Roccabernarda, presi i killer di Rocco Castiglione

Sono in tutto 15 le persone indagate nell’operazione dei carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro di questa mattina. Le ordinanze sono state emesse dal Gip di Catanzaro su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Dieci sono le misure di custodia cautelare in carcere eseguite nel territorio della provincia di Crotone, ai quali vanno aggiunti 4 indagati a piede libero e uno irreperibile. I reati contestati a vario titolo agli indagati vanno dall’associazione mafiosa di tipo ‘ndranghetistico, omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione, ricettazione, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, abuso d’ufficio e vari danneggiamenti e uccisioni di animali.

Tra gli arrestati i carabinieri avrebbero preso anche gli esecutori dell’omicidio di Rocco Castiglione, 28 anni, ucciso in un agguato il 31 maggio del 2014. Castiglione fu assassinato a colpi di fucile a pallettoni in località Cerasara di Roccabernarda mentre era in compagnia del fratello Raffaele di 24 anni, rimasto ferito ad un braccio. I due fratelli sono figli di Vito Castiglione, ritenuto dagli inquirenti come un elemento di spicco della criminalità locale.

La tesi è che al vertice di questa “banda” si sarebbe imposto Antonio Santo Bagnato, che è considerato l’ideatore dell’omicidio di Castiglione, il cui assassinio gli sarebbe stato utile per affermarsi sul territorio come capo dell’organizzazione criminale a discapito proprio della famiglia Castiglione.

Inoltre, si sarebbero scoperti e ricostruiti numerosi reati contro il patrimonio commessi dai presunti appartenenti al sodalizio, ma sempre con il benestare o per volontà di Bagnato.

Sotto la lente degli investigatori, poi, alcuni reati che vengono ascritti a funzionari dell’Ufficio Tecnico del Comune di Roccabernarda per favorire l’organizzazione nella realizzazione di opera edilizie abusive.

Nel caso ricostruito dai carabinieri di Petilia Policastro, viene evidenziato l’atteggiamento tenuto dell’ufficio tecnico cge avrebbe rilasciato un permesso di costruire violando la legge, cosa che non avrebbe solo favorito Antonio Santo Bagnato, ma ha allo stesso tempo avrebbe rafforzato il “prestigio” dell’organizzazione.

Secondo gli investigatori, infatti, la condotta tenuta dai due pubblici ufficiali, impedendo cioè che il presunto “capo” locale venisse bloccato nella realizzazione di un manufatto in cemento armato e di una stalla, prendendo immediatamente dei provvedimenti e consentendone il dissequestro, avrebbe dato “l’ennesima conferma all’esterno” della soggezione alla cosca di tutta la comunità.

Gli arrestati sono:

Antonio Santo Bagnato (50 anni)

Giuseppe Bagnato (31 anni)

Maurizio Bilotta (35 anni)

Antonio Cianflone (46 anni)

Domenico Iaquinta (36 anni)

Gianluca Lonetto (34 anni)

Antonio Marrazzo (52 anni)

Michele Marrazzo (33 anni)

Mario Riccio (68 anni)

Emanuele Valenti Carcea (33 anni)