Rende, il borgo rurale dei contadini abbattuto risaliva a fine ‘700: la Soprintendenza esiste ancora?

A Rende sta destando grande sconcerto l’ennesima “prodezza” dell’amministrazione Manna. Il celeberrimo sindaco quaquaraquà ha infatti dato il via ad un’altra speculazione edilizia (Residenze Ungaretti…) che porterà ancora altro cemento nella città d’oltre Campagnano. L’economista Matteo Olivieri ha sollevato il caso sui social e ha documentato, tra l’altro, anche il mesto pellegrinaggio dei cittadini, che stanno filmando e fotografando le macerie alzate dai “palazzinari” bramosi di movimentare altro denaro sporco grazie all’anatra prestata alla politica. Oggi aggiungiamo un altro sconcertante particolare a quelli già noti, per come scrive la signora Angela Arcuri.  “L’edificio rurale abbattuto insieme a tutto il borgo dei contadini, case rurali tardo settecentesche, era il casino dei Florio-Vivacqua, i nonni della mia mamma. I contadini dell’epoca lo chiamavano il casino dei conti dando questa destinazione araldica ai vecchi proprietari, quando si riferivano a questo edificio come punto di riferimento lungo la strada. La nostra famiglia conservava in questo edificio ricordi importanti, i più recenti legati all’ultima guerra; donna Angela Vivacqua e suo marito Pietro Florio sono morti in questa casa così come Luisa Florio, la madre di Pietro. Qui sfollarono tutti all’epoca della guerra lasciando Cosenza e qui si riuniva tutta la famiglia finché i nonni erano in vita. Uno degli eredi maschi ne ricostruì l’ultimo piano crollato non so bene se a causa di un terremoto o dei bombardamenti… Potrei continuare a lungo ma non è questa la sede: abbiamo perso un posto storico ma purtroppo pecunia non olet!“.

Solo un telegrafico commento a quanto scritto da Angela Arcuri: dunque, la casa e il borgo abbattuti risalivano addirittura al Settecento! Ma a Cosenza, e in Calabria, esiste ancora una Soprintendenza ai Beni Culturali, Storici, Paesaggistici ed Architettonici? E se ancora c’è, cosa fa? Dorme?