’esecutivo chiarisce che nulla o quasi ricomincerà dal 3 aprile. Manca l’ufficialità, ma le parole dei ministri della Salute, Roberto Speranza, e degli Affari Regionali, Francesco Boccia, sono inequivocabili. Lo ha detto sabato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e lo hanno ribadito ieri due esponenti del suo governo. Chiaramente.

Prodi: “Come la guerra, ha ragione Draghi” – Mentre la settimana che inizia segnerà un momento cruciale anche per gli aiuti europei. Sul tema, in serata, si è fatto sentire l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi: “È come la guerra, il paragone di Draghi è scientificamente giusto. Non è la crisi del 2008 che parte dalla finanza e poi prende il resto dell’economia, prende tutti: i ristoratori e quelli che devono andare a mangiare”. Esiste, ha spiegato l’ex premier a Che tempo che fa, “una diffusa idea che la solidarietà europea finisca per aiutare soprattutto gli altri, ma gli olandesi devono capire: se succede una grande crisi a chi vendono i loro tulipani?”.

“Strategia o scompariamo dalla cartina” – Un riferimento non casuale, visto che i Paesi Bassi sono, insieme alla Germania, nel gruppo dei falchi che si oppone agli eurobond chiesti dall’asse Roma-Parigi. In Europa, ha aggiunto, “non c’è una strategia per il futuro”, ma “il gruppo di Paesi che rifiuta l’austerità per definizione è diventato molto più forte. Finalmente il pericolo è percepito. Il primo passo della Banca centrale europea ci aiuta”, ma occorre una “strategia comune e un forte incentivo immediato per le imprese”. “Noi non capiamo – ha concluso Prodi – che l’Europa è rimasta l’unica ancora della democrazia. Vogliamo capire che ci sono 23 cinesi ogni italiano e 18 cinesi ogni tedesco? O stiamo assieme o scompariamo dalla carta geografica del mondo”.

Speranza: “Sacrificio non brevissimo” – In attesa di comprendere quale saranno le mosse dell’Europa, l’Italia si prepara alla settimana che porterà alla scadenza del decreto che ha introdotto le misure di contenimento. E durante, lo indicano diversi esponenti dell’esecutivo, è quasi certo che verranno prorogate. “Siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora. Si finirebbe – ha spiegato Speranza – per vanificare quanto fatto fino ad oggi. I sacrifici di queste settimane sono seri”. Anche molti virologi si sono già espressi a riguardo e tutti concordano nel dire che guardando la curva dei contagi – che rallenta, ma di poco – è prematuro revocare le misure di contenimento il 3 aprile, data in cui scade la validità dei decreti restrittivi per cercare di arginare la diffusione del coronavirus nel nostro Paese. “Se le misure in vigore saranno prorogate? Sicuramente sì, ne abbiamo ancora bisogno. Ci sono segnali incoraggianti ma questo non basta. Faremmo un errore madornale”, ha ribadito Speranza. Chiarendo: “Verranno prorogate e non sarà un sacrifico brevissimo”.

Boccia: “Le misure saranno allungate” – La proroga, insomma, è inevitabile. Lo ribadisce anche Francesco Boccia: “Le misure in scadenza inevitabilmente saranno allungate. Penso che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile”, ha spiegato il ministro degli Affari Regionali a L’Intervista di Maria Latella su SkyTg24. Una precisazione che suona come una risposta a quanto dichiarato da Renzi che sabato aveva parlato di riapertura delle fabbriche prima di Pasqua e delle scuole il 4 maggio e ha poi rilanciato su Facebook dicendo che “tra qualche giorno cambieranno posizione e diranno tutti insieme ciò che stiamo dicendo da soli noi oggi”. Una tesi, quella dell’ex premier, rigettata in toto dalla comunità scientifica che la bolla come “follia”.

I dati – Il tutto mentre nella giornata di ieri il trend si conferma in calo. Si toccano i 97.689 contagiati con un aumento di 5.217 nelle ultime 24 ore con un trend di crescita in calo rispetto a sabato quando si erano registrati circa 500 nuovi casi in più. In un giorno si registrano altri 756 decessi, portando il dato complessivo dei morti causati dalla pandemia a 10.779. Il trend di crescita su base giornaliera è stato del 5,64%, sabato era del 6,90 e venerdì del 7,39. Lo pneumologo Luca Richeldi, membro del Comitato tecnico-scientifico del ministero della Salute, parla di “dati solidi” e “incoraggianti”, ma avverte: “La battaglia è lunga, dobbiamo essere rigorosi”.

Le condizioni per riaprire: bar e locali per ultimi – La condizione essenziale per rialzare le saracinesche resta infatti quella del R0, l’indice di contagiosità del virus, che deve essere inferiore a 1 (un positivo infetta meno di una persona). In ogni caso la riapertura sarà graduale e ci vorrà molto tempo per tornare alla normalità, perché bisognerà impedire la creazione di nuovi focolai, alimentati anche dalla circolazione degli asintomatici. “Gli epidemiologici affermano che si vedono i primi effetti del contenimento. Non siamo però ancora al cambio di fase. Servirà tempo e gradualità”, ha avvisato il ministro Speranza. Ecco perché quindi i primi ad aprire potrebbero essere le imprese legate alle filiere essenziali, farmaceutica ed alimentari, mentre per ultimi discoteche, cinema, locali notturni e teatri.