Sanremo 2019: Baglioni (finalmente!) canta cover, la Bertè “spacca” ed è tra i primi otto

Il rito della prima serata del Festival di Sanremo si è consumato e non si è discostato da quello solito, nazional-popolare, che ha incollato una decina di milioni di italiani al video (gli esperti dicono che c’è stato un leggero calo ma che occorrerà attendere stasera per avere un trend).

Che sia il Festival di Fazio, di Conti, di Bonolis o di Baglioni poco importa, perché ormai tutto è rigorosamente omologato e massificato. Persino l’appartenenza “baglionesca” a Sanremo, che è veramente ridicola se si pensa che il cantautore romano non ha partecipato ad una sola edizione del Festival e adesso lo comanda a bacchetta propinandoci anche quelle stesse canzoni che lui, sul palco dell’Ariston, non ha mai voluto portare. Misteri della “fede” del business discografico, che volete farci?

Come ampiamente annunciato, non ci sono stati risvolti “politici” dopo le dichiarazioni un po’ paradossali del Baglioni progressista, che – quasi come se fosse stato folgorato sulla via di… Sanremo – si riscopriva addirittura un’anima migrante. Ci ha pensato il guitto di quest’anno, il milanese Claudio Bisio, a ironizzare sull’impegno “politico” del Nostro, cogliendo la palla al balzo, beninteso, per propinarci ancora altri quintali di retorica “baglionesca”, sparpagliata nei suoi testi senza infamia e senza lode che hanno imperversato per anni e lo hanno reso ricco e famoso senza passare da Sanremo. Con tanto di “Tutti qui” per fortuna solo accennata (ma che sarà sempre conteggiata profumatamente per i diritti d’autore!).

Chi invece ci è passato ed ha sudato le proverbiali sette camicie, come Andrea Bocelli e Giorgia, ha dovuto “sopportare” anche le forche caudine del duetto col romano “tiratissimo” e l’unica (magra) consolazione è che almeno non abbiamo continuato ad ascoltare la produzione di Baglioni… Così vanno le cose anche nell’Italia della canzonetta. E passiamo alle canzoni in gara. Per noi calabresi c’era molta attesa per la canzone di Loredana Berté ed è andata alla grande. La cantante di Bagnara è tra le prime otto classificate dalla giuria demoscopica (insieme a Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Ultimo, Irama, Il Volo, Nek e Renga) e ha raccolto applausi dall’Ariston e consensi unanimi sia dai social sia dalla cosiddetta “critica”.

Il brano “Cosa ti aspetti da me”, scritto e musicato da Gaetano Curreri, ha il marchio di fabbrica “Stadio”, al quale Loredana aggiunge la sua sana matrice rock’n roll. La Bertè non si è fatta prendere dall’emozione e ha cantato con la giusta tonalità, esplodendo alla sua maniera col primo inciso. I tre “Che cosa vuoi da me” con l’ultimo urlo che ha riportato alla mente i tempi belli della sua voce struggente e grintosa hanno fatto centro, ma anche il resto della canzone – una sorta di scioglilingua che Loredana ha interpretato da par suo – è entrato magnificamente nell’atmosfera sanremese e si preannuncia come un successone anche in radio. Il testo – che ha dei vaghi richiami al Vasco Rossi d’annata – riporta in tutto e per tutto il realismo di una donna che sa di non poter offrire la luna a chi la cerca ed è convinta fino in fondo di tenere i piedi per terra e di non andare appresso alla sorte.

Come aveva annunciato alla vigilia, niente look strani e stravaganti e solo una piccola concessione: le cosce al vento, in stile Tina Turner, e ha fatto benissimo, perché le gambe restano ancora oggi, a 68 anni suonati, il suo cavallo di battaglia.

La canzone più bella, però, è certamente quella di Daniele Silvestri. Performance potente. Batteria al centro e due banchi a spiegarci, nel caso ce ne fosse bisogno, che il tema della canzone sono i drammi e le difficoltà adolescenziali. Il carcere che si vive quando non si è capiti, lobotomizzati davanti a uno schermo tv. Il rapper Rancore dà quella nota in più. Insomma, straordinario. Al termine del pezzo il pubblico era come se fosse basito. Ora, è difficile dire se vincerà o meno, ma resta certamente il pezzo più bello di questo Sanremo.

Apprezzabili anche i brani di Ultimo (il televoto potrebbe incoronarlo vincitore), Simone Cristicchi e The Zen Circus.