Reggio. Cannizzaro schiera le truppe cammellate: lo “sponsor” Pedà e il clan Piromalli

Quella di oggi è una giornata campale per il centrodestra (qualcuno lo chiama centromafia e non ha tutti i torti…) calabrese. Non arriva soltanto la Meloni a Cosenza ma nella segreteria di Forza Italia di Reggio Calabria, dove qualche sera fa qualcuno ha sparato tre colpi di pistola, Ciccio “bummino” Cannizzaro, dopo aver recitato il ruolo della vittima, adesso passa alla seconda fase ovvero quella di raccogliere al suo fianco tutta la melma possibile, a partire naturalmente dal parassita eletto presidente della Regione con tutti i voti della borghesia mafiosa. Insomma, un bel raduno di truppe cammellate.

Le veline del faccendiere reggino ci dicono che “contestualmente alla presentazione della candidatura di Cannizzaro al collegio 5 della Camera Reggio.-Locri, verranno presentati ufficialmente anche i nuovi 150 amministratori della Provincia di Reggio che aderiscono al Partito, come già annunciato nelle settimane scorse a Roma, nella sede nazionale di Forza Italia…”. Ovviamente, questi “nuovi” amministratori sono tutti sodali del “bummino” reggino, eletto per la prima volta nel 2018 nel collegio tirrenico, dove il suo sponsor principale, tanto per non farsi mancare nulla, è stato un tale che si chiama Giuseppe Pedà, che grazie all’elezione di Cannizzaro, aveva finanche trovato un posto al sole in Consiglio regionale.

Con 5009 voti, Pedà era stato il primo dei non eletti nella lista della Casa delle Libertà (circoscrizione Sud – Reggio Calabria). Subentrava così nella seduta del 18 giugno 2018 al consigliere Francesco Cannizzaro, eletto in Parlamento. Componente del consiglio di amministrazione delle Ferrovie della Calabria, ne è stato anche Presidente. E’ stato sindaco della città di Gioia Tauro dal giugno 2015 al dicembre 2016.

Ma vediamo più nel dettaglio chi è stato nel 2018 il maggiore sponsor di “Ciccio” Cannizzaro, figlioccio di Antonio “Totò” Caridi, arrestato nell’inchiesta “Mammasantissima” e “pizzicato” in diversi luoghi con esponenti di ‘ndrangheta a Limbadi ma anche con Jimmy Giovinazzo, boss di Cittanova, con il quale parlava quotidianamente al telefono. Cannizzaro, che nel 2018 era candidato nel collegio alla Camera numero 7 Gioia Tauro-Palmi, infatti aveva come sponsor ufficiale l’ex sindaco del Comune di Gioia Tauro sciolto per mafia, Giuseppe Pedà appunto.

Giuseppe Pedà – e che ve lo diciamo a fare?- è stato una figura molto discussa negli ultimi tempi a causa di coinvolgimenti suoi e di suoi familiari con la potentissima famiglia dei Piromalli, padroni assoluti della piana di Gioia Tauro nonché primi elettori di Pedà alla carica di sindaco nel 2015.

Siamo nel giugno del 2015 e la famiglia Guerrisi, considerata dalla Dda reggina una affiliata della potentissima cosca Piromalli avrebbe candidato a sostegno di Pedà addirittura due familiari che avrebbero portato a non pochi attriti interni tra zio e nipote ossia tra Biagio Guerrisi e il nipote Cristian.

Il giovane Cristian – intercettato – lamentava ad un altro zio, Pasquale, i problemi che si erano creati nel procacciamento dei voti, ritenuti a suo dire non soddisfacenti. Erano ore intense e i telefoni squillavano ad oltranza: questo per dimostrare l’impegno della “famiglia” per il candidato sindaco Pedà, che comunque è andato al ballottaggio e l’ha vinto confermando lo stesso l’impegno della famiglia Guerrisi e del cugino Cristian, risultato il primo degli eletti.

A supporto di questi fatti ci sono anche alcune dichiarazioni di pentiti della Piana di Gioia Tauro come Marcello Fondacaro. Nel 2018 allora la domanda sorgeva spontanea: per far vincere Cannizzaro nel collegio Gioia-Palmi, la famiglia Guerrisi vicina all’ex sindaco Pedà avrebbe messo lo stesso impegno usato per far entrare dentro il Consiglio di Gioia Tauro il suo pupillo? Certo che sì, naturalmente e infatti Cannizzaro è stato eletto. Si dice che la Dda di Reggio abbia raccolto nel corso di questi anni parecchi spunti interessanti e movimenti giudicati poco chiari… Poi Cannizzaro s’è messo a fare le sceneggiate ma la verità, prima o poi, viene sempre a galla.